Pd, il nodo delle correnti per tornare competitivi

Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu' Guaitoli

Il 13 luglio assemblea nazionale all’Erfige di Roma. Nicola Zingaretti sta preparando attentamente le modifiche statutarie, ma è sulla linea, sulle alleanze e sui possibili candidati che i Democrat si giocano la sopravvivenza. E le diverse aree rappresentano un ostacolo insormontabile.

L’appuntamento è per il prossimo 13 luglio, all’hotel Ergife di Roma, quando di svolgerà l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico. A quella data il segretario Nicola Zingaretti guarda con molta attenzione. Intanto per le modifiche statutarie che vuole far approvare.

La prima per abolire l’automatismo secondo il quale il capo del Partito è il candidato premier in caso di elezioni. Il secondo invece riguarda i tempi del congresso: il Pd ha impiegato 7 mesi tra convocazioni, fase riservata ai circoli, primarie e tutto il resto. Troppo.

Ma naturalmente l’attesa maggiore è per la linea politica e per la situazione interna. All’interno del partito Zingaretti ha la volontà di tenere tutti insieme, ma non a qualunque costo. Perché il Partito, per un rilancio vero che lo porti fuori dal 22% (comunque meglio del 18%) ha interesse ad aprirsi. E tanto. Per recuperare sia i delusi che gli astenuti, per rappresentare davvero un punto di riferimento per chi il 4 marzo 2018 ha votato per il Movimento Cinque Stelle.

Per fare questo non è tanto necessario rincorrere i moderati, quanto effettuare una svolta nella direzione dell’ambiente, della giustizia sociale e della redistribuzione del reddito. Qui ci soni molte differenze tra la posizione di Matteo Renzi, di Carlo Calenda, di Massimiliano Smeriglio, di Paolo Gentiloni, di Dario Franceschini. Il nodo cruciale è questo, anche per capire fino a che punto Zingaretti è pronto a spingersi per superare definitivamente il correntismo.

Poi c’è quello che già viene chiamato il “fattore Giuseppe Sala”, il sindaco di Milano. Può essere davvero lui, in prospettiva, il candidato premier del Pd? Un punto sul quale Zingaretti dovrà essere chiaro, perché attorno ad una possibile candidatura si costruisce una coalizione.

Già, la coalizione: un tempo, c’erano i Democratici di Prodi, il Psi e perfino diversi Partiti della sinistra radicale. Oggi lo scenario è cambiato e per far crescere un Partito attraverso una coalizione ci sono movimenti, associazioni, centri culturali, realtà sociali. Ma siamo sempre al punto di partenza: fino a che punto Nicola Zingaretti è disposto a spingersi per superare il correntismo? Alla fine la domanda vera è soltanto questa.