Marcia su Roma… e pollai nei dintorni

L'anniversario della Marcia su Roma. Ma cosa accadde in quei giorni, a ridosso della Capitale? Lo racconta con ricchezza di particolari "Cronache proletarie di lotte, successi e sconfitte/Ciociaria 1919-1922" scritto da Lucia Fabi e Angelino Loffredi, edito da Spi Cgil.

Il giorno stabilito per la Marcia su Roma è il 28 ottobre1922. Il re Vittorio Emanuele III non firma lo Stato d’assedio preparato dal presidente del Consiglio dei Ministri Luigi Facta.

Elenchiamo la partecipazione delle formazioni fasciste ciociare e lo sviluppo degli avvenimenti in tali importanti momenti. Le notizie che riportiamo sono tratte dal voluminoso libro “Storia della rivoluzione fascista“ scritto nel 1929 dal giornalista Giorgio Alberto Chiurco.

Per evidenziare la parte riguardante la presenza e il ruolo avuto dai fascisti ciociari, l’autore, nel suo lavoro, riprende integralmente il Memoriale redatto dal maggiore Fermo Gatti di Ceprano, comandante delle squadre fasciste partite dal Frusinate.

Il memoriale Gatti

foto da Illustrazione Italiana, 28 ottobre 1922

I fasci della Ciociaria che con organizzazione oculatamente predisposta dal segretario della sub federazione dott. Ghislanzoni nella notte del 27 parte in camion per la via Frosinone Fiuggi, parte per la linea ferroviaria Ceprano-Frosinone-Segni, si concentrano a Valmontone ove era stato ordinato il concentramento onde sorvegliare le provenienze da Napoli e Roma sulla Casilina e sulla ferrovia“.

Il maggiore Fermo Gatti assume il comando e divide la forza in 4 Coorti. Coorte di Velletri, al comando del tenente Marcello Reboani; Coorte dei Castelli al comando del tenente Pietro Santovetti; Coorte del Prenestino al comando del tenente Luigi Ballanti; Coorte Ciociara alle dirette dipendenze del tenente Raffaele De Sio di Ceccano.

La coorte Ciociara a sua volta è suddivisa in 4 Centurie: quella di Frosinone al comando di Pasquale Magliocchetti, quella di Anagni al comando di Silvano Gigli, quella di Fiuggi al comando di Arturo De Carolis e quella di Ceccano al comando di Raffaele De Sio.

La marcia si ferma a Valmontone

Milizie fasciste in marcia su Roma

Ma perché queste forze si fermano a Valmontone nelle giornate del 28 e 29 ottobre?

È difficile poter dare una risposta netta. Giorgio Alberto Chiurco scrive: ”per sorvegliare la provenienza da Napoli e Roma e sulla ferrovia“. Mentre Antonino Repaci in “Mito e realtà della marcia su Roma” riporta che “nell’interno della stazione era presente un distaccamento del Genio Ferrovieri e un certo numeri di Reali Carabinieri che bloccarono senza problemi la ‘marcia’ dei fascisti”.

Così come non è facile ipotizzare il numero esatto dei presenti: 1.500 come scrive Repaci o 4.000 come afferma Chiurco?

I fascisti, circa 20.000 persone, provenienti da altre parti d’Italia, il 28 ottobre, entrano a Roma, rendendo così famosa tale giornata. Mussolini però non si muove e prudentemente resta a Milano, in attesa di capire gli sviluppi della situazione.

Per tutti gli uomini presenti a Valmontone vengono prese delle misure logistiche: il Comando prese posto nel Palazzo Doria Panfili mentre la truppa trovò ricovero nei granai della residenza del principe. Per quanto riguarda il servizio viveri “viene organizzato con buoni di prelevamento nelle osterie, il servizio cassa con sovvenzioni del Comune e di notabilità locali […] l’ambiente completamente antifascista tenta in primo tempo l’ostruzionismo anche per i viveri, ma gli ordini severi operano un salutare cambiamento“.

La difesa dei pollai

L’illustrazione di Giacomo Balla dell’ingresso di Mussolini a Roma

A proposito di queste ultime considerazioni facciamo nostre, sottile ironia compresa, queste “pennellate“ di Maurizio Federico.

I contadini di Valmontone nella stragrande maggioranza organizzati in una forte lega contadina, erano effettivamente antifascisti. Ma non sempre i numerosi scontri che si verificarono in paese in quei giorni con ‘i marciatori’ ebbero motivazioni ideologiche: in realtà essi furono quasi sempre causati dalla strenua difesa da parte dei contadini dei loro pollai, anche a fucilate, dalle incursioni dei fascisti sempre più affamati“.

Ma seguiamo a Milano Benito Mussolini chiuso dentro la redazione del suo giornale “ Il Popolo d’Italia” e protetto da cavalli di Frisia. Mentre i suoi camerati, in particolar modo Cesare Maria De Vecchi, a Roma febbrilmente trattano sulla formazione del nuovo governo. Solo la sera del 29 ottobre il re chiede a Mussolini l’incontro decisivo.

Mussolini parte da Milano la sera stessa alle 20,30 ed arriva a Roma alle 11,30 del 30. L’incontro fra il re e Mussolini dura un’ora, quest’ultimo promette che in serata presenterà la lista del nuovo governo e alle 19,30 infatti gli fa conoscere i nominativi. Alle ore 10 del 31 ottobre i ministri giurano al Quirinale nelle mani del sovrano.

E’ solo la mattina del 30, quando Mussolini arriva a Roma, che le colonne presenti a Valmontone incominciano a dirigersi verso la capitale, dove arrivano su camion, su treni speciali, o a piedi, per poter partecipare con altri fascisti “ritardatari“ alla eccezionale sfilata organizzata il giorno 31 davanti al Quirinale per omaggiare il re.