Non serve un giorno in più ma imparare a votare

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Il Consiglio dei Ministri concede anche il lunedì per votare alle Regionali di Lazio e Lombardia. Non serve un giorno in più. Serve capire quanto è importante votare.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Se si vuole fare una cosa e c’è la possibilità di farla, si fa e basta. E se non si fa, nonostante se ne abbia la possibilità, significa che c’è pigrizia, indolenza. Non la si è considerata abbastanza importante.

Andiamo sempre meno a votare. È una tendenza che si sta manifestando non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale, cioè quello che è nato sulle macerie di una guerra che ha distrutto tutto o quasi per colpa delle dittature.

Comprensibile. Ma per nulla condivisibile. Chi dovrebbe votare oggi per la prima volta è nato che c’erano già l’Euro, il 4G, la tv satellitare. Quel diritto è stato costruito invece sul sangue dei loro bisnonni: nessuno glielo ha raccontato, nessuna storia di sopraffazione, occupazione, distruzione, prevaricazione, torture, confini, gli è stata raccontata dalla viva voce dei testimoni. 

Foto © Imagoeconomica

Non possono sapere. E nemmeno nessuno gli ha proposto di studiarla. L’insegnamento della Storia in questo Paese è stato in larga parte cancellato.

Oggi il Consiglio dei Ministri ha detto che a febbraio, alle Regionali del Lazio e della Lombardia si potrà andare a votare anche il lunedì mattina. Benissimo. Ma è la motivazione ad essere sbagliata. Un tempo si faceva per consentire il voto agli operai che avevano turni particolari. 

Oggi è pigrizia, indolenza. Non serve un giorno in più per votare. Serve far capire l’importanza del voto. Che è l’unica arma per non farci finire come i russi o i cinesi: nelle mani di autocrazie. Dove la possibilità di decidere, non c’è. E la libertà non solo di voto, ma anche di andare in giro con o senza velo, nemmeno la immaginano.

Senza Ricevuta di Ritorno