Daniele Leodori ottiene il 95% alle Primarie: ora il passaggio in Assemblea. Che lo incoronerà Segretario Pd del Lazio. Ma come si leggono i numeri. Il patto interno ha retto. Oggi i nuovi equilibri. Subito i primi problemi: l'uscita di D'Amato ed il siluramento di Gentiloni
Il patto ha tenuto, Daniele Leodori ha ottenuto un plebiscito per la sua elezione a Segretario Pd del Lazio: ma chi ha vinto le Primarie del Congresso regionale tenute ieri lo si capirà soltanto nelle prossime ore. Bisognerà attendere lo spoglio completo delle schede e le preferenze ottenute da ognuna delle cinque liste che sostenevano la candidatura del neo Segretario. È lì che si leggeranno i nuovi equilibri e si poggeranno le future architetture Dem nel Lazio ed a Roma. (Leggi qui l’analisi del voto: Vincitori e vinti, intese e rotture: come cambia il Pd con Leodori Segretario).
A sostenerlo c’erano praticamente tutti, senza alcun collegamento con il quadro politico nazionale del Partito Democratico. E senza un listone nel quale infilare tutti: il nuovo Pd che nasce da questo congresso regionale si pesa ma non si scanna. La soluzione è stata quella di convergere sul candidato Daniele Leodori ma spingendolo con una lista per ciascuna area: “Lazio Democratico“, “Rete Democratica“, “Leodori, a Sinistra“, “Uniti a Sinistra per la Costituente“, “Il Pd delle Opportunità“.
Il Segretario Schlein la bollerebbe come una soluzione da cacicchi: una soluzione che invece tiene tutti insieme; al punto che il blocco monolitico di Pensare Democratico (egemone in provincia di Frosinone) decide di confluire nella lista riformista di Rete Democratica. E genera un nuovo campo di forze di dimensione regionale. Se il patto regge, il Congresso Pd che eleggerà il successore di Andrea Casu alla guida del Pd di Roma verrà costruito sulla base dello stesso principio: ma con un Segretario nell’orbita di Claudio Mancini e della Rete Democratica.
Il plebiscito
Nelle Primarie per il Congresso Pd del Lazio la vittoria di Daniele Leodori è stata un plebiscito. Ha ottenuto il 95% dei voti. Contro il consigliere capitolino Mariano Angelucci non c’è mai stata partita. Ma non erano questi i numeri per leggere il voto.
Il primo numero da analizzare sono i partecipanti. Nel 2018 il compianto Bruno Astorre ebbe la legittimazione di 60mila votanti andati ai gazebo: ma quello era un altro Pd. Uscite e rientri avvenuti in questo quinquennio hanno modificato la fisionomia Dem. Nonostante questo però si arriva intorno ai 50mila votanti: circa 15mia a Roma città, 18mila nella provincia di Roma e 17mila, divisi nelle altre province del Lazio con la Ciociaria a fare la parte del Leone. Roba da scannare il vitello grasso ed aprire la botte di vino buono.
Ma ci sono segnali importanti da leggere tra le righe. Come quello che arriva da Cassino: i dati provvisori di domenica sera davano a poche decine di voti la forbice tra l’area del sindaco Enzo Salera e quella dei Dem che non lo digeriscono. Portatori di preferenze come la presidente del Consiglio Comunale Barbara Di Rollo, il consigliere di minoranza Luca Fardelli, l’ex assessore Arianna Volante.
Non è un dato che condizionerà le prossime Comunali 2024: il patriarca di pensare Democratico Francesco De Angelis lo ha detto con chiarezza, il candidato è Salera; ma in Aula questa volta potrebbe trovarsi una maggioranza interna del tutto diversa.
Va letto il dato di Piedimonte San Germano: o c’è stato un ritardo o quasi nessuno è andato a votare; a Colfelice sono andati una ventina di iscritti. Nei Comuni al Nord c’è chi si è pesato: Paliano e Acuto hanno mandato un segnale interno, l’area dell’ex presidente della Provincia Antonio Pompeo è tutt’altro che in disarmo, Anagni mostra i muscoli dopo le Comunali non esaltanti.
Il resto si leggerà nelle prossime ore.
La polveriera
“Ringrazio il popolo del Partito Democratico che mi ha indicato ai gazebo come nuovo Segretario regionale. Tante persone hanno partecipato a questa bella giornata di democrazia, che è stata possibile grazie al lavoro e all’incredibile disponibilità dei nostri militanti e volontari“, ha commentato Daniele Leodori in nottata. “Ora al lavoro, insieme, per un Partito all’altezza delle nuove sfide che abbiamo davanti: lavoro, giustizia sociale e ambientale, diritti“, ha sottolineato.
Il grande mediatore, l’erede di Bruno Astorre dovrà cominciare da subito a mettere a terra la sua abilità maggiore. Il Lazio è una polveriera che rischia di esplodere. Nel pomeriggio di ieri Alessio D’Amato ha abbandonato la cabina di regia del Partito contestando le scelte di Elly Schlein; che oltre ad andare alle iniziative del M5S senza condividere con alcuno la sua decisione, si fa intrappolare da un Beppe Grillo che ne ha approfittato lanciando la storia delle brigate di incappucciati. (Leggi qui: Terremoto D’Amato nel Pd alle urne).
Ma il peggio è altro. E Daniele Leodori dovrà lavorare per disinnescarlo. La Segretaria intende riservare i 5 ruoli di capolista alle prossime Europee 2024 a sole donne. Al di là della parità di genere, nel Lazio significa lasciare a casa un nome del calibro di Paolo Gentiloni: già ministro, Presidente del Consiglio, Commissario Ue in carica. E candidare chi al suo posto? Il consigliere regionale del Lazio Marta Bonafoni, coordinatrice del cerchio magico Schlein.
Le reazioni
“Adesso il Partito Democratico del Lazio è in condizione di voltare pagina e superare gli errori, le difficoltà e le sconfitte importanti che hanno segnato l’ultimo anno e mezzo” ha commentato Mario Ciarla, capogruppo Pd nel Consiglio regionale del Lazio.
“Buon lavoro a Leodori, eletto nuovo segretario del Lazio. Il grande risultato ottenuto alle primarie conferma il suo forte radicamento sul territorio. La sua esperienza e la sua capacità di dialogo saranno preziose per creare nel Lazio un partito forte e sempre più aperto. Da domani saremo al suo fianco per dar vita a una nuova stagione del Pd e creare una vera alternativa alla destra a livello regionale e nazionale” ha detto invece Stefano Pedica, presidente di Cantiere Democratico.
Daniele Leodori diventerà ufficialmente Segretario Pd del Lazio dopo il passaggio in Assemblea regionale.