La “briscola” Gratteri che costringerà il governo a smentire se stesso

Il neo procuratore di Napoli a metà strada esatta tra competenza assoluta e simbolismo per uno Stato a cui serve un totem

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Nei Paesi seri esistono le condotte collettive, in quelli un po’ più comizianti esistono gli uomini-briscola. Inutile rimarcare amaramente a quale delle due categorie appartenga l’Italia, noi siamo da sempre più teatranti che geometri, e la mistica del nostro progresso passa per lo più per i totem. Simboli che a volte incarnano perfettamente le necessità del momento, altre assolvono a quel ruolo con una certa dose di scomodità.

Basta farci caso: la “storia” in epidermide italiana è piena di eroi singoli perché è povera di eroismi collettivi. Perciò la nostra narrazione generalista è piena di Muzi Scevola, Coriolani, Cincinnati, Amatori Sciesa, Masanielli, Piccole vedette lombarde ed Enrichi Toti.

Di solito l’Italia, chiunque ne abbia le redini, si affida a queste figure “giuste” quando la loro giustezza coincide perfettamente con la crisi di un dato segmento della vita pubblica. Lo fa in mistica e nel pratico, per osmosi intellettuale.

Lo spettro di Caivano che è anche un focus

Locandina della fiction Gomorra

E oggi la parola che meglio condensa i concetti di “crisi” e necessità dello Stato di “esserci” è Caivano. Il paesone campano è diventato, come succede a tratti temporali più o meno definiti, l’archetipo dei posti da redimere ad ogni costo. E siccome da noi la redenzione deve passare per il timing spiccio di chi su di essa ci deve mettere cappello si è pensato a Nicola Gratteri. (Leggi qui: La ramazza dello Stato che ha tolto la polvere a Caivano, e solo quella).

Attenzione, il nesso eziologico è forzato: il neo procuratore di Napoli e magistrato bastonatore di ‘ndrine è stato scelto dal Csm.

Tuttavia il Csm rappresenta un potere autonomo dalla politica ma non immune dalla sua pervasività fisiologica. E’ composito e composto da quote, parte delle quali sono di nomina politica. Perciò quando il Csm decide non lo fa mai in purezza di Diritto. Semmai lo fa nella purezza di un diritto a decidere da sé, ma è un arzigogolo e birba chi affermasse il contrario.

Gratteri, dicevamo: sotto scorta da 29 anni, Nemesi Storica delle “locali” ndraghetiste con business tra Germania e Sud America e toga sul pezzo come forse nessun’altra oggi.

Un destra centro “ammorbidito” dalla cronaca

Nicola Gratteri (Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica)

Le terribili vicende di Caivano hanno ammorbidito il clima generale di un destra centro che non era mai stato perfettamente equalizzato sul ruolo del magistrato in questione. Gratteri è un requirente indomito, il che in procedura significa assemblare fascicoli grossi che poi, in dibattimento, vanno legittimamente a setaccio. E qualche volta ne escono snelliti in volume e portanza di presunzioni di reato associative. Insomma, quella che è una naturale fisiologia della Procedura per molti è vista come “prova” di superomismo togato. Ma è questione di prospettive.

Vero è che qualche altra volta tutto ciò che Gratteri ha raccolto da un punto di vista dell’esercizio dell’azione penale è andato a massa totale di contraddittorio. E da lì a meta. Con sentenze che hanno stroncato molte delle velleità dei malommi calabro-europeisti.

Insomma, Nicola Gratteri è la “briscola” che ci voleva ma che magari anche no.

La pienezza del Diritto che a volte è scomoda

Carlo Nordio (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Perché lui rappresenta all’ennesima potenza una titolarità istituzionale che a questo governo piace non moltissimo. Ed a cui Carlo Nordio da Guardasigilli, con la sponda della riforma Cartabia, sta cercando di scorciare le unghie. Ma c’era Caivano ad incombere, così come anni fa c’era Scampia, e perfino il cervellotico plenum del Csm lo ha capito. Gratteri è procuratore uscente di Catanzaro e prenderà il posto di Giovanni Melillo.

Quest’ultimo è passato da maggio 2022 alla guida della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. In lizza contro il magistrato-scrittore c’erano Giuseppe Amato, procuratore di Bologna e Rosa Volpe, procuratore aggiunto a Napoli.

A Gratteri sono andati 19 voti a favore, contro i cinque per Amato e gli otto per Volpe. Inquadriamo ancor meglio la faccenda: la Procura della Repubblica di Napoli è la più grande d’Italia con oltre cento sostituti. In più, oggi è quella che ha la difficile titolarità istituzionale sulle nuove geografie del crimine associato della camorra. Sono quelle scaturite dall’implosione dei Casalesi, con uno sciame di ex nemici o federati che si sono accaparrati territori spaccati e divisi come losanghe nere. La camorra non ha più grandi continenti, ma medie contee cervellotiche, e seguirne i confini è difficile.

La camorra e i tentacoli Cassinate e Ciociaria

Camorra che secondo l’ultima relazione della Dna non ha mai rinunciato a pervadere anche le zone cuscinetto del Cassinate e della provincia di Frosinone. Lo fa con clan affermati come quelli dei Venosa e dei Mazzacane. E in 453 pagine, ad aprile scorso, era stata tracciata una mappa. Quella annuale dei clan casertani sul sud della Ciociaria. Ed in particolare “i Casalesi, gli Esposito di Sessa Aurunca, i Belforte di Marcianise nonché personaggi legati ai clan napoletani Licciardi, Di Lauro, Mazzarella, Gionta di Torre Annunziata, che hanno realizzato anche attività di riciclaggio mediante la gestione di locali da gioco e scommesse”.

Gratteri quindi è potenziale jolly in quei fascicoli “ibridi” che puntano anche la territorialità accessoria della Ciociaria. Ma non è solo un jolly tecnico, è anche un simbolo. Un uomo cioè che rappresenta il più grosso spot dell’impalcatura istituzionale dell’Italia di oggi. E che lo fa contro le recrudescenze di una cronaca che incalza tutti, Palazzo Chigi e Giorgia Meloni per primi.

Ecco chi ha voluto Gratteri a Napoli

(Foto: Bruno Weltmann © DepositPhotos)

Chi lo ha voluto, Gratteri a Napoli? Innanzitutto il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, avvocato e uomo forte in quota Lega, per la quale ha difeso gente del calibro di Luca Zaia. Poi il procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato ed i sette laici di centro destra. Ed ancora, il laico di Italia Viva Ernesto Carbone, i sette consiglieri di Magistratura indipendente, l’esponente di Unicost Antonino Laganà e l’indipendente Andrea Mirenda. Leggiamoli, questi dati: a volere Gratteri a Napoli sono stati laici e togati o espressione del governo oppure, se requirenti, di correnti antitetiche alla “terribile” Md. Cioè a quella Magistratura Democratica che nella mistica del destra centro è considerata la “madrassa” del giustizialismo sinistrorso.

Gratteri aveva sì ricevuto qualche critica “per le idee da lui espresse nel corso delle audizioni al Csm sul ruolo che dovrebbe svolgere il procuratore ma oggi la sua verve fumantina è subordinata al suo magnetismo di magistrato d’acciaio.

La figura del Pm pedagogo non è esattamente a fuoco in Procedura, tuttavia se come governo devi affermare in più fiate che “lo Stato non lascia zone franche” il neo procuratore di Napoli è l’evidenziatore perfetto per questo slogan. E’ roba fluo che spicca, perciò è roba golosa assai.

Il fiore all’occhiello di Rinascita-Scott

Carabinieri in un’operazione antimafia. Foto © Imagoeconomica

Lui è quello che ha messo in piedi con basi cementizie il processo Rinascita Scott con richieste per 4000 anni di carcere per 322 imputati del Vibonese. Melillo gli aveva “risposto” a maggio con la maxi operazione tra Italia, Belgio e Germania a nome “Eureka”. Qual è il senso? E’ quello per cui mai come in questo momento in Italia servono uomini che incarnino le linee severe di uno Stato integerrimo. E che magari siano in agonismo spinto nel proporsi come “avengers” di quelle linee.

Stato che sa affidarsi a professionalità aduse ai reati associativi al punto da mettere le skill contro ogni declinazione di coppole storte presente e pervasiva nel Paese.

In linea teorica funziona, ma c’è un rischio: quello di trasformare un grandissimo magistrato in un simbolo operativo a cottimo. E di arruolarlo non nella pienezza del suo ruolo indipendente, ma nella parzialità dell’utilità che in un dato momento socio-politico quel ruolo può fornire.

Come con il governo Meloni, che aveva bisogno di una briscola e che sarà costretto a sconfessare molto di se stesso per tenersela nella teca delle mosse giuste per non perdere consenso.

Anche a considerare che, per fortuna, Gratteri è sempre stato altro da quello che di lui serve ai potenti di turno. Perché il suo è un “potere” che dai potenti, e fino a prova contraria, prescinde. Per sana e robusta Costituzione.