L’India sulla Luna e Latina sul pianeta Cultura: come aspirante capitale

Latina capitale della cultura della nostalgia e l'India che va sulla Luna: la sfida matematica dei nuovi ingegneri... italiani d'India

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Il secondo tentativo di atterraggio sulla luna da parte dell’India ha avuto successo. Tutto questo pochi giorni dopo il fallimento dell’analogo tentativo russo con Luna-25. La navicella Chandrayaan-3 dell’Organizzazione indiana per la ricerca spaziale (ISRO) è atterrata sul polo sud lunare verso 14.30. Solo altri tre sati al mondo (Usa, Russia e Cina) sono stati capaci di tanto”.

Questa la notizia, l’India con la sua tecnologia conquista la Luna. Mentre ascolto l’annunciatore che la trasmette alla radio penso a come il mondo va veloce e noi pontini non siamo capaci di capire il futuro.

A Latina si candidano, non è uno scherzo, a capitale italiana della cultura per il 2026. Tu immagini che lo facciano con un’idea di futuro, con una nuova bellezza tutta da creare. Manco per niente: si presentano con un palazzo quadro e squadro a forma di M in ragione di un capo finito quasi 80 anni fa, e la nostalgia di una scala in un ufficio postale.

La nuova ricchezza che i pontini non vedono

Non vedono, invece, quella ricchezza nuova che sono i tanti ragazzi indiani che oggi salvano i nostri licei dello spopolamento. E che rilanciano una competizione matematica che ci lega al mondo di domani e non nelle nostalgie di ieri.

Gli indiani non sono qui singoli, ma hanno le famiglie, si sono radicati. Sono comunità viva dentro una Italia diversa dove contano l’intelligenza e la tenacia, non purezze mai esistite.

Ma di questo neanche si ha una idea vaga, si gioca “fascistizzando” anche il mercato americano (in comune a Latina lo hanno retrodatato agli anni ’30 gli hanno messo il fez). E che nel dopoguerra fu chiave, insieme alla centrale nucleare, per fare uscire Latina e l’agro da una atavica marginalità fuori di retorica.

Chi la scelto per vivere il domani

Il pregio di Latina, il suo valore sono le genti che hanno scelto di vivere qui non per ieri, ma per domani.

Ecco il nostro domani sono, anche, i ragazzi e le ragazze indiani non le nostalgie, i feticci idolatri dei muri. Ingegneri indiani, usciti dal liceo Grassi (il mio liceo), o dal Majorana, o dal Marconi realizzeranno le Ferrari, le Ducati, i Macchi. E gli Atr, i chip della Stm, gli elicotteri Agusta di domani.

Ma bisognerebbe pensare storto non ripetere di un umanesimo del lavoro che nessuno ha mai capito cosa fosse, e di una città del sole da rifare che invece era la città del buio dei mostri totalitari del ‘900. La cultura ha memoria per cambiare il futuro, il riproporlo è uccidere la speranza.

Quei ragazzi indiani insieme agli altri sono l’unica carta che abbiamo per sperare di essere capitale di domani, non museo di un tragico passato.