I nani della politica, le ballerine degli aperitivi e le devianze nelle segrete stanze

In politica ci sono molti nani. E non è una questione di statura fisica. Ma è solo questione di tempo. E chi, per fortuna, è riuscito a compiere un giro di giostra, il tempo della verifca riequilibra le cose

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Nani e ballerine” è una locuzione utilizzata nel lessico giornalistico e politico italiano per alludere, in maniera proverbiale, al clima culturale, gaudente e cortigiano, che negli anni Ottanta aleggiò negli ambienti e permeò le frequentazioni della classe dirigente politica italiana che faceva riferimento al Partito Socialista.

L’espressione è una frase d’autore la cui paternità originale appartiene a Rino Formica, Ministro delle Finanze, ma anche esponente di spicco dello stesso Partito Socialista. Che la utilizzò per etichettare l’ambiente umano e politico che circondava la schiera di Craxi nel momento del suo massimo fulgore.

Un circo di nani e ballerine” disse esattamente con ironia corrosiva.

Voleva, l’ex ministro delle Finanze, manifestare un certo fastidio per quella schiera di professionisti rampanti e stelline da vetrina, attrici platinate e un po’ agée strette nei tailleur executive, promettenti “brand manager” e stilisti molto sorridenti che Craxi aveva chiamato intorno a sé come ‘ testimonial’ del suo Psi: tutta gente efficiente, ben vestita, giovane o ringiovanita, ottimista. Correva l’anno 1984 dell’era pre-tangenti quando Bettino Craxi decise di abolire l’obsoleto Comitato centrale per rimpiazzarlo con una scintillante assemblea ‘ italian style‘ : Gigi Riva e Alberto Lattuada, Francesco Alberoni e Nicola Trussardi, Giorgio Strehler, Sandra Milo e Lina Wertmuller. E così via con amanti varie e personaggi rappresentativi.

Il nanismo politico

Marta Fascina (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Dunque con buona pace di Brunetta e del suo outing contro la compagna di Berlusconi, Marta Fascina, non è stato lui a sdoganare il nanismo politico.

Il nanismo politico nella sua accezione culturale ovvero la piccolezza di taluni rappresentanti delle istituzioni e la loro inadeguatezza è una espressione figurata che si usa da tempo. Brunetta, non ha mai avuto problemi di spessore politico, la sua adeguatezza al ruolo è sempre stata evidente. Ma, come per tutti, esistono dei cicli che prima o poi si esauriscono.

Infatti dopo ventotto anni di militanza nello stesso Partito, dopo aver sbattuto la porta da ministro uscente, manco i leader più affermati, è risultato talmente potente da non trovare nemmeno uno strapuntino nel nuovo polo centrista come si immaginava al momento del gran rifiuto. Pensate le ballerine ci sono riuscite a trovare un posto in lista, lui no.

Ma ce ne sono tanti di questi nani della politica. “Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi” cantava Frankie Hi nrg in “Quelli che benpensano”.

I piccoli Brunetta

Renato Brunetta

Ci circondano li abbiamo vicini scarpe col tacco alto ben vestiti cravatte misura small tanti sorrisi e ciao ciao a tutti, statuttapposto. Si credono Napoleone, onnipotenti ma li hanno eletti con la forza di qualcun altro che regolarmente tradiscono, perché loro sono più furbi degli altri. Prima di fare nelle elezioni successive la stessa figura che Napoleone fece a Waterloo.

Piccoli Brunetta crescono potremmo dire. Ma la fine scommetteteci sarà la stessa.

Ed in attesa delle elezioni locali ci sarà la prima ondata di cancellazione della schiera di nani presenti in parlamento. Molti già falcidiati dalle liste, altri spariranno per esito elettorale. Lo stesso destino sarà per Regionali, Provinciali e soprattutto Comunali. Li la bassezza politica la riconoscono subito, chi meglio dei tuoi concittadini ti sa giudicare.

Ed a quel punto come non servì a Craxi nel momento del declino la corte di nani e ballerine che si agitano negli aperitivi pubblici al bar centrale del paese con i loro braccialetti dorati e gli inequivocabili segni di trionfo sarà completamente inutile ed il voto popolare prosciugherà i calici di champagne e le patatine. E tristemente, si chiuderanno in un pugno chiuso le dita protese come la v di vittoria.

Un destino costante

L’Aula di Palazzo Madama in Senato

Ed insieme a questi anche la loro inutile corte di miracolati, che per non farsi mancare niente, hanno ripreso la stessa spocchia del nano capo seguendone in tutto il destino. È una costante delle elezioni. In particolare di quelle moderne. O sei realmente forte o fai solo un giro e scendi dalla giostra. Anche se tu proprio non vorresti scendere e punti i piedi per terra fino alla fine.

Lo anticipammo qualche articolo fa li avete visti i poveri parlamentari che sono andati a dormire convinti di essere intoccabili e poi la mattina non hanno letto il loro nome sulla lista. In tutta Italia molti anche nella nostra provincia, alcuni pure immeritatamente. Tutti vasi di coccio in mezzo a quelli di ferro. Ricordate la favola di Esopo, dove un vaso di coccio, trascinato dalla corrente di un fiume, trovandosi vicino a uno di ferro, badava a tenere le distanze per evitare il peggio.

La riprese pure il Manzoni:  “Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, pria quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere , in quella società come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”.

Non servirà appigliarsi al fatto che nel Signore degli Anelli di Tolkien i nani sono inaspettatamente forti eroici e coraggiosi, pronti a vincere le battaglie. Quella purtroppo è un opera di fantasia.

I veri nani

Luigi Di Maio al Bristol (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Nelle elezioni attuali dopo il martoriato Brunetta ne vediamo tanti. Luigi Di Maio forse lo è ancor di più, potente leader del primo partito italiano, vicepremier, ministro degli Esteri; oggi anima il suo neopartitino accreditato di un misero zero sei per cento cercando di sgomitare per un po’ di posto in tv sparandole grosse ogni volta tristemente inascoltato e relegato sempre più indietro nei palinsesti.

Un po’ diciamolo anche Matteo Renzi, leader di un Pd al 40% da quando ha animato una nuova formazione è crollato progressivamente. Oggi per sopravvivere è costretto a reggere la coda del frac di Calenda che lo ha escluso dal simbolo e non lo manda manco in tv a parlare.

Che dire poi della schiera dei Partiti nanerottoli aggregati agli schieramenti che veleggiano tutti alle percentuali zero per. Alcuni raggiungono l’uno per cento solo mettendosi in quattro cinque.

In qualche caso però ci sono i Partiti nano necessari. È così che fallite tutte la alleanze il Pd ha dovuto tenersi stretti sinistra radicale e verdi che oggi esternano liberi come fringuelli le idee più astruse facendo sussultare i dirigenti Pd ad ogni comunicato senza che nessuno si permetta di frenarli. Dichiarazioni che variano dalle calssiche patrimoniali, fino ad oggi con l’innovativa abolizione degli aerei privati, che tutti noi ovviamente consideriamo il male primario dello Stato.

E le proposte nane

Giuseppe Conte ed i suoi Cinque Stelle due punto zero prenderanno un terzo dei voti delle scorse elezioni, ma poteva andare peggio ancora un po’ tengono. Per loro il nanismo è solo rinviato alle prossime dove non basterà più la figura educata di Conte ed il suo linguaggio Bostik.

Forza Italia espulso Renato Brunetta rigetta il nanismo orgogliosamente, la Lega lotta per farlo ma al Nord è ancora un grande Partito mentre al Centro Sud le prospettive sono minoritarie. D’altronde se la proposta più brillante di Salvini è ripristinare la naja stanno bene ad aspettare i voti. Ma deve averli presi ancora per seri Letta che di tutto punto contrappone al servizio militare obbligatorio l’asilo obbligatorio.

Se non facesse ridere ci sarebbe da pensare la brillante riunione del tink tank democratico che dice “Salvini propone la leva obbligatoria anche noi dobbiamo contrapporre qualcosa”. E si alza un funzionario di Partito ben pagato e dice “gli asili!”. E tutto il comitato centrale sollevato si alza in piedi scoppiando in un’ovazione accorata mentre gli sherpa vanno subito ad inserirlo nel programma ed i pubblicitari sparano le loro cartucce grafiche. In fondo, si saranno detti, i bimbi dell’asilo un po’nanerottoli almeno per questioni anagrafiche lo sono.

Quelli che dovrebbero essere giganti

Giorgia Meloni ed Enrico Letta al Meeting di Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica

Ecco dicevamo Letta. Lui insieme alla Meloni a giudicare dai sondaggi dovrebbero essere gli unici due giganti che si contrappongono. Effetto della ormai imperante polarizzazione del voto per cui come in una continua sinusoide che alterna destra e sinistra l’elettore sceglie un leader in cui ripone le nuove speranze concentrando su questo tutta la forza del suo voto.

Successe con Renzi, Salvini, i Cinque Stelle, stavolta sembra proprio il turno della Meloni. A meno di strane sorprese sarà Fratelli d’Italia il gigante di queste elezioni. Per paradosso anche se la sua leader seppur molto gradevole non spicca anch’essa per altezza. Però è stata coerente, chiara, non è mai scesa a compromessi e soprattutto non ha mai partecipato alle scelte degli ultimi anni ritenendo che ci stessero portando sul baratro del disastro economico e sociale nonostante i tanti “governi dei migliori”. Che poi mi chiedo sempre migliori a fare che.

Questo gli elettori lo apprezzano e quasi sicuramente lo premieranno, dicono i sondaggi.

I dibattiti surrreali

Infatti oggi i dibattiti sono surreali. Si può rinfacciare poco alla Meloni. Qualcuno va decenni dietro a trovare il suo voto alla Fornero. Altri ricacciano video giovanili di lode al Duce. Ma sono sterili. Allora aspettano la dichiarazione di turno per fare le pulci a qualsiasi frase. Questa settimana si sono attaccati alle “devianze”. Pare che abbia detto che si debbano combattere le devianze con lo sport. Apriti cielo. Che poi se guardi il sito del ministero dell’interno è il titolo di un documento pubblico della Lamorgese. Ma lei lo può dire.

Comunque Enrico come legge che Giorgia è contro le devianze  si prodiga in un immediato tweet che dice: “W le devianze”. Così a bruciapelo. Tanto per contrattaccare. Poi qualcuno gli fa notare che alcune di quelle definite come devianze non sono propriamente positive come ad esempio la pedofilia scrivono i medici. Ma niente. E allora la Meloni ce l’ha coi ciccioni con gli obesi. E giù col body shaming. E lei rilancia con l’amore per  la mamma sovrappeso. E chi andrebbe mai contro le mamme e la polemica si placa.

Tranne per Letta che inventato una campagna in cui mette a confronto due termini e dice che loro ne rappresentano uno lancia messaggi tipo lavoro sotto pagato/salario minimo intendendo che se voti loro avrai il salario minimo o anche discriminazioni/diritti e così via. A un certo punto forse per un calo glicemico appare pure un rigatone con scritto “pancetta o guancialecon Letta che pronto inneggia “guanciale tutta la vita”. Che io per capire se era uno scherzo sono dovuto andare a controllare sul twitter ufficiale, ed era incredibilmente vero. Io in un impeto di entusiasmo ho commentato sotto “No pasaran!”.

Purché se magna

Comunque va bene il “Franza o Spagna purché se magna” e che la pasta piace a tutti ma forse i dibattiti dovevano essere un po’ più elevati visto il grave momento del Paese. Ma anche gli argomenti ed i dibattiti sono stati nanizzati ed oscure sono rimaste le devianze delle segrete stanze del potere.

A questo punto necessita la precisazione, come quei film in cui si precisa che “ogni riferimento a ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale”,  che parlavamo di nanismo in senso figurato. Perché i nani della politica sono anche permalosi, credono intimamente di essere giganti, almeno fino a quando si trovano col culo per terra a guardare la gente dal basso.

E se la Fascina ha citato “un giudice” di De Andrè per mortificare i suoi avversari io personalmente preferisco una canzone meno nota di Enzo Jannacci dal titolo “Un nano speciale” che narra la storia di due amici Gianni ed Adone che si scambiano il ruolo del nano ma infine senza una vera soddisfazione. Ed il testo è questo. Buona domenica a tutti nani e non.

Un Nano speciale. di Enzo Jannacci.

Gianni e Adone

Eran due soci.

Solo che Adone,

né grande né grosso

non dava nell’occhio.

Era un tipo alla mano.

Gianni, invece, era un nano.

Eh già! Ma un nano speciale.

Un nano con un sacco di soldi.

Un nano sempre vestito bene.

Un nano che piaceva alle donne.

Solo che un giorno,

Gianni – è strano –

s’era stancato di fare il nano.

E si cambiò con Adone,

che diventò nano.

Eh già! Ma un nano normale.

Un nano sempre in bolletta.

Un nano sempre vestito male.

Un nano che non piaceva alle donne.

E adesso, Gianni

uomo normale,

né grande né grosso,

né bene né male,

non gli rimane che ricordare

i bei tempi di quando era nano.

Di quando era un nano speciale,

un nano con un sacco di soldi,

un nano sempre vestito bene,

un nano che piaceva alle donne.

Diovero, questa è la storia di un nano speciale.