La Parola che attraversa i secoli e la sconfitta della calunnia

Il nemici della Parola di Dio che sono anche gli amici della calunnia: ma per loro c'è un solo posto e non è tra i giusti

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno!
Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta»
Ger 20,10

Sembrano parole scritte ora e non 2mila e 600 anni fa: è la forza della Parola, capace di attraversare i secoli, di interpretare l’animo umano al di là delle circostanze in cui viene scritta. Qui il profeta ha fatto il suo dovere, ha rischiato la vita per annunciare la parola di Dio, è andato contro i potenti. Ha affrontato nemici terribili che volevano eliminarlo, la sua vita è ancora a repentaglio. E che succede? lo calunniano, lo accusano delle cose più terribili, l’obiettivo è screditarlo, far venir meno la sua autorevolezza. Ma non sono soltanto i suoi nemici a calunniarlo, sono anche quelli che lui riteneva amici che sono lì ad aspettare la sua caduta, rosi dall’invidia, incapaci di riconoscere il valore della testimonianza di Geremia anche per loro.

Senza parola, accecati dall’invidia

Anche il Sommo Poeta ha affrontato il tema dei calunniatori
Dante e il suo poema, affresco di Domenico di Michelino nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze (1465)

Sono accecati dall’invidia, dall’odio verso chi è migliore di loro: accade tante volte nella nostra vita. Spesso vediamo le persone migliori messe da parte e sostituite da loschi figuri a cui uno non affiderebbe nemmeno l’irrigamento dell’orto di casa. Eppure i figuri non sono i migliori, non sono quelli che pure ci darebbero tanti benefici se noi li mettessimo nelle posizioni giuste.

No, aspettiamo con soddisfazione la caduta dei migliori, di quelli che sono riusciti a staccarsi dalla media, di quelli che si sono costruiti da soli, onestamente, senza ricorrere a sotterfugi o a protezione di potenti. Valorizziamo invece chi non si distingue tanto da noi, chissà forse per un complesso di inferiorità. E così Geremia vede consolidarsi il fronte dei calunniatori. I nemici che lui ha tentato di scalzare dalla loro disonestà e gli amici, da cui si sarebbe invece aspettato solidarietà e appoggio.

Il posto che ha scelto Dante per loro

Enzo Tortora emblema degli accusati ingiustamente

Dante è talmente colpito da questo aspetto dell’animo umano che nel punto più profondo dell’infermo, il punto più lontano da Dio, pone nella bocca di Lucifero i traditori dei benefattori. Giuda, Bruto e Cassio.

Non c’è cosa peggiore che essere traditi dagli amici, eppure la conosciamo come pratica diffusa con un progressivo decadimento della dirittura morale, che vede appunto nell’amicizia uno dei capisaldi del buon vivere. D’altronde lo diceva anche il proverbio: Dio mi guardi dagli amici che dai nemici mi guardo io…

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti). 

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)