La giravolta di Iannarilli

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Antonello Iannarilli è una delle persone più genuine che sia possibile incontrare nel panorama della politica. Tutto istinto, niente analisi politica. L’esatto opposto di Mario Abbruzzese: è per questo che i due non si sopportano (e non è vero che si detestino). Le sue fortune e le sue sfortune politiche stanno tutte in questo sue modo di essere. Se il popolo lo ha eletto prima deputato regionale, poi confermato con tanti voti da spianargli la strada di un assessorato, l’ha fatto deputato a Montecitorio e presidente della Provincia è soprattutto per questo suo modo di essere: dice quello che pensa e se qualcuno ci resta male sono fatti suoi. Per questo ha perso per strada tutti i migliori amici: non si aspettavano da lui né una poltrona né un assegno, semmai che da Presidente avesse, con coloro che componevano la sua squadra, un approccio diverso da quello che può avere un foglio di carta vetrata usato al posto della carta igienica. Il lato positivo del tutto è che Iannarilli non fa promesse fasulle agli elettori, nessun miraggio di un’assunzione per i loro figli, niente lampioni o cassonetti da sistemare davanti a casa una volta eletto.

Proprio la pancia (quella politica, non quella che ci accomuna avendola allevata in tanti anni di tavolate) gli fa commettere gli scivoloni più grossi. L’ultimo è quello compiuto giovedì: dichiara a Ciociaria Oggi la frase che segue e che lo stesso Iannarilli ha confermato nella sua interezza: «Non faccio accordi, né ufficiali né ufficiosi. Sabato ho una riunione con tutti gli esponenti della mia squadra e in quell’occasione decideremo. Certamente è difficile votare per quelli che già al primo turno, invece di sostenere Forza Italia, si sono spostati altrove. Così come è complicato sostenere chi, come Pavia, ha fatto dello slogan di “liberarsi dai partiti” il proprio cavallo di battaglia. Ma l’ostacolo insuperabile è un altro: c’era un accordo per un sostegno reciproco al ballottaggio, accordo però che loro hanno stracciato quando hanno deciso di raggiungere un’intesa con la formazione di Patrizio Cittadini. La presidenza del consiglio comunale? Non cerco incarichi, farò opposizione in aula. Ma non ci può chiedere adesso di sostenere chi del centrodestra e di Forza Italia non si è preoccupato. La mia potrebbe essere letta come una “vendetta”? No, sono sempre stato un battitore libero. E poi non credo nelle liste civiche, ma nei partiti, che sanno con chi confrontarsi a livello regionale e di governo nazionale. Particolare non secondario quando si tratta di amministrare una città».

E’ l’esempio dei ‘casini’ che accende Antonello. Per lui significa, tradotto dallo Iannarillese: Con Morini non farò mai un accordo, ma vuoi mettere lo sfizio di dare un paio di randellate sui denti a quelli che per non avermi seguito mi hanno fatto perdere ancora una volta l’occasione di diventare sindaco… Con queste mani non voterò quelli dove ci sta la gente di Cittadini e di Abbruzzese…». Il fatto è che la frase dettata ai taccuini dei giornalisti, per il resto del mondo, quello che fa la politica con l’analisi e non con la pancia, ha un significato diverso: «Non faccio accordi con Morini, non ci parlo nemmeno, ma quelli contro di lui non li faccio votare».

Il che significa: favorisco Morini. Che ad Antonello piaccia o no. Che Morini sia di sinistra, di destra o di Comunione & Liberazione.

Il fatto è che in politica non si è uomini soli al comando. Antonello questo lo sta imparando poco alla volta, a mano a mano che perde amici ed elezioni. E la sua squadra è insorta. Ha preteso una correzione del tiro. Sarà la squadra a prendere la posizione ufficiale. Che quasi certamente sarà “Libertà di voto”.

Ma Iannarilli – che vota a Collepardo, avendo lì la residenza e non ad Alatri – ai suoi più stretti, dirà – statene certi – di non votare per Pavia. Il che equivale a favorire un sindaco del Pd. Che piaccia o no.

PS: Antone’ è una vita che non stiamo insieme a cena… organizzi tu?