La luce ed i teli

Il significato delle parole e dei gesti. La veglia del sabato sera che parte con il buio, illuminata da un solo cero. I teli lasciati nel sepolcro che ci aiutano a capire

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Morte e Vita si sono affrontate

in un prodigioso duello.

Il Signore della vita era morto;

ma ora, vivo, trionfa.

Inno Victimae Paschali Laudes

 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Gv 20, 6-9

Chi andrà alle Veglia Pasquale della sera del  Sabato Santo  sarà accolto dalla chiesa completamente al buio. All’improvviso, sarà rischiarata dalla luce di un unico cero: il celebrante lo alzerà, dicendo Lumen Christi, la luce di Cristo. E con il cero percorrerà la navata centrale, illuminando tutti i fedeli con quell’unica luce.

Un simbolismo semplice ma chiaro e forte. Non c’è che una luce, quella di Cristo. Le altre, che spesso vediamo abbagliare con i loro lustrini riflessi, ingannano e appartengono al mondo delle tenebre.

Luce e tenebra si affrontano in una lotta che l’antico inno Victimae Paschali Laudes descrive come il duello fra la morte e la vita: lo scontro è avvenuto in quel giorno di sabato di quasi 2000 anni fa. È una battaglia definitiva in cui non ci sono inganni: l’incubo peggiore di ogni uomo, la sua morte, viene sconfitta dalla vita, non c’è più paura, non c’è più il limite fondamentale che percepiamo nella nostra vita. La morte non è la nostra padrona: come Cristo è risorto, così anche noi risorgeremo, non rimarremo nel regno delle tenebre. Questa è la fede dei Cristiani.

L’inganno delle forze del male

Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica

Contro la vita, le tenebre hanno scatenato tutte le forze del male: l’inganno, il tradimento, la sete di potere, la paura, l’ingiustizia, la violenza immotivata, le notizie false, le accuse senza fondamento, le testimonianze comprate. Le abbiamo sentite nei racconti della passione di Gesù. Tutto il male si scaglia contro quel giusto che però non risponde con altrettanto male, anzi trasforma quegli eventi tragici in momenti di speranza e di consolazione: oggi sarai con me in paradiso… donna, ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre… padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno…

Tanto è forte quel bene, tanto è evidente che anche il centurione romano, responsabile dell’esecuzione degli ordini di Pilato, lo ammette: veramente costui era il figlio di Dio.

I teli nel sepolcro

Ma chi ci assicura che sia vero, che non sia tutto un imbroglio, che qualcuno non abbia voluto costruire la grande menzogna, come subito gli avversari di Gesù si affrettano a dire a tutti? Ecco i teli, quel particolare nei vangeli della Resurrezione  che troppo spesso trascuriamo: eppure, da una lettura attenta, quei teli hanno un ruolo decisivo nella comprensione dei discepoli.

Si trovavano di fronte ad un evento incredibile, appunto… il Maestro gliel’aveva annunciato più volte, ma come fai a credere a una cosa del genere. Quando le donne, che erano andate al sepolcro al mattino, tornarono spaventate ad annunciare che Gesù era risorto nessuno credette loro. Certo, corsero a vedere ma nel loro cuore il dubbio era preponderante, non era possibile: il più giovane naturalmente arriva per primo, vede il sepolcro vuoto, vede i teli poggiati, non c’è stata effrazione dunque. Ma non ha il coraggio di entrare, troppo difficile capire cosa sia accaduto.

L’altro, Pietro, il capo, entra, guarda tutto ma è perplesso. Poi anche il giovane finalmente entra e “vide e credette”. Giovanni è il più piccolo di tutti ed è il primo a credere, come ha creduto Maria di Magdala, da tutti disprezzata per chissà quale passato. Anche nel caso della resurrezione di Gesù non contano le prove, le evidenze, neppure i teli ben ripiegati.

Conta il fidarsi di Gesù che ha vinto la morte, la nostra morte, quella di ciascuno di noi.