Te lo do io Salvini. Perché i Cinque Stelle non possono tornare indietro sulla Tav

FOTO - Luigi Di Maio @Facebook

Finora i pentastellati hanno appoggiato in tutto il leader leghista pagando un prezzo politico salatissimo. Ma sul Treno ad Alta Velocità un arretramento ne sancirebbe la fine. E poi il leader del Carroccio non è abituato a sentirsi rispondere no.

Il Movimento Cinque Stelle non può concedere più nulla a Matteo Salvini. Pena l’estinzione politica, il dissolvimento, il tramonto di un progetto nato dalla doppia intuizione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

La Lega è riuscita ad approvare e portare avanti tutte le battaglie “simbolo” della propria campagna elettorale: dalla linea dura sull’immigrazione alla legge sulla legittima difesa. A tutto il resto.

I Cinque Stelle l’hanno sostenuta pagando un prezzo politici enorme sul piano della tenuta interna e del consenso. La scelta di rivolgersi alla piattaforma Rousseau sulla vicenda dell’autorizzazione a procedere (poi negata) nei confronti del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha rappresentato un momento di svolta, doloroso sul piano politico.

Luigi Di Maio sapeva perfettamente che il Movimento ne avrebbe ulteriormente risentito sul piano del consenso. Ecco perché adesso i Cinque Stelle non possono più arretrare. Se tornassero indietro anche di un millimetro sulla Tav, decreterebbero la loro fine politica.

Non è più una questione di “tirare a campare”, non è più in gioco soltanto la leadership di Luigi Di Maio. In ballo c’è tutto un progetto, che va da Beppe Grillo a Davide Casaleggio, da Luigi Di Maio a Roberto Fico, a tutto il resto.

La posizione pentastellata sulla Tav, indipendentemente dal merito, era nota e stranota. Matteo Salvini la conosceva e la conosce benissimo. Cosa succederà se al leader leghista per la prima volta l’alleato risponderà “no”?

Per i Cinque Stelle una crisi di governo è perfino meglio di un accordo al ribasso. Non possono tornare indietro.