La trattativa Stato Calenda e “Ammuchiator” Letta 

La settimana di trattative frenetiche per comporre la coalizione Progressista. Al confine con l'assurdo politico e dentro al paradosso. Grazie ad Ammucchiator

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Sono proseguite senza esito per tutta la settimana le ricerche dell’agenda Draghi ormai da qualche giorno smarrita e non più rinvenuta. Ne hanno dato il triste annuncio le forze politiche della ex maggioranza di Governo. Che, costernate, hanno dichiarato inoltre che non è stato possibile ricostruirne a posteriori il contenuto perché effettivamente nessuno sapeva quale fosse nonostante tutti lo citassero.

Il primo ad accorgersene con grande chiarezza è stato Conte, il leader Cinque Stelle, che l’altra sera in un dibattito televisivo all’ennesimo richiamo alla fantomatica ormai agenda Draghi si è rivolto alla giornalista che la aveva appena citata con piglio autorevole dicendole: “ma esattamente quando parla di agenda Draghi a quali misure fa riferimento, le ha mai viste declinate da qualche parte me le potrebbe citare?”.

Al che al volto spaurito della interlocutrice tutti hanno compreso che questa agenda Draghi oltre a non esistere fisicamente non esiste nemmeno nei temi, negli argomenti. Infatti di Draghi nonostante sia ancora il Presidente del Consiglio in carica non si parla più neanche per errore, anzi da salvatore della Patria non vedono l’ora che sloggi. Che fine.

La trattativa Stato – Calenda

Calenda e Letta

La cosa però ha condizionato non poco anche le trattative elettorali in corso. Calenda baldanzoso come sempre aveva tuonato verso il Pd che avrebbe raggiunto l’accordo solo sui temi dell’agenda Draghi. Ma poi quando si sono seduti al tavolo nessuno sapeva di cosa parlasse, infatti i primi giorni sono stati molto difficili e nervosi. 

È così che è iniziata per alcuni giorni la trattativa Stato – Calenda. L’ho chiamata così in ossequio a quella Stato – Mafia. Dibattuta per anni ma ancora oggi nessuno ha capito di cosa si trattasse.

Comunque tutto il mondo appresso a Calenda che, ignaro dell’agenda Draghi, inizia a sparare proposte programmatiche a caso tipo  energie rinnovabili, salari e pensioni, Pnrr, la correzione di Reddito di cittadinanza e Bonus 110 e l’approvazione delle leggi in materia di Diritti civili e Ius scholae. Poi molla qualche bomba su termovalorizzatori ed energia nucleare giusto per fare terrorismo gratuito.

Se uno le legge tutte nell’agenda Draghi non ce n’era una. Ma siccome manco Letta lo sapeva le accetta tutte dopo una lunga e approfondita riflessione di qualche minuto. E nasce così dopo la trattativa Stato Calenda: il primo pezzo dell’accordo progressista. Da quel punto Calenda smette addirittura di twittare tanto si sente di aver fregato Letta ottenendo il trenta per cento dei collegi.

Alleanza ma solo elettorale

Nicola Fratoianni, Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Letta però, con gli occhi della tigre, non pago si mette appresso ai verdi ed ai comunisti. I quali uno immaginerebbe dopo aver sentito “nucleare e termovalorizzatoridovrebbero scappare a gambe levate in altre direzioni. Ed infatti lo fanno vanno da Conte a fare moine, in effetti non sbagliando, perché anche Conte è contro i termovalorizzatori. Il litigio per quello di Roma fece cadere il governo Draghi, quindi figuriamoci.

Se non ché quello degli esperti verdicomunisti è stato solo un classico fintone per tirare la corda al Pd ed ottenere qualcosina in più. Ed infatti nel giro di due giorni ciò che era annunciato impossibile avviene: il Pd fa l’accordo anche con verdi e comunisti lasciando di stucco i Cinque Stelle sempre più emarginati.

Solo che l’accordo con Calenda è programmatico, quello con le sinistre e verdi solo elettorale, per battere le destre, non importa se i programmi dei partecipanti siano praticamente completamente opposti. L’importante è, dice la tiritera, battere il fascismo che, dalla caduta di Draghi, è tornato ad essere improvvisamente un imminente pericolo.

Il colpo da Ammuchiator

Luigi Di Maio (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Però” Ammuchiator” Letta pensa come posso fare altro casino? Ed in serata si vede con Di Maio e Tabacci e sigla un ulteriore accordo tra di loro obliando completamente che Calenda aveva detto “mai con Di Maio” e lo stesso Di Maio tra l’altro aveva detto “mai col Pd”. Fatto sta che si chiude pure questo accordo e uno si aspetta il tweet al vetriolo di Calenda contro Di Maio. Ma niente, forse dormiva.

E quindi dopo che il centrodestra ci aveva messo un paio di giorni a fare l’accordo abbiamo avuto una settimana di passione nel campo progressista con strazianti trattative, roboanti dichiarazioni e reciproche soddisfazioni finali di un accordone “Cerbero”, a tre teste che ognuna non parla con l’altra ma sono tutte sullo stesso corpo.

Un’analisi semplice

Adesso io non vorrei sembrare il solito cinico reazionario, ne mortificare le trionfanti dichiarazioni dei democratici nostrani, ma ho fatto una piccola analisi semplice semplice.

Calenda l’altra volta fu eletto col Pd per poi uscirne. Lo stesso più Europa che ebbe un accordo elettorale. Tabacci fu eletto praticamente col Pd come Casini ed altri. Verdi e sinistra nei collegi correvano col Pd e governano da sempre Comuni e Regioni col Pd. L’unico neo arrivato veramente è Di Maio dai Cinque Stelle ma conta diciamolo come il due di coppe.

Praticamente tutti questi elencati sono insieme la minoranza uscita dalle scorse elezioni, dove ebbero a soccombere sia al centrodestra che ai pentastellati. Dunque, diciamocelo, seppur mescolando gli interlocutori la coalizione è sempre la stessa identica immutata. Anzi la tanto sbandierata alleanza con i Cinque Stelle è miseramente fallita.

Lo sanno benissimo pure loro tanto che, pur essendo perfettamente d’accordo dal primo istante in cui si sono indette le elezioni, hanno indetto l’usuale teatrino collettivo di trattative.

Eh si perché nonostante siano stati culo e camicia fino al giorno prima, quando si parla di elezioni inizia questo fenomeno di isteria collettiva in cui anche la minima sigla rivendica tonanti e roboanti spazi e decisioni programmatiche. Fino a che, alla fine, come per magia ci si ritrova tutti insieme, tutti gli stessi uniti contro le destre e a garanzia della costituzione.

Ma Renzi no

Matteo Renzi

Solo che stavolta è durato tutto meno perché le scadenze velocissime imposte hanno reso tutto più rapido e diciamolo anche un po’ paradossale. Ma in fondo siamo nell’epoca della velocità e non ci dobbiamo stupire.

Non ci sono neanche più le raffinatezze sui termini, campo largo, campo progressista, gioiosa macchina da querra. Siamo tornati, come anticipammo tempo fa, all’ammucchiata elettorale pura e classica.

Con una sola eccezione. Si perchéAmmuchiator” Letta in un solo caso di specie si è trasformato nell’originale Terminator, per il suo caro amico Matteo Renzi.

Allora se con tutti i Partiti ha sfoderato calma e disponibilità con Renzi no. Renzi deve morire.

Da quando lo schernì con lo “stai sereno”, con la caduta di Letta e la sua sostituzione. Oggi Letta “occhi di tigreha avuto l’occasione di vendicarsi di quell’affronto subito relegando alla marginalità Renzi. E soprattutto mettendolo a rischio elezione e sopravvivenza del Partito che, se non supererà le soglie previste sparirà nel nulla.

Bipolari

Foto: Canio Romaniello / Imagoeconomica

Il quadro dunque è quasi definito due poli classici che ammucchiano il più possibile. Cinque Stelle e Italia Viva lasciati come naufraghi nel mare che dovranno sudare la sopravvivenza, con l’aggiunta che odiandosi tra di loro nemmeno potranno mai allearsi.

Restano pochi piccoli partitini tipo Italexit che sono a fortissimo rischio partecipazione perché in grave difficoltà con la raccolta firme.

Il centrodestra intanto ha rispolverato tutti i vecchi cavalli di battaglia. Dall’immigrazione alla flat tax alle pensioni, ha riesumato venti anni di programmi elettorali. Tutte ottime proposte devo dire che hanno un solo difetto, le tirano fuori solo in campagna elettorale. Poi, quando vincono e le potrebbero attuarle, le rimettono alla velocità della luce nel cassetto in previsione delle prossime campagne elettorali.

Eppure se in questi anni di governo ne avessero attuate non dico tutte ma solo alcune forse non ci troveremmo in questo stato di crisi perenne. E soprattutto ci sarebbe stata molta più fiducia nella classe politica generale.

Infatti nonostante i due poli principali siano ormai ai blocchi di partenza l’affermazione che più spesso si sente in questi giorni è che dopo tanti anni veramente non si sa chi votare perché sia uno che l’altro polo hanno deluso per qualcosa. Il terzo polo che li doveva distruggere e che ebbe grande successo per questo ha deluso completamente le attese ed oggi è privo di credibilità e con numeri molto più bassi. I Partitini che potevano servire di sfogo li stanno eliminando a tavolino per impedire qualche rigurgito di protesta no vax o similare.

Il rischio affluenza

Foto: Vince Paolo Gerace / Imagoeconomica

Si rischia davvero che l’affluenza cali e forse molto più delle altre volte. Perché diciamocelo gli italiani hanno problemi molto più concreti a cui cercare risoluzione che il solito finto ritorno del fascismo o le incompatibilità caratteriali di Calenda o Di Maio. Per questo gli argomenti elettorali di questa settimana sono stati più gli sfottò che quelli programmatici.

Calenda che non twitta più dopo che ha incassato. Le dichiarazione di Di Maio che diceva “il Pd è un partito di miserabili che vogliono soltanto la poltrona” ed oggi lo vedi con la pennina dentro la sede Pd a firmare l’elemosina di una candidatura di diritto di tribuna.

Er poro Brunetta prima nanizzato dalla compagna di Berlusconi, poi rifiutato da Azione che non lo ha preso perché accetta solo gnocche come la selezione all’ingresso delle discoteche dei Parioli, si è sfogato nominando a governo già finito una infornata di dirigenti in posti chiave del ministero.

Le parabole di Carfagna e Gelmini

Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna (Foto: Roberto Monaldo / Imagoeconomica)

Ma non si sa alla fine se  farà più brutta figura lui o le due signore Carfagna e Gelmini che entrate per direttissima con Calenda convinte di creare un nuovo polo riformista dopo venti anni di ortodossia liberale di Forza Italia di cui oggi dicono peste e corna, per ritrovarsi nel giro di una settimana appena ad essere candidate nelle stesse liste con Pd, verdi e rifondazione. Mamma mia che carriera.

Infatti la battuta più bella della settimana l’ha fatta Renzi a cui auguro di riuscire ad entrare nel nuovo Parlamento perché, tanti casini quanti ne ha fatti lui in questa legislatura, non se ne sono mai visti. Ed è quello poi che fa cadere più governi di tutti. Non ci si annoia.

Renzi che, dicevamo, alludendo ai transfughi di Forza Italia e non solo ha detto “c’è gente che ha aderito convinta di entrare con Calenda in Azione e invece si è ritrovata in Rifondazione”.

Gioco partita incontro.

(Leggi qui tutte le opinioni di Franco Fiorito)