La lunga marcia del compagno Frank

Chi è Francesco De Angelis. Come nasce. E come diventa l'elemento centrale nella sinistra della provincia di Frosinone. Come si sviluppa la lunga marcia che lo porta a diventare Presidente del Pd del Lazio

Era partito da Ripi, Francesco De Angelis: mosso dalla passione per la politica che gli aveva trasmesso il papà. Uno tutto d’un pezzo Giovanni De Angelis, il falegname di Ripi che dopo la guerra se n’era andato in Cecoslovacchia mentre tutti erano convinti che il sole dell’avvenire sorgesse in America. Ci aveva portato tutta la famiglia compreso il piccolo Francesco: era tornato quando i carri armati del Patto di Varsavia erano entrati a Praga per dire ad Alexander Dubček che aveva sbagliato i tempi. Aveva cominciato la rivoluzione di velluto con vent’anni di anticipo. Gli occidentali divennero tutti sospetti: meglio rientrare.

Ma non si era piegato nemmeno un po’: legno di quercia papà De Angelis. Solido, robusto, impossibile da piegare una volta che la vita l’ha stagionato. E Francesco impara quei profumi, quel rigore, quei principi. Come la volta che il papà coerente fino in fondo  decise di emigrare ancora una volta ed andare a piallare il legno in una fabbrica di mobili a San Felice. Meglio falegname che piegarsi e votare Democrazia Cristiana.

Poi il ritorno a Ripi: rigorosamente le case popolari del borgo. Sono gli anni delle lotte operaie, dell’ideologia che puntava a cambiare il mondo e quella era l’unica delle certezze nella vita.

La palestra della Fgci

Francesco De Angelis

Voce imponente già negli anni con i libri sotto al braccio. Era la sua voce a guidare i cortei, urlare la sfida contro il preside che voleva bloccare le manifestazioni. Erano gli anni dei fascisti e dei comunisti. E Francesco era comunista. Con due braccia alzate, come Verdone nel celebre “Un Sacco Bello”.

Si sparava, dall’una e dall’altra parte. Una Sezione di Partito era l’ultimo posto nel quale infilarsi con l’ambizione di costruirsi una carriera: tanto a sinistra e tanto a destra. (Leggi qui: Cacciola, l’ideologo che volevano uccidere sia le Br che i Nar). Il compagno De Angelis in Sezione non ci era entrato in cerca di carriera. Semplicemente ci era nato: portato in fasce dal papà, mentre mamma Lina ammassava i fini fini per la cucina della festa de L’Unità.

L’inizio è nella Fgci. La gloriosa palestra dei Giovani Comunisti quando nella Federazione di Frosinone si cresceva con Arcangelo Spaziani, Angelo Compagnoni, Peppino Cittadini. Gente abituata alla lotta, all’integrità morale, a urlare contro il padrone, all’impegno e al sacrificio. Viene da lì Francesco De Angelis. Da quella scuola. Lì viene notato dai quadri che decidono di mandarlo alle selezioni per Frattocchie, la scuola nella quale il Pci formava i futuri quadri di Partito. Supera le prove: ammesso.

Il primo Centrosinistra

Francesco De Angelis e Gianfranco Schietroma

Ma la vera palestra sono le Sezioni, il fumo delle sigarette nelle riunioni interminabili, la puzza dell’umidità che esce dai muri freddi e marci nei quali il Pci come il Msi possono tenere le loro sedi politiche: non ci sono né rubli né dollari per loro in quegli anni. Non c’è profumo borghese: al massimo quello della pecora al sugo (resta in piedi la sfida se la facessero meglio i compagni di Ripi o quelli di Torrice), le salsicce e le salamelle sulle griglie delle feste de L’Unità.

Diventa ben presto segretario del Partito Comunista della provincia di Frosinone. L’ultimo Segretario. Perché sono gli anni della svolta. Di Achille Occhetto e Armando Cossutta, del ricordo di Enrico Berlinguer e di due giovani emergenti: Massimo D’Alema e Walter Veltroni. Tra i due De Angelis si lega al primo. Lo affascina “baffino”: la sua arte retorica, la sua capacità nella strategia, l’abilità nella tattica. Che lo porterà ad essere il primo ex comunista nominato Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il dalemiano De Angelis intuisce, prima di tutti, che il Pds non può essere un Partito che agisce in solitaria. È lui uno dei primi a rompere un tabù e dire che sono maturi i tempi: basta i duri e puri, l’ossessione della non contaminazione. Nasce così il
primo centrosinistra al governo dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone con Orazio Riccardi
presidente, con la Dc relegata all’opposizione nel feudo andreottiano per eccellenza. Impensabile fino a qualche mese prima. È il primo vero capolavoro tattico del Segretario provinciale Pds Francesco De Angelis.

La prima spaccatura

Il Partito affronta la sua prima vera spaccatura, nell’era post muro di Berlino. Con la cortina di ferro è venuto giù anche il centralismo democratico. Ed il Partito Democratico della Sinistra deve scegliere tra D’Alema e Veltroni. Accade ciò che si ripeterà quasi trent’anni dopo, due indicazioni differenti nel Congresso per la scelta del segretario nazionale tra il territorio ed i gruppi dirigenti. Era il 1994 e la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto era andata ad infrangere i suoi sogni di gloria contro la nascente Forza Italia del rampante Silvio Berlusconi.

Francesco De Angelis era stato candidato giovanissimo alla Camera dei Deputati, ma il collegio aveva eletto un altrettanto giovane Riccardo Mastrangeli. En plein del centrodestra in tutta la provincia: “Se avessimo candidato una mazza di scopa avremmo eletto pure quella” commenterà in quei giorni il senatore Romano Misserville.

Il Pds chiede a 19mila dirigenti in tutta l’Italia di votare tra i due candidati Segretario. Vince Veltroni, ma nessuno raggiunge il quorum e la parola passa al Comitato Nazionale per un ballottaggio. Vince Massimo D’Alema. Francesco de angelis non aveva sbagliato a schierarsi con lui dal primo momento.

La stagione Pisana

De Angelis tra Bettini e Meta

Nel 1995 si torna al voto: bisogna rinnovare il Consiglio Regionale del Lazio. Il centrosinistra inaugura la lunga stagione di governo e candida un brillante e conosciuto giornalista del Tg1: Piero Badaloni è l’uomo che alle 20 di ogni sera porta le notizie in casa della gente. Francesco De Angelis entra in Regione Lazio spinto da circa 10 mila preferenze, “esattamente quelle che aveva deciso il Partito” racconterà anni dopo. Guida la commissione Agricoltura, sono gli anni delle prime vere programmazioni europee, le risorse iniziano ad arrivare copiose ad un comparto agricolo che inizia a crescere anche nella nostra regione.

Sono gli anni della Cosa 2, del Pds che si apre alla cultura riformista e socialista, a quelle cattolica e democratica. Nascono i Democratici di Sinistra. Il Partito che esalta la leadership di De Angelis. Sono gli anni di Domenico Marzi sindaco di Frosinone, di Maurizio Cerroni a Ceccano, di Bruno Cicconi ad Anagni, di Giuseppe Golini Petrarcone a Cassino, di Patrizio Cittadini ad Alatri, di Francesco Scalia a Ferentino. A Sora un giovane Enzo Di Stefano rompe con la Dc e non ascolta il Psi: doppiamente eretico ma traccia il solco che porta al totale rinnovamento della classe dirigente nei due Partiti.

Sono gli anni del patto di ferro tra Francesco De Angelis, Lino Diana e Gianfranco Schietroma:una coalizione che vincerà tutto.

Il mastino Storace

Domenico Marzi con Francesco Storace e Francesco Scalia. A sinistra il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

Nel 2000 Francesco Storace diventa presidente della Regione Lazio. Ma il centrosinistra continua a vincere in provincia di Frosinone: quel patto di ferro alza un argine all’onda del centrodestra. Cosa resa più difficile dal fatto che Francesco Storace si rivela un vero mastino: dalla destra sociale, sa come parlare alle masse e soprattutto sa ascoltarne il grido; in cinque anni ha realizzato strade, scuole, ospedali…

Storace soprattutto non appartiene alla politica che vuole governare disponendo di un’opposizione balcanizzata: gli sarebbe utile, più è debole e più la maggioranza può agire senza problemi. Lui invece viene dalla scuola secondo la quale un’opposizione forte è uno stimolo indispensabile per una maggioranza che vuole e deve realizzare le cose. È per questo che impone una sua scelta: “Sono pronto a dare all’opposizione la Commissione Riforme, ma solo a condizione che a presiederla sia Francesco De Angelis”. Saranno cinque anni sulle barricate ma anche di confronto, ognuno per la sua parte. Il Lazio ne ha guadagnato.

Serve un rinnovamento a sinistra se si vuole contrastare un mostro sacro di quella levatura. L’intuizione del rinnovamento, del cambiamento, guida l’azione di Francesco De Angelis. Decide nel 2001 di puntare su un giovane e mettergli in mano la guida dei Ds: Mauro Buschini viene eletto segretario del più grande Partito della sinistra in provincia di Frosinone a 21 anni.

Inizia un rinnovamento totale nel territorio, nelle amministrazioni, nei gruppi dirigenti. La coppia più longeva della politica provinciale resiste ancora oggi. Insieme danno vita al patto con Francesco Scalia: nasce una nuova stagione. In Regione, per affrontare Storace viene messo in campo Piero Marrazzo, scuola socialista e indole da capopopolo graie alla trasmissione sui diritti dei cittadini Mi Manda Rai Tre. Vince. E Francesco De Angelis viene rieletto con una massa imbarazzante di voti che lo porta di diritto ad un assessorato di prima fascia, le Attività produttive. Scalia diventa ancora una volta presidente della Provincia e mette in luce le sue non comuni doti di amministratore. La posizione di Frosinone è strategica per determinare l’elezione di Nicola Zingaretti a Segretario regionale del Partito.

Europa e ritorno

Francesco De Angelis

Poi l’Europa, dove stringe rapporti con i big nazionali del Partito. Nel 2014 è senza componente: accetta la sfida per il parlamento italiano: è il primo dei non eletti, prendendo a Frosinone 30mila voti. Roba che non si vedeva dai tempi di Andreotti e Gaibisso.

Rimane senza ruolo. Gli avversari profetizzano il suo imminente declino. Sbagliano. Ha sette vite. Accetta con grande umiltà di fare il responsabile Enti Locali del Segretario Provinciale Simone Costanzo. Sono Marcello Pigliacelli e Mauro Buschini ad ipotizzare una sua presidenza per il Consorzio Industriale Asi. Per convincere De Angelis ci volle una delle cene in cui Pigliacelli si produsse in uno degli show umani per i quali è famoso. Ma riuscì nell’impresa.

Negli anni, in ogni cambio di stagione politica, c’è sempre lo zampino di De Angelis che nel frattempo crea la sua componente Pensare Democratico e la rende la più consistente in provincia. C’è lui dietro all’elezione di di Maria Spilabotte al Senato, la Segreteria unitaria di Simone Costanzo, la manovra di avvicinamento che porta Sara Battisti dentro Pensare Democratico con un ruolo apicale, la doppietta in Regione dove elegge Sara Battisti e Mauro Buschini. C’è lui alla base della stagione di Domenico Alfieri al Timone del Partito e sempre lui nel rinnovamento affidato a Luca Fantini.

Stupiscono chi non conosce la storia, l’operazione che ha portato nelle settimane scorse alla nascita di Rete Democratica, gli oltre quattromila voti personali al Congresso Regionale che ne fanno il più votato nel Lazio, l’elezione a Presidente del Pd del Lazio con Daniele Leodori Segretario. Non c’è da stupirsi: è solo il punto di approdo del compagno Frank. Con una sola certezza: non sarà l’ultimo.