Il caos mascherine? Tutta una questione di prezzo

Foto: Imagoeconomica

Il caso delle mascherine che non si trovano. Tutta colpa del business e del prezzo fissato a favorei dei cittadini, per il commissario Arcuri. Invece un "disastro di Stato" per l'amministratore delegato di Klopman

È solo una questione di soldi. La guerra delle mascherine che non si trovano a 50 centesimi nasce tutta da lì. Perché le imprese si erano lanciate nel business. Che all’improvviso rischia di non essere più tale. Al limite un discreto affare. Nasce per questo motivo lo scontro con il Commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri. Uno scontro che da qualche ora ha coinvolto anche uno dei principali stabilimenti tessili del Lazio, la Klopman di Frosinone.

Domenico Arcuri aveva tolto la classica foglia di fico dalle colonne del quotidiano La Repubblica. Lo aveva fatto per spezzare l’assedio iniziato appena dopo avere annunciato il prezzo calmierato per le mascherine. In modo da mettere fine alle speculazioni.

Domenico Arcuri Foto © Imagoeconomica / Sara Minelli

Sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha dichiaro il commissario Arcuri: “Le farmacie non hanno le mascherine perché due società di distribuzione hanno dichiarato il falso non avendo nei magazzini i 12 milioni di mascherine che sostenevano di avere“. Rivelando anche un altro retroscena: nei giorni dell’emergenza ci sono stati tanti che hanno riempito i magazzini con mascherine prese dovunque: molte non sono risultate in regola con le norme igieniche europee. Pretendevano che si chiudesse un occhio. Arcuri dice: “L’unica mia ‘colpa’ è di non aver voluto ‘sanare’ mascherine prive di autorizzazioni che i responsabili della distribuzione avrebbero voluto mettere in commercio“.

Che sia una questione di soldi e di business lo fa capire quando sottolinea “Il prezzo massimo è stato fissato nell’esclusivo interesse dei cittadini. Anche perché chi oggi afferma di non avere mascherine e di aver bisogno delle forniture del Commissario, fino a qualche settimana le aveva e le faceva pagare ben di più ai cittadini“.

Stabilimento Klopman, l’area con i tessuti

Non ne è convinto Alfonso Marra, amministratore delegato di Klopman, la multinazionale che è tra i principali player europei nella produzione di tessuti per l’abbigliamento da lavoro. Uno dei principali impianti è a Frosinone. Marra parla apertamente di “grandi difficoltà nell’approvvigionamento delle mascherine che, già quasi due mesi fa, avevo fatto presente alle autorità italiane a vari livelli”.

Parlando con Pietro Pagliarella su CiociariaOggi ha sostenuto che dietro a questa storia ci sia

“una grande incapacità manageriale di fondo. Sono stati fatti degli errori macroscopici: dire a 60 milioni di italiani che sarebbero stati riforniti di mascherine è significato, in buona sostanza, dire che sarebbero serviti 60 milioni di mascherine al giorno. Un’assurdità che si fonda sulla totale mancanza di conoscenza dei materiali e dei processi di produzione di questi dispositivi”.

Cosa c’è da sapere? Che il materiale dal quale viene ricavata la mascherina deriva dal petrolio attraverso un processo svolto in larga parte in Cina, mentre la vendita viene effettuata come per tutte le altre merci modniali e cioè attraverso brooker.

I prezzi che sono decuplicati. Ma il Governo e il commissario per la gestione dell’emergenza queste cose le hanno capite? Come si può pensare di avere disponibili 60 milioni di mascherine al giorno? E poi, come si può pensare di calmierare il prezzo di vendita di un bene quando a monte non si riesce a calmierare il prezzo di acquisto della materia prima?

Il prezzo. È tutta una questione di prezzo.