La vittoria di Mastrangeli e quella del centrodestra

Il risultato delle elezioni comunali a Frosinone porta molti nodi al pettine. E manda segnali molto chiari in vista delle prossime Regionali.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Senza storia, nemmeno per un istante. Il turno di ballottaggio ha assegnato il Comune di Frosinone a Riccardo Mastrangeli. Il risultato è stato chiaro fin dai primi minuti dello spoglio: al punto che il suo avversario Domenico Marzi lo ha chiamato già dopo una mezzora per congratularsi e fargli gli auguri.

Intorno all’una della notte i risultati definitivi hanno detto che all’assessore al Bilancio protagonista di tutte le principali operazioni finanziarie del Comune in questi dieci anni sono andati 10.794 voti (il 55,32%); all’avvocato che aveva governato la città dal 1998 al 2007 e richiamato in servizio due mesi fa ne sono andati 8.719 (il 44,68%).

Senza storia, nemmeno per un istante: lo dicono anche le percentuali di crescita. Riccardo Mastrangeli ha migliorato di 6 punti il dato del primo turno, quando per poco più d’un centinaio di voti non è stato eletto subito; Marzi è cresciuto mezzo punto in meno. Nessun recupero.

La vittoria del centrodestra

Riccardo Mastrangeli

È la vittoria di Nicola Ottaviani. Sua la decisione di puntare sul suo storico assessore al Bilancio; sua la strategia che ha tenuto unito il centrodestra superando le legittime aspirazioni alla candidatura sia del Presidente d’Aula Adriano Piacentini (Forza Italia) e sia dell’ex vicesindaco Fabio Tagliaferri (Fratelli d’Italia). Suoi anche i dieci anni di governo della città che con questo voto sono passati al giudizio degli elettori.

Un risultato che unito a quello di Viterbo manda un chiaro messaggio politico alle Segreterie Regionali dei Partiti. A Viterbo il centrosinistra ha subito una disfatta, il centrodestra diviso non ha vinto ma ha saputo puntare sul nome giusto al secondo turno. Il nuovo sindaco è la civica Chiara Frontini: ha vinto a spasso il turno di ballottaggio. Ha totalizzato il 64,92% dei consensi, un vantaggio di 7.426 voti sulla candidata Dem Alessandra Troncarelli battuta in tutti i seggi.

Al primo turno il centrodestra aveva conservato Rieti, vincendo con Daniele Sinibaldi dall’alto dei suoi 12.785 voti ed una percentuale del 52,17%.

Il segnale è chiaro. Il centrosinistra non inverte il dato di cinque anni fa, il vento soffia nella stessa direzione di centrodestra. E se il polo Progressista vuole avere una chance per le Politiche e le Regionali del 2023 occorre una rigenerazione.

I nodi al pettine

L’abbraccio tra Mastrangeli e Vicano

I numeri portano al pettine diversi nodi. Perché a Frosinone la strategia costruita dal centrosinistra era del tutto diversa. Costruita da oltre un anno sul nome di Mauro Vicano, già Direttore generale della Asl e già presidente della società pubblica Saf. Poi è scattato il veto del Movimento 5 Stelle: non avrebbe mai accettato quel candidato sindaco perché ha ancora due procedimenti da definire relativi agli anni in cui gestiva l’azienda dei rifiuti. I grillini hanno portato in dote l’1% dei voti ed il Pd in cambio ha buttato alle ortiche un anno di lavoro nel nome del Campo largo.

Lo strascico è stato ancora peggiore. Perché al ballottaggio Mauro Vicano ha appoggiato il candidato del centrodestra Riccardo Mastrangeli.

Altrettanto seria è la questione dei rapporti con i Socialisti. Che a Frosinone hanno candidato il loro vice segretario nazionale Vincenzo Iacovissi. D’andare con il Pd nemmeno a dirlo. Il motivo lo sta ribadendo in tutte le lingue da oltre un anno il Segretario regionale Gian Franco Schietroma: in cinque anni non ha mai avuto un’interlocuzione degna di questo nome con il Pd né in Regione, né al livello Lazio, né a livello di Federazione provinciale. Ergo: “Non potete pensare di recuperare in 5 giorni ciò che non avete voluto costruire in cinque anni

Lo strascico anche in questo caso è stato peggiore. Perché Iacovissi al primo turno ha preso un onorevolissimo 5,9% ed al ballottaggio ha lasciato libertà di voto.

Riuscire a mantenere nell’orbita Progressista sia i Socialisti che Vicano forse non avrebbe modificato il risultato finale, certamente avrebbe influito sulle proporzioni.

Marzi il tappabuchi

C’è di peggio. A dirlo è Domenico Marzi. Non è di primo pelo. Vive da sempre la politica. A caldo, nell’annunciare la sconfitta ha detto che a questo polo Progressista lascia un’opportunità: quella di un Pd tornato unito dopo dieci anni di lacerazioni; nel suo nome sono tornati in campo personaggi come l’ex sindaco Michele Marini ed il candidato di cinque anni fa Fabrizio Cristofari.

Ma ha messo senza mezze misure il dito nella ferita aperta: “Il Partito Democratico deve pensare ad una nuova classe dirigente. Perché la novità per i prossimi anni non può essere Domenico Marzi». Di più ancora: “Se ho finito di fare il sindaco 15 anni fa è certo che in queste elezioni sono stato un tappabuchi”. Ma soprattutto il Pd si sta dissolvendo: sta perdendo il contatto con i suoi temi storici, non li intercetta e non se ne fa portavoce: “Manca il voto nel centro storico, il Pd non coglie più aspetti popolari”.

Il centrodestra affila le armi

Per contro c’è un centrodestra che una volta finito di stappare lo spumante affila già le armi per le prossime Regionali. E se Mario Abbruzzese sollecita ad estendere alle Regionali lo strumento delle Primarie risultato vincente per il centrodestra a Frosinone, il senatore Massimo Ruspandini solleva il tema dello strabismo di Roma. In pratica dice: “A Frosinone siamo stati capaci di presentarci uniti e di vincere, altrove non è successo; ma al momento di pesare i territori ci considerate quello meno consistente. Questo rapporto di pesatura va rivisto”.

Sa che ha una grossa linea di credito aperta. Il punto di svolta è stato quando il suo coordinatore cittadino Fabio Tagliaferri ha revocato l’intenzione di candidarsi a sindaco, salvaguardando l’unità del centrodestra.

Il coordinatore regionale della Lega Claudio Durigon sottolinea che “Questa vittoria da un respiro forte al centrodestra. Noi ci siamo e questa sarà la giunta spinta per vincere anche le prossime Regionali». Sa benissimo che la candidatura nel Lazio dipenderà da cosa accadrà in Sicilia; se alla fine lì la spunterà Fratelli d’Italia e la Lombardia andrà alla Lega è chiaro che il Lazio tocca a Forza Italia. Altrettanto chiaro che il coordinatore regionale azzurro Claudio Fazzone ci ha già preso le misure. Ma se il gioco ad incastri non dovesse essere questo allora anche Claudio Durigon è in corsa; così come Chiara Colosimo per FdI.