Il documento con il quale il territorio ha mostrato con orgoglio al Governatore del Lazio Francesco Rocca la sua voglia di uscire dalla palude. Gridando che non è al collasso né al declino. E che ha solo bisogno di norme snelle e mirate per tornare in alto.
Quello che segue è il documento messo a punto dalle associazioni per costruire la base dalla quale dare il via al percorso che porterà agli Stati Generali veri e propri della Provincia di Frosinone. Non è esaustivo: non ha l’ambizione di esserlo. Non ci sono alcune voci: esattamente perché è un documento di partenza che dovrà essere integrato adesso con il lavoro del Comitato per la Crescita e lo Sviluppo Sostenibile. Nel quale tutti verranno coinvolti. Perché è adesso che comincia il percorso.
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I pilastri sui quali si è basato fino ad oggi il nostro mondo industriale, sociale, economico e culturale stanno cambiando ad una velocità tale che rischia di farci trovare in bilico su una condizione di decrescita: abbiamo la necessità di reagire e farlo in maniera compatta, concreta, mirata. Abbiamo la necessità di preservare le enormi potenzialità industriali, infrastrutturali e di competenze manifatturiere che a lungo ci hanno fatto essere uno dei principali poli produttivi nazionali.
Dobbiamo entrare nella piena consapevolezza che non siamo più ai tempi della Cassa per il Mezzogiorno. E che non abbiamo bisogno di un’industrializzazione poggiata sull’illusione degli incentivi.
I numeri dicono che la Provincia di Frosinone è un territorio che si è affrancato dalla monofornitura Fiat, dal contoterzismo nel Tessile, dai poli esteri che qui avevano solo le loro officine di assemblaggio. Oggi abbiamo brevetti, capacità di svilupparli, la predisposizione a fare squadra: lo dimostra la filiera che oltre 40 aziende metalmeccaniche del Cassinate hanno costruito per diventare Tier-1 cioè interlocutore diretto di Stellantis, guardandola negli occhi. Abbiamo una capacità delle nostre maestranze che più volte ci ha fatto essere al primo posto nella graduatoria Wcm sulla qualità della manifattura.
Abbiamo eccellenze Aeronautiche, nel Farmaceutico siamo riconosciuti su scala mondiale, l’Automotive per ora ci vede tra i protagonisti. Sediamo nei board nazionali di tantissime associazioni e lì portiamo le nostre idee per il futuro.
Ora non basta più
Ma è evidente che questo non sia più sufficiente. Lo è dal momento in cui i sindacati e le associazioni datoriali alcuni anni fa si sono sedute insieme nella sede di Cassa Edile per sottoscrivere un documento nel quale denunciare che i tempi della burocrazia in provincia di Frosinone erano doppi e talvolta tripli se confrontati al resto d’Italia. Ne conseguì un protocollo favorito dalla Provincia: i numeri dicono che non è sufficiente. E che è necessario superarlo, in direzione di una ancora maggiore efficienza del sistema autorizzativo pur all’interno della più ferma legalità. Se è possibile in altre parti d’Italia deve essere possibile anche qui.
Non è il lassismo a rallentare il sistema. O – per onestà intellettuale – il lassismo è solo un fattore. Spesso chi deve rilasciare un’autorizzazione ha le mani legate da norme scritte male ed in maniera per nulla chiara. Ne sia un esempio su tutti la meritoria norma regionale sulla Qualità dell’Aria: indiscutibile sul piano del principio, lascia ampi spazi di ambiguità nella sua formulazione, di fronte ai quali è legittimo avere il dubbio e bloccarsi.
Il lassismo è un alibi nel momento in cui, anche per queste ambiguità, 11 procedimenti autorizzativi su 13 sono sotto accertamento, frenando ulteriormente l’iter ed invitando ad una esasperante prudenza nell’attesa di una parola definitiva dalla Suprema Corte che però arriverà solo dopo anni. Occorre intervenire allora: emendando le norme nazionali e regionali che bloccano il sistema, rendendole chiare e di facile applicazione.
Dentro la legalità
Il tema della legalità deve restare centrale: soprattutto in un territorio nel quale la Prefettura in tempi recenti ha individuato preoccupanti profili di permeabilità. Il rispetto assoluto rispetto delle procedure è garanzia per su un territorio esposto e per chi intenda fare impresa in maniera onesta. Proprio per questo si deve agire sulla chiarezza delle norme: affinché non ci siano dubbi interpretativi. E questo a vantaggio di tutti: dei lavoratori che devono esaminare quelle pratiche, degli imprenditori che investono i loro capitali, di un territorio che deve crescere in maniera rapida e corretta.
In questo senso possono venirci in aiuto alcune incontrovertibili evidenze. Quelle date dai sondaggi tecnici fatti nei terreni dell’area Sin dalle aziende che hanno già realizzato o avviato i loro progetti. Hanno fornito numeri: certificati, incontrovertibili, ponderati dalla varietà dei luoghi e dei soggetti. Quei numeri possono essere un punto di partenza per ripensare il Sin. È indispensabile, allo stesso tempo, realizzare in provincia di Frosinone la Carta dei Valori di Fondo che al momento non esiste e rende precaria ogni progettualità legata all’ambiente ed alla circolarità.
È necessario un cambio di mentalità ed accanto al ruolo di controllo, gli enti dovrebbero avere anche un quello di consulente per le imprese che sia altrettanto obbligatorio quanto quello di verifica. Solo così si potrà ricostruire il necessario clima di fiducia tra controllori e controllati.
Digitalizzazione, protocollo, comitato
Un contributo decisivo potrà arrivare dalla digitalizzazione vera: non basta scrivere gli atti al computer per dire che si sta attuando la digitalizzazione. Deve esserci la piena tracciabilità dell’atto e la sua totale trasparenza: l’ente Provincia si è già mosso in questa direzione ed ha in corso un piano di riorganizzazione.
Tracciabilità e trasparenza passano anche da un protocollo sugli investimenti pubblici che questo territorio non ha, tanto quanto non ha una cabina di regia sul Pnrr. Si deve andare in una direzione simile a quella tracciata dalla Provincia con la riattivazione dei progetti Prusst, dove ha posto l’esigenza di fornire ai Comuni ed agli enti locali quelle professionalità che mancavano e la cui assenza ha impedito la piena fruizione delle potenzialità dei progetti.
Appare non più rinviabile una negoziazione: la riattivazione del Comitato per lo Sviluppo sembra la risposta naturale ma all’interno di un sistema che abbia al suo centro il Consorzio Industriale Unico del Lazio che rappresenta il soggetto istituzionale per l’attuazione di molte delle risposte che il territorio attende.
Questione di parametri
È necessario tenere conto del fatto che i parametri sulla base dei quali la provincia di Frosinone viene considerata a livello economico e finanziario sono inquinati dalla presenza di Roma: andrebbe valutata la possibilità di scorporare il sud del Lazio dalle cifre di Roma. A questo proposito c’è la necessità di ragionare in un’ottica di bacino e di insieme. E fare massa critica come provincia di Frosinone, smettendo di ragionare in maniera parcellizzata.
È un problema che ci ha penalizzato al momento delle discussioni sulle Zes e sulla Fiscalità di Vantaggio: ad ottobre sono uscite le graduatorie, hanno portato circa 35 milioni di euro tra i poli di Frosinone e di Cassino. Non può essere trascurata la risposta delle aziende: dimostra quanto fosse una misura attesa dal territorio ed il Parlamento ne dovrebbe tenere conto, rifinanziando quella norma. Occorre un gioco di squadra, collegando l’incentivazione agli investimenti ed alla creazione di lavoro di qualità evitando che gli incentivi possano trasformarsi in una forma di alterazione del sistema.
Il trend economico ed industriale di Umbria e Marche autorizza a ritenere che nel breve o medio termine il Lazio verrà totalmente avvolto da territori in condizione di usufruire dei benefici Zes.
Declino? Capaci di competere
È indispensabile che la Regione prenda come riferimento la realtà peculiare della provincia di Frosinone: è dotata di un solido tessuto industriale, composto da un importante e non secondario numero di piccole imprese, imprese innovative, un polo di ricerca universitario di dimensione internazionale, investimenti di multinazionali come Stellantis e Fincantieri. Le condizioni per la ripresa qui ci sono. Occorre la valorizzazione e l’attrazione.
Vanno realizzati strumenti di politica industriale con i quali affrontare il tema della deindustrializzazione. Ma anche dell’invecchiamento imprenditoriale: le imprese, soprattutto le più piccole e quelle artigianali, hanno bisogno di rinnovare sé stesse per fare si che le generazioni successive posano portarle avanti.
Ulteriori opportunità possono derivare dalla reindustrializzazione dei siti dismessi, C’è una legge che consente di acquisirli al patrimonio del Consorzio Industriale come nel caso ex Videocon, ora tornato in piena produzione. Tra poco anche un altro sito recuperato completerà lo stesso iter. Sostenere questo strumento significa poter proporre stabilimenti chiavi in mano ai potenziali investitori come dimostra il progetto sulla Hydrogen Valley in via di ultimazione nell’area industriale di Frosinone.
Roma più vicina di Cassino
Va segnalato ai livelli Regionale e Nazionale il problema delle aree interne, usando gli strumenti di valorizzazione già esistenti. L’auspicio è quello di giungere alla redazione di programmi di riqualificazione urbana e di Sviluppo sostenibile del territorio dei Comuni della provincia di Frosinone, giungendo alla creazione di 4 aree omogenee.
C’è la necessità di sapere dove sta andando questo territorio, per non limitarci ad un piano di gestione ed avere invece un piano di sviluppo. Che non può prescindere da un tema infrastrutturale: da Frosinone si arriva a Tor Vergata nella metà del tempo che occorre per arrivare a Cassino. Occorre una pianificazione che passi per il dialogo tra enti, con un piano dei Trasporti efficace. Altrettanto paradossale è che l’università di Cassino abbia una cattedra legata allo studio del Traffico ma il territorio non ne sfrutti le capacità.
L’Alta Velocità sotto questo aspetto è un valore essenziale sul quale bisogna assolutamente puntare per fare in modo che possa essere un fattore di crescita. Va valorizzata la ricerca grazie alla quale abbiamo, come territorio e università, attratto Fincantieri con la sua Power 4 Future. Si deve tenere conto dell’esperienza positiva fatta altrove con gli incubatori di imprese e della vocazione internazionale dell’università di Cassino che proprio in questi giorni ha sottoscritto a Cartagena un protocollo che la inserisce in una rete di dieci prestigiose università europee.
Housing per essere attrattivi
Imprescindibile diventa allora un piano degli alloggi per l’housing universitario, capace di rendere ulteriormente attrattivo, anche sul piano infrastrutturale, un centro di formazione che si confronta con realtà europee altamente concorrenziali su questo aspetto. E serve un piano di politiche giovanili in un territorio che ha l’incidenza dei Neet tra le più alte d’Italia e la dispersione scolastica su percentuali di vero allarme.
La Ciociaria è quella che nel Lazio registrerà il dato più significativo sul calo della popolazione fino a 4 anni da qui al 2030: si stima una discesa del 14% nella popolazione provinciale fino all’età di 4 anni. In valori assoluti, la provincia di Frosinone perderà 2.487 minori. Oggi sono 17.719 ma nel 2030 dovrebbero scendere a 15.232.
Segnali dall’Automotive
Altrettanto non vanno sottovalutati i segnali di allarme che arrivano da uno degli storici pilastri del territorio: la filiera dell’Automotive vive una fase di delocalizzazione della sua componentistica, a Torino non c’è più il Centro Ricerche. Allora non basta concentrarsi sul solo stabilimento di Cassino ma dobbiamo osservare l’intera filiera. Chiarissimi i segnali che arrivano dalle aziende che stanno lasciando il territorio per posizionarsi in Nord Africa.
Come non vanno sottovalutati i segnali che arrivano dal sistema bancario locale. Un sistema che si è rivelato fondamentale per la crescita del territorio: Lo ha dimostrato il legame con l’Ateneo e la nascita di progetti con cui finanziare la nascita di start up derivate da idee sviluppate in ambito universitario. Il sistema locale ha combattuto la desertificazione bancaria investendo su nuovi sportelli nei piccoli centri. Ma il sistema non deve correre il rischio di finire nelle mani di pochi oligopolisti.
Il patto per l’acqua ed i rifiuti
In provincia di Frosinone ci sono le condizioni per un ”Patto per l’acqua e per il suolo” estendibile a tutti i territori del Lazio. Il territorio rivendica la necessità di un pieno compimento della transizione ambientale. L’Associazione dei Consorzi di Bonifica ha pronta una serie di progetti per la realizzazione di invasi capaci di affrontare i cambiamenti climatici, trattenendo le acque piovane per riutilizzarle nei periodi più siccitosi. Alla Regione il compito di coordinare la realizzazione di questo progetto, che non coinvolge solo la Ciociaria, al fine di ottenere una reale salvaguardia del territorio.
È necessario altresì incentivare un piano per il riuso delle acque ed i fanghi di depurazione: le norme, come recentemente modificate, hanno limitato addirittura l’impiego del letame nei terreni. L’agricoltura è un asset non secondario dell’economia ciociara, qui ci sono i principali poli zootoecnici del Lazio: si auspica che nel prossimo Piano dei Rifiuti in via di revisione, la Regione Lazio tenga conto di questa specificità dando attuazione ad una reale circolarità. Non solo nel settore dell’Agricoltura: l’economia circolare è uno dei fattori di sviluppo per i prossimi anni ma va sostenuta da una normativa che sia chiara, snella, univoca, inequivocabile, ponendo fine all’indeterminatezza che ha creato su questo territorio non pochi problemi. Siamo nelle condizioni, con piccoli interventi, di realizzare un ciclo completo dei rifiuti.
Mancano politiche di sistema, capaci di far comprendere a tutto il territorio le sue reali potenzialità, troppo spesso tenute in penombra da una comprensibile ma non utile modestia. È necessario restituire la fiducia nelle istituzioni, nel lavoro, nel sistema produttivo e sindacale che ha garantito ricchezza e crescita ma oggi è al centro di un ingiustificato sentiment antindustriale e talvolta anche antisindacale.
Mai come oggi, lavoratori, imprese, territorio, sono sulla stessa barca. Ci si salva insieme.