Non ci vuol niente a perdersi: basta rassegnarsi all’andazzo (di P. Alviti)

Per perdersi basta poco: è sufficiente rassegnarsi all'andazzo, non impegnarsi per migliorare le cose, trascurare le nostre responsabilità...

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia! (Lc 13,22-30)

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Sono parole terribili. Gesù le pronunzia a conclusione di una parabola in cui fa capire che il discepolo non può vantare titoli di fronte a Dio, non può dire: sono stato sempre a messa, io la penso così, sono diverso dai cattivi, dico sempre il rosario, no.

È una parola chiarissima: verremo condannati se saremo stati operatori di ingiustizia. E su questo dobbiamo interrogare la nostra esistenza: i nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti, ma anche le nostre parole, i nostri sguardi, le scelte che operiamo nel lavoro, in famiglia, con gli amici, puntano alla giustizia? Al rispetto di tutti? Alla salvaguardia dei diritti di ciascuno?

O, troppo spesso, invece, cediamo alla tentazione di  approfittare delle debolezze altrui, di guadagnare in maniera scorretta, di disinteressarci di chi si trova nel bisogno…

Operatori di ingiustizia: ognuno di noi è capace di individuarne facilmente intorno a sé. Ma noi? Possiamo essere sicuri che non saremo chiamati così, siamo davvero certi che, al momento della nostra morte, potremo dire: ecco, Signore, ho fatto quello che ho potuto per far trionfare la giustizia?

Per questo Gesù ci dice che la porta della salvezza è stretta e quella della perdizione è larga: non ci vuol niente a perdersi, basta rassegnarsi all’andazzo, non far caso a tante cose, non impegnarsi a migliorare l’ambiente in cui viviamo, trascurare gli impegni che abbiamo nei confronti delle persone care (il prossimo più prossimo…).

E magari anche offendere gli altri, ricoprirli di contumelie, maledirli tanto per scaricare la colpa di quello che accade su qualcun altro… Dobbiamo diventare invece operatori di giustizia, capire come vanno le cose, star attenti a non farci prendere in giro dai tanti mestatori che sollecitano i nostri istinti più bassi, verificare più volte l’esattezza delle informazioni che riceviamo.

Certo, è difficile, ci vuole tempo, impegno, fatica,  perché la porta è stretta…