E Matteo Renzi mette tutti con il culo per terra

Laura Collinoli

Giornalista Il Regionale

Li ha messi tutti col culo per terra. Non in senso metaforico, ma proprio metadentrico. Dentro al cinema seduti a terra. Gambe incrociate per chi poteva e sguardo incantato rivolto al palco. Con la stessa espressione di gioia mista a incredulità dei bambini che vanno al teatro dei burattini.

Potere del leader, alla fine toccato come quando l’anno scorso il corpo imbalsamato di padre Pio si spostava per le strade della capitale fino ad arrivare a San Pietro. Accostamento blasfemo, ma l’impressione era proprio quella.

Matteo Renzi come padre Pio. Toccato sulla camicia con le maniche ‘affociate‘ come in attesa di miracolo. Il nuovo miracolo italiano. Vabbè, quello era un altro, ma sono dettagli.

Matteo Renzi al Fornaci e prime due file di gente seduta a terra. Dirigenti di Partito compresi. Ci aveva provato inutilmente per venti minuti buoni il segretario provinciale Simone Costanzo. Ma nessuno gli ha dato retta. I panni della hostess non gli stanno bene. Ci riesce il senatore Francesco Scalia quando il ‘profeta Matteo‘ sta per arrivare. Prende il microfono e dice: «Non ci sono posti assegnati, scendete e occupate tutti i posti che trovate liberi. Tutti. Compresi quelli in prima fila». È il trionfo dei democratici. Paraculata vera da guadagnarci il primo applauso a scena aperta.

Ma l’oscar della paraculata spetta a Nicola Ottaviani: il sindaco di Frosinone, dopo giorni di tira e molla, alla fine si presenta davanti al Fornaci per accogliere il premier. Lo gela dicendogli: «Non entro perchè la pensiamo in maniera diversa sul referendum. E poi sono impegnato nelle prossime ore con le ‘Primarie libere’, anche perché il Pd le ha saltate completamente e, quindi, le abbiamo dovute aprire a tutti. Mi devo sobbarcare pure quello che i tuoi non sono riusciti a fare qui a Frosinone».

Dentro si sono appena ripresi dal panico seminato venti minuti prima da Alessioporcu.it. Il direttore Alessio Porcu, in vena di burle, manda un falso dispaccio a Costanzo, Alfieri e Pilozzi: “Flash +++ Palazzo Chigi: annullata visita Renzi a Frosinone“. Uno dei tre afferra il telefono e chiama subito l’addetto stampa del premier. Che casca dalle nuvole. Suvvia, si burla.

La gente intanto è incredula. Tutti i giornali nazionali parlano sempre male di Matteo. Dovunque va si dice che ci siano proteste. Così al Fornaci c’è chi arriva all’ultimo minuto e pensava di trovare un posto al sole. Niente da fare. Posti occupati. Persino per l’ex commissario della Provincia Peppe Patrizi, esperto insuperabile nel conquistare il posto in prima fila.

Col culo per terra finiscono pure l’ex eurodeputato Francesco De Angelis e l’assessore regionale Mauro Buschini, entrambi senza cravatta. Come del resto Francesco Scalia. Non se la mettono più. Dice che fa tanto giovane e loro ci tengono a non essere rottamati. E infatti pure loro, quando parlano, si ‘affociano‘ le maniche della camicia.

Che poi, meglio senza cravatta che quella accecante del presidente della Provincia Antonio Pompeo. Fosforescente! Eppure pare che il sindaco di Ferentino sia un affezionato di Marinella. Si vede che stavolta c’è stato qualche intoppo sul tratto autostradale Frosinone – Napoli. Cravatta rimasta all’ombra del Vesuvio e amen.

Qualche posto accanto, sempre rigorosamente a culo per terra, il consigliere regionale Marino Fardelli arrivato al Fornaci con l’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone. A scortare le truppe della aspirante componente Pd di Cassino c’era l’immobiliarista Salvatore Fontana. Niente posto o, come dice lui vota no: sta di fatto che si è accomodato nella stanza accanto a guardare un film.

Non accetta l’idea di finire a culo per terra l’ex parlamentare europeo Alfredo Pallone: ora che è consigliere d’amministrazione all’Enac vola alto. E preferisce restare in piedi, al lato del palco. Con il consigliere comunale di Frosinone Pasquale Cirillo a svolgere le funzioni di aviere d’ordinanza alle sue spalle.

Non è finito a terra il Coordinatore della Segreteria nazionale del Partito Socialista Italiano Gianfranco Schietroma. Lui un posto lo trova sempre.

Completino di ordinanza rispolverato da Andrea Turriziani, consigliere nel capoluogo e che stavolta è arrivato primo nella sfida dei selfie con pubblicazione immediata su Facebook. L’effetto è orrendo. Due faccioni appiccicati con Renzi a bocca aperta che guarda altrove, ma il gusto di aver battuto Fardelli sul suo campo è valso lo scatto impietoso.

Chi ride da un paio d’ore è il segretario provinciale del Pd Simone Costanzo, che per un’inezia non ha indovinato lo stesso colore di cravatta di Matteo. Il premier rosso fuoco e lui bordeaux, con giacca nera e maglioncino lasciato finalmente a casa. Era ora! C’è chi giura che dietro ci sia il consiglio di una donna molto… in vista

Consiglio che forse ieri è mancato al presidente del Pd Nazzareno Pilozzi: la cravatta in tinta con la giacca sarà una garanzia ma in questo caso faceva molto controllore della Stefer.

Trafelato, è arrivato pure il presidente della Camera di Commercio Marcello Pigliacelli: nel timore che non lo si notasse, sfoggiava una pashmina arancione. Ha scavalcato tutti quelli messi a culo per terra sulle scalinate, pur di conquistare un posto sul gelido pavimento del Fornaci.

E le donne? Niente da dire sul vicesegretario Sara Battisti e sul suo stile sempre sobrio ma con personalità. Su Valentina Calcagni, della Direzione provinciale, si può dire poco. È talmente bella che potrebbe mettersi uno straccetto e starebbe comunque bene. Ieri, in ogni caso, erano visibili solo le braccia alzate per le mille, forse mille e cinquecento fotografie scattate (con interruzione solo per gli applausi) e lo sguardo perennemente incantato rivolto al palco. Manco ci stesse prendendo le misure.

Spiccava Maria Spilabotte, senatore della Repubblica in taglierino di tweed sul rosso e foularino al collo delle stesse tonalità. Ne aveva uno uguale mia nonna. Mi ha veramente emozionata.

Non vedevo l’ora di scriverlo ma è stato davvero un ‘bagno di folla’. Sì, ho ceduto al luogo comune per eccellenza. Non si capisce bene se la scelta di una sala da meno di quattrocento posti sia stata dovuta all’antica regola della politica che dice “meglio gente in piedi e ammassata che si capisce che è stato un successo” o se qualche altro posto più capiente, magari al centro di Frosinone, fosse troppo costoso!

(Per la cronaca Danella giornata, leggi qui)