La lenta discesa dal Carroccio

La Lega sta perdendo posizioni strategiche nel Lazio. Colpa delle tensioni interne. Il punto di rottura è l'addio di Tripodi e la possibile uscita di Cangemi. La fine del modello Fusco e l'abbandono di Viterbo.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Nel momento peggiore, nel modo peggiore. La Lega di Matteo Salvini sta perdendo le sue posizioni chiave nel Lazio che solo pochi anni fa aveva messo al centro delle proprie strategie. L’elezione di tre Consiglieri regionali lo scorso febbraio e la conquista di due assessorati nella giunta di Francesco Rocca sono stati il punto più avanzato dell’offensiva. Ma proprio da lì è cominciata la ritirata.

È culminata con l’addio dell’ex Capogruppo Angelo Tripodi transitato ora al Misto; i rumors non smentiti dicono che il vice presidente del Consiglio regionale Giuseppe Cangemi stia preparando le valigie. Il primo con destinazione finale Forza Italia ed il secondo verso Fratelli d’Italia. Se così fosse, il Gruppo si ridurrebbe ad un solo Consigliere regionale e non avrebbe più la forza per tenere i due assessori Pasquale Ciacciarelli e Simona Baldassarre: uno dei due è già di troppo oggi. (Leggi qui: Forza Italia raddoppia: dopo Tripodi anche Tiero?).

Sarebbe il punto più basso dal 2010 cioè da quando la Lega ha iniziato con serietà la sua espansione a sud della Toscana.

Il senatore Fusco

Umberto Fusco (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Si comincia con pudore. Sotto l’Arno la Lega si chiama Noi con Salvini distinguendosi dalla Lega Nord. Ci provano in tanti a dare un’organizzazione sui territori del Lazio: mettendo insieme un po’ di tutto. Dai ronin rimasti senza Partito e senza ras da seguire ai delusi usciti dalla politica fino a quelli messi ai margini.

La svolta arriva quando viene mandato da Viterbo Umberto Fusco: è il fondatore della Lega nel Lazio nel 2009 quando costituì Lega Federalista, contenitore di idee e persone vicine a Carroccio nel Lazio e nel Centro Sud prima che la Lega si aprisse al Meridione con la svolta di Salvini.

È Fusco che nel 2010 presenta a Latina a livello comunale la lista Lega Federalista. E nel 2013 partecipa alle elezioni politiche con la Lega. Dimostra che c’è spazio per un’espansione sotto Firenze e Grosseto. Così nel 2014 nasce ufficialmente Noi con Salvini. Umberto Fusco entra nel progetto ed è nominato responsabile del movimento nelle province del Lazio: prima missione ad alto rischio, Cassino dove governa il centrosinistra di Giuseppe Golini Petrarcone.

L’onda del Carroccio

L’ex capogruppo della Lega Robertino Marsella (a sinistra) con Matteo Salvini e Carmelo Palombo (a destra)

È invece l’inizio dell’espansione leghista a macchia d’olio in Ciociaria. Fusco conclude un accordo con Mario Abbruzzese, all’epoca leader di Forza Italia: presenta la lista della Lega alle Comunali di Cassino, contribuisce all’elezione del sindaco Carlo Maria D’Alessandro ed elegge due Consiglieri comunali. Mario Abbruzzese rispetta il patto ed assegna alla Lega il vicesindaco Carmelo Palombo. È un successo strepitoso

I risultati arrivano anche dalle elezioni Comunali a Minturno, Terracina e Latina dove la Lega / Noi con Salvini elegge un Consigliere comunale a Latina ed uno a Terracina, sfiorando l’elezione a Minturno.

La Lega di quegli anni è lontana anni luce dal trionfo europeo, dalla richiesta di pieni poteri e dal disastro del Papeete Beach. Per comprenderlo è sufficiente un paragone: nello stesso anno delle Comunali di Cassino la Lega è impegnata nelle elezioni Europee. Nel Lazio ottiene il 2,1% ma ad alzare la media c’è il dato di Viterbo dove Umberto Fusco ha iniziato a fare incetta di sindaci e lì la Lega supera di gran lunga il dato regionale.

La candidatura a Senatore nel collegio Nord del Lazio nel 2018 è un riconoscimento ed una scommessa. La vince e viene eletto. In quello stesso anno la Lega vincerà a Viterbo esprimendo 6 consiglieri comunali che arriveranno a 10 nel corso della consiliatura con importanti ruoli in giunta. Seguono le vittorie nei due più grandi comuni della provincia di Viterbo: Civita Castellana e Tarquinia con l’elezione di sindaci della Lega che è il primo Partito per preferenze. A questi si aggiungono le vittorie nei tanti comuni della provincia di Viterbo, costruendo una rete di amministratori salda e presente nei territori.

Il radicamento

Claudio Durigon Francesco Zicchieri (Foto: Raffaele Verderese © Imagoecoinomica)

Dopo il momento del reclutamento arriva quello del radicamento. Al posto di Umberto Fusco andato a Palazzo Madama arriva da Terracina Francesco Zicchieri. Trova una macchina rodata e lanciata: nel 2019 raccoglie lo straordinario risultato della Lega nel Lazio dove ancora una volta Viterbo si distingue al livello regionale con la più alta percentuale di consenso. Tra i più alti in Italia.

I nuovi vertici hanno una visione diversa delle cose. Ritengono che per espandere la Lega occorra motivare i territori mentre Fusco puntava a premiarli. Il segnale concreto di questa differente visione si tocca con mano quando vengono scelti gli uomini da candidare alle Europee 2019: Zicchieri dice no a concorrenti viterbesi e si a quelli pontini. Viene eletto a Bruxelles Matteo Adinolfi di Latina ma inizia lo scollamento: è il malcontento di chi ha portato voti e non si sente riconosciuto. I viterbesi appunto.

Intanto la Lega incamera il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani: eletto in Forza Italia ma in disaccordo con la visione del tutto personalistica e patriarcale della formazione creata da Silvio Berlusconi. Acquisisce quasi tutto il gruppo dirigente azzurro guidato dal coordinatore provinciale Pasquale Ciacciarelli e con l’appoggio di Mario Abbruzzese.

Ma la dialettica interna è burrascosa: l’approccio di Zicchieri è diverso dal modello precedente. Viene spostato ad un incarico nazionale, il radicamento nel Sud: al suo posto prende le redini Claudio Durigon.

L’arretramento

Davide Bordoni

Il vento soffia sulle vele del centrodestra ma quasi interamente su quelle di Giorgia Meloni. Il cartello unitario che sostiene Francesco Rocca strappa il Lazio al centrosinistra. Claudio Durigon va in Senato e come accaduto per Fusco c’è un avvicendamento: a guidare il Partito dallo scorso giugno è il romano Davide Bordoni.

Ma è chiaro che sia in atto un malessere interno. Diventato ingestibile nel momento in cui la Lega passa ad una visione romanocentrica. Amministratori e dirigenti del Partito a livello locale non si sentono più coinvolti nelle scelte regionali: iniziano ad abbandonare il progetto. A dimettersi dal Partito tra i primi è Alessandro Giulivi, sindaco di Tarquinia, in aperto disaccordo con le ingerenze regionali e nazionali. A Cassino i due Consiglieri comunali eletti dal Carroccio Franco Evangelista e Michelina Bevilacqua migrano in Fratelli d’Italia. Sono solo alcuni dei tanti casi.

Il culmine si raggiunge con l’addio di Angelo Tripodi. E con il profilo di Pino Cangemi che è riconoscibile alla finestra. Mario Abbruzzese sta con la calcolatrice in mano: per paradosso la situazione gioca a suo favore in vista delle Europee. Perché il fortino di Frosinone è quello che ancora resiste. Per il momento.