Il pericolo è prendere sul serio Predappio

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Il Rave di Modena e Predappio non sono la stessa cosa. Uno è un reato e l'altro è patetico

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Una premessa necessaria: la Germania del Kaiser Guglielmo non esiste più. E nemmeno il Regno d’Italia. Quei mondi sono stati spazzati via: uno dalla prima ed uno dalla seconda Guerra Mondiale. 

Non è come la città bagnata dopo un temporale: è la cancellazione totale di un mondo con le sue abitudini, i suoi riti, i suoi modi di essere e di fare. Tanto per fare un esempio: in Italia non ballavamo il boogie woogie, non masticavamo chewing gum.

Fine della premessa.

Il rave Party di Modena (foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

No, non sono la stessa cosa. Il rave party di Modena e la marcia di Predappio con braccia tese ed onori al duce non sono sullo stesso piano.

Perché il rave al quale in queste ore è stata messa fine è una manifestazione non autorizzata. Ed in quanto tale è pericolosa: perché se non lo fosse stata, l’autorizzazione gli sarebbe stata rilasciata esattamente come si fa per qualunque concerto, di qualunque genere e con qualunque affluenza. A condizione che ci siano le misure di sicurezza previste.

La Marcia di Predappio si tiene da anni, ora come allora è stata autorizzata. Gli organizzatori avevano chiesto di non fare saluti romani ma tenere la mano sul cuore. Molti, come era prevedibile, non hanno rispettato quel consiglio.

Il vero rischio di Predappio

Non sono due cose paragonabili. La prima è un palese reato, un’illegalità commessa sotto il naso di tutti.

La seconda è un’iniziativa che, piaccia o no, rasenta il patetico. Perché inneggia ad un signore che alla fine della sua parabola ha lasciato l’Italia in macerie, la sua economia in ginocchio, un Paese diviso tra italiani che si sono sparati l’uno contro l’altro, dopo avere diviso gli italiani per razze: e dove credere in un Cristo che deve ancora arrivare, equivaleva all’esproprio, la cacciata, la schiavitù nei campi di lavoro. Una cosa è quello che Mussolini avrebbe voluto fare, cosa diversa è quello che ha fatto.

A preoccupare non deve essere la Marcia a Predappio sulla tomba del duce ma il fatto che qualcuno rimpianga quel mondo. Che come quello del Kaiser e Vittorio Emanuele, sono finiti e non possono tornare.

Senza Ricevuta di Ritorno.