Ottaviani di Natale: «In Forza Italia non è più tempo di lustrini e collagene»

Nicola Ottaviani sotto l'albero di Natale. "Forza Italia ha esaurito la sua spinta". "Cerchio magico di saltimbanchi e veline". "Non è tempo di lustrini e punturine". "Classe dirigente polverosa e impreparata". Tajani? Un campione di europeismo, ma senza il ruolo baricentrico di Forza Italia rischia di non incidere come in passato. Perché il dialogo con la Lega. Il M5S come il 6 politico.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Nemmeno a Natale si ferma. Anzi, per lavorare è uno dei giorni migliori: lo Studio è vuoto e lui riesce a concentrarsi meglio. Nicola Ottaviani, sindaco di Frosinone, è uno di quelli che ancora si diverte: sia ad esercitare le professione di avvocato e sia ad amministrare la città. Proprio per questo, al termine di due mesi di campagna elettorale all’ultimo respiro, all’alba della vittoria, mentre tutti andavano a dormire, lui invece mise la toga ed andò subito in tribunale: «Ho bisogno di rilassarmi, signor giudice» spiegò al presidente che esterrefatto gli diceva «Sindaco, auguri: ma proprio oggi, se voleva, c’erano tutte le condizioni per comprendere una richiesta di rinvio».

Sindaco, è a Studio…

E se nessun giornalista mi rompe le scatole riesco pure a lavorare…

Ha già avuto modo di esaminare il teso: la manovra del Governo porterà qualcosa al territorio?

Ce lo auguriamo. Già in passato abbiamo avuto modo di precisare che questa provincia amerà, insieme al capolguogo, solo i colori politici che si ricorderanno del terrtitorio. Sono troppi anni ormai che siamo assenti da provvedimenti di legge o da stanziamenti finanziari ad hoc sia per il capoluogo che per il resto della provincia. Adesso siamo in dolce attesa di capire se finalmente possiamo parlare di una inversione dirotta.

Frosinone doveva aveva avere un po’ di soldi dallo Stato per realizzare la rivoluzione urbanistica nella parte bassa della città: arriveranno?

Solo con l’ultima versione del Documento di Economia e Finanza, con gli atti collegati che verranno approvati nel prossimi giorni, avremo la possibilità di comprendre se gli stanziamenti per le aree metropolitane ed i capoluoghi, previsti nel 2016, saranno confermati o se prenderanno altre strade.

Un modo diplomatico per dire che al momento no, non vi hanno restituito i soldi che invece Renzi e Gentiloni avevano messo a disposizione di Frosinone…

Al momento non si riesce a capire. Troppe volte negli ultimi periodi si sono viste inversioni di rotta clamorose sui trasferimenti ai Comuni. Attendiamo prima di parlare: non vorremmo trovarci in una di queste poco felici evenienze.

Giusto per aggiornare la rubrica, ma lei fa ancora parte di Forza Italia oppure sta solo aspettando il momento opportuno per ufficializzare l’adesione ad un Movimento di amministratori di centrodestra, moderati. Al di fuori però di Forza Italia?

Forza Italia nasce 25 anni fa per fermare l’avanzata di un’area marxista che solo in Italia era riuscita a distorcere il concetto del socialismo, inventandosi il livellamento verso il basso, anziché l’elevazione delle classi più disagiate verso l’alto, come invece avveniva nel resto d’Europa.

Oggi Forza Italia ha esaurito quella spinta innovativa che ruotava attorno al sogno civile ed allo sviluppo economico.

Conferma le critiche alla gestione di Forza Italia e al cerchio magico?

Probabilmente la spinta innovativa di Forza Italia si è fermata a causa di un cerchio magico fatto di veline e saltimbanchi che non hanno conquistato mai neppure il voto del dirimpettaio del proprio condominio.

Non è questo il momento di lustrini, smalti, e punture di collagene che peraltro difficilmente riescono a coprire l’usura del tempo e delle notti.

Oggi, per porre nuovamente l’Italia al centro dell’Europa è necessario costruire un nuovo soggetto politico moderato che analizzi i problemi e che sia in grado di proporre soluzioni adeguate e concrete.

Non c’è già la Lega a proporre una soluzione adeguata?

La rivoluzione francese – e non a caso i gilet gialli sono emuli di quel fenomeno – può essere stimolante fino a che rimane sul piano della dialettica costruttiva. Ma se viene interpretata come la risposta di carattere generale alle singole criticità sociali ed economiche, rischia soltanto di creare ilussioni e false aspettative.

E’ mai esistita davvero l’Altra Italia?

Non so quale sarà il nome del soggetto politico che supererà le attuali forze centriste: la Prima, la Seconda o l’Altra Italia. Ma certamente anche nel breve periodo l’Italia, che ha come caratteristica la forza della moderazione, ossia dell’ascolto ma anche del decisionismo, non tarderà a sostituire una classe dirigente polverosa, impreparata, e nella migliore delle ipotesi lontana anni luce non solo dalla pancia ma anche dalla testa della gente.

Secondo lei Antonio Tajani avrebbe dovuto avere maggiore coraggio?

Antonio Tajani è, in Europa, un faro istituzionale dotato di grandi numeri. Probabilmente in grado di essere ascoltato, come pochi italiani, ad un tavolo internazionale, in cui non si parli solo di bagattelle.

Il problema, però, è che lui in questo momento appare un po’ come l’eroe mitologico che tirava sulle proprie spalle le funi di un carrozzone fatto di zavorre alle quali sembra non si possa rinunciare.

La verità è che per contare in Europa bisogna, comunque, poter poggiare su una larga base di rappresentanza popolare e parlamentare che, oggi, non può prescindere dall’area culturale e sociale del centrodestra, ove insistono forze innovative, rispetto ad altre, rimaste prigioniere, di un passato senza ritorno.

(Libera traduzione di Alessioporcu.it: Antonio Tajani è un fuoriclasse ma Forza Italia non ha più il ruolo che possedeva in passato nel contesto del tavolo europeo. E senza i voti dell’area di centrodestra, il profilo istituzionale di Tajani – pur rimanendo altissimo – rischia di non avere lo stesso peso del passato).

Per questo lei non fa che ripetere che è fondamentale il dialogo con la Lega?

Il centrodestra, dal dopoguerra ad oggi (poiché tutto si può dire meno che De Gasperi fosse di sinitra) ha una caratteistica particolare: ruota attorno all’esapserazione della figura di vertice, che incarna perfettamente gli estremi del leaderismo. Così fu per De Gasperi, poi si passò al famoso patto che metteva insieme Craxi, Andreotti e Forlani, per poi arrivare a Silvio Berlusconi. Ed ora, secondo un forte segnale popolare, anche a Salvini.

In realtà a pensarci bene, oggi una larga fetta dela popolazione, non vota per la Lega, ma vota per Salvini, come prima, all’interno del PdL, non votava per Forza Italia o Alleanza Nazionale, ma votava direttamente per quello che riteneva il leader dell’area, ossia Silvio Berlusconi. Ora, che il Cavaliere, è sempre più lontano dai rfilettori e dai palcoscenici reali della vita politica, non fosse altro per quell’inesorabile avversario che chiama ‘il tempo’, qello spazio di leaderismo va a polarizzarsi, quasi per precipitazione chimico fisica, sulla testa di Matteo Salvini.

Come fa a riscuotere simpatie e voti il leader di un movimento politico che ci ha sempre trattati da sottosviluppati?

Salvini, in realtà, è quanto di più distante rispetto al celodurismo o dallo slogan di Roma Ladrona, attorno a cui ruotava il 3 – 4% della costante elettorale di ciò che era la Lega. E dato che, in politica, come nella scienza quantisitica, nulla si crea e nulla si distrugge, Salvini ha indossato i panni di Lavoisier, polarizzando su se stesso l’area politica del centrodestra, ancora in attesa di un disegno generale e di un effettivo schema democratico e rappresentativo.

In definitiva , quando programmi ed organigrammi stentano ad essere disegnati nella loro compeltezza, anche per le comprensibili evoluzioni della storia, prevalgono le singole soggettività che, intanto, riescono a legittimarsi perimetrando il consenso e svolgendo la funzione di punti di riferimento.

Però governa con un Movimento 5 Stelle che ne è l’esatto contrario, in teoria…

Il Movimento 5 Stelle, a differenza di Salvini e della Lega, rappresenta invece il vaso di Pandora della politica italiana, in cui è possibile trovare tutto ed il contrario di tutto senza agitarlo troppo e soprattutto evitando di aprirlo.

Coesistono all’interno dell’involucro, almeno per ora e sempre in attesa che qualcuno apra il coperchio, da una parte le stesse forze liberiste che furono da impulso per la creazione del movimento di Forza Italia e dall’altra ex militanti, o meglio mancati dirigenti, del Pd e della sinistra radicale, tra i peggiori intepreti del socialismo reale, secondo i quali chi ozia e non si rimbocca le maniche per se e per gli altri, dovrebbe avere la stessa dignità di chi lavora (o almeno cerca effettivamente di trovarsi un lavoro) per sedici – diciotto ore al giorno, ponendo le basi per lo svuluppo ed il miglioramento della propria posizione sociale e di quella dell’intera collettività.

È un po’ quella follia pseudo ideologica, perché le follie rimangono solo tali, del mito del Sei politico nelle scuole e nelle università italiane degli anni Settanta, che ha causato la mortificazione del merito e del sacrificio, decimando intere generazioni di classe dirigente. Costringendo, in molti casi, i nostri migliori cervelli a cercare fortuna oltre frontiera.

Nuovo stadio e Parco Matusa. Cosa altro può fare come sindaco di Frosinone nei prossimi tre anni?

La domanda è incompleta…

Perchè?

Perché nella premessa dovrebbe elencare oltre al nuovo stadio ed al parco del Matusa, anche la nuova sede dell’Accademia di Belle Arti, l’acquisto e l’apertura del teatro comunale Nestor, la consegna del primo tratto della Monti Lepini e messa in sicurezza con le rotatorie, la nuova illuminazione pubblica in città, la riqualificazione dell’area Scalo…

Eccetera, eccetera… venendo alla domanda?

Fatta questa premessa, sicuramente ci sono ancora margini per la ricucitura del territorio di periferia con il centro urbano, I piloni da risanare, la riconversione dell’area ex industriale Permaflex: sono tutti obiettivi ormai alla portata, che meritano di essere perfezionati e realizzati nei prossimi 3 anni e mezzo di mandato.

Tra le righe di questa risposta c’è le vera notizia: completerà i prossimi 3 anni e mezzo di mandato e rinuncia alla candidatura a Regione o Parlamento se si andrà a votare.

Bisogna saper leggere .

Nei prossimi tre anni continuerà a non delegare, accentrando tutto. Per vocazione o per necessità?

Nel mio studio, malgrado possiamo contare su nuerosi collaboratori, quando trovo una carta per terra, non perdo tempo a verificare di chi sia la competenza a prenderla ed inserirla nel cestino: sono solito farlo personalmente. Anche se poi – a fine mese – al momento in cui bisogna pagare gli stipendi, il conteggio di quella prestazione a me non spettante, viene ritrovato con il segno meno in busta paga proprio di chi aveva l’obbligo di raccogliere quella carta.

La democrazia non può essere confusa con l’anarchia e tantomeno con il fancazzismo autorizzato, pochè a risentirne è l’intera società e non solo il singolo esponente della classe dirigente.

Ciò significa che se c’è qualcosa da fare, magari lasciata indietro da un altro, non mi imbarazza farla personalmente. Rimarcando però a chi di dovere che le opportunità non si ripetono all’infinito.

È il motivo per cui in sette anni non ha mai assegnato la delega all’urbanistica? Non si fida di nessuno?

L’Urbanistica, pur nella massima considerazione di tutte le altre materie di competenza di un’amministrazione comunale, costituisce materia estremamente sensibile, davanti alla quale è necessario assumersi enorme responsabilità in termini di programmazione e di pianificazione, evitando di fare spallucce quando è in gioco la leva economica di un territorio.

La vicenda dell’Urbanistica, pardon edilizia del passato, che è un’altra cosa, che confondeva il mattone con il calcio, o che permetteva che le zone di Edilizia Economica e Popolare costassero ai cittadini quanto un attico a via del Poggio, probabilmente per compiacenza o per mera distrazione rispetto ad un metodo antiquato di intendere il rischio d’impresa, appartiene al passato e combatterò fino all’ultimo giorno del mio mandato, per evitare che torni ad imperversare sul moderno capoluogo.