Dentro i numeri del Pd, i retroscena, gli equilibri e tutti i cambiamenti del voto delle Primarie che hanno incoronato Daniele Leodori alla guida del Partito Democratico Regionale.
La rivoluzione sta nel metodo e nei numeri: la votazione che domenica ha spianato la strada a Daniele Leodori verso la guida del Partito Democratico del Lazio traccia un solco, disegna un prima ed un dopo.
Prima di quelle primarie il Pd del Lazio è stato protagonista d’una serie di conte fratricide. Con le quali assestare l’area di influenza delle componenti. La designazione di Roberto Gualtieri a candidato sindaco di Roma e quella di Alessio D’Amato a candidato presidente della Regione Lazio sono state tutto fuorché una intensa ma leale discussione interna. Sulla scena è andato tutto il repertorio della peggiore Prima Repubblica.
Il Dopo è un intelligente riassetto degli equilibri: sui quali costruire il Partito Democratico nuovo. Dietro al plebiscito che ha portato il 95% dei voti a Daniele Leodori c’è una conta intensa e serrata: nella quale però tutti stanno assieme. La soluzione è stata quella di convergere sul candidato Daniele Leodori ma spingendolo con una lista per ciascuna area: “Lazio Democratico“, “Rete Democratica“, “Leodori, a Sinistra“, “Uniti a Sinistra per la Costituente“, “Il Pd delle Opportunità“. (Leggi qui: Plebiscito Pd per Leodori, chi ha vinto si vedrà).
Per capire come è andata bisogna andare a leggere dentro quei numeri e dentro quelle liste.
Le nuove alleanze
Questo Congresso regionale porta nuovi protagonisti. Innanzitutto Rete Democratica: la nuova componente regionale che aggrega le varie componenti territoriali riformiste. Dentro c’è Pensare Democratico di Frosinone e c’è l’area di Claudio Mancini a Roma. Il risultato è un campo di forze ben più organico di quello visto prima.
In provincia di Frosinone termina il ciclo di Antonio Pompeo nel modo in cui lo abbiamo conosciuto prima. Ora l’area dell’ex presidente della Provincia ha dato vita a sua volta ad un campo di forze ma provinciale (non regionale, a differenza di Rete Democratica). Gli ex renziani di Base Riformista sono confluiti nella lista Ambiente Lavoro Territorio – A Sinistra, insieme all’area dell’ex deputato Nazzareno Pilozzi e quella del dirigente nazionale Danilo Grossi.
L’analisi del risultato
Al termine del conteggio delle schede finisce 9 a 5 il rapporto dei delegati tra le due componenti Pd nella provincia di Frosinone. L’area di Francesco De Angelis prende il 65% e quella di Pompeo – Pilozzi – Grossi il 35%.
Grazie al risultato conseguito in provincia di Frosinone, Rete Democratica è la prima forza nel Lazio tra quelle che sostengono Daniele Leodori. È la prima a Roma, la prima a Latina e la prima a Frosinone; il dato provinciale di Frosinone è il più alto nella regione per numero di votanti: sono andati ai gazebo 11.087 elettori. Tanto per fare un paragone: la federazione Roma Est ne ha portati 7.543, Roma Nord invece ne ha portati 5.844, la federazione di Latina 5.744.
Francesco De Angelis ha mandato un segnale muscolare a tutto il Pd del Lazio: ha preso 4.700 preferenze personali ed è il più votato nell’intera regione. Da solo pesa quanto tutta la Federazione di Viterbo, quanto tre intere federazioni di Roma; il secondo alle sue spalle è sotto le 1.500 preferenze. Dei 18.202 voti raccolti regionalmente da Rete Democratica ben 7.269 sono di Frosinone. È maggioranza nella maggioranza.
Un risultato che va ascritto in larga parte alla Consigliera regionale e vice segretario regionale uscente Sara Battisti: è stata lei a comporre la lista, regolare i numeri, spacchettare le preferenze, gestire gli equilibri dei voti personali e degli eletti.
L’asse Pompeo – Pilozzi – Grossi
Sul fronte opposto si consolida l’asse a tre: Pompeo, Pilozzi, Grossi. È indubbio che “A sinistra” conquista la vittoria in città importanti per il Pd: Paliano, Cassino, Anagni e Pontecorvo. Ma ora bisognerà capire chi assumerà la leadership dentro questa nuova area: se resterà compatta oppure ognuno rivendicherà il proprio risultato.
Ma proprio in quest’ultimo passaggio sta il punto debole. Buona parte del consenso lo ha calamitato Antonio Pompeo. Che per sua natura ha sempre rivendicato il peso della sua area: la quale non ha sostenuto Schlein al Congresso ma Stefano Bonaccini. Legittimo domandarsi se nei prossimi mesi Pompeo sarà disposto a conferire molto della sua squadra in questa nuova realtà.
Non è una questione di lana caprina. Chi avrà lo scettro tra Pompeo, Pilozzi e Grossi potrà invocare la candidatura del Segretario provinciale di Frosinone quando sarà convocato il Congresso.
Il problema Bonafoni
Il Pd in questo momento è quanto di più simile ad una polveriera. Ad urne aperte c’è stato l’addio di Alessio D’Amato. Colpa della incomprensibile manovra del Segretario Schlein: andata alla manifestazione del Movimento 5 Stelle senza concordarlo con il Partito e facendosi coinvolgere da Beppe Grillo in una storia di passamontagna e toni che ricordano l’eversione. (Leggi qui Quel passamontagna scomodo che Grillo ha messo in testa a Schlein. E leggi anche Terremoto D’Amato nel Pd alle urne).
Tutto rischia di deflagrare sulla decisione di Elly Shlein che è orientata a riservare solo alle donne i 5 ruoli di capolista alle prossime Europee 2024. Nel Lazio significa silurare un’eccellenza come Paolo Gentiloni: già ministro, Presidente del Consiglio, Commissario Ue in carica. Per candidare Marta Bonafoni, coordinatrice nazionale della Segreteria Schlein. Ma la lista A Sinistra ispirata da Marta Bonafoni, nel Lazio prende appena il 10% del consenso. Un po’ poco per pretendere di sostituire un Gentiloni.
Il quadro Ciociaro
Finisce 9 a 5 il rapporto dei delegati tra le correnti del Pd nella provincia di Frosinone: in virtù del 65% conquistato da Rete Democratica, del 33,8% di A Sinistra e dello 0,5% di Lazio Democratica.
Se Anagni, Cassino, Paliano, Ferentino e Pontecorvo sono in mano all’alleanza A Sinistra, invece Rete Democratica conferma la sua forza su tutto il resto della provincia. Lo fa partendo dal capoluogo, passando per Ceccano (dove pure A Sinistra ha avuto una buona affermazione) e roccaforti come Alatri, Veroli, Ceprano, San Donato Valcomino, Vallerotonda, Falvaterra.
E proprio il risultato di queste città mette plasticamente messo in luce una serie di evidenze. Il risultato di Alatri ha segnato con assoluta chiarezza il ritorno in campo di Mauro Buschini: dato per politicamente morto dopo la sua uscita dalla regione Lazio ha invece sette vite come i gatti. Il risultato di Tecchiena (seggio dove storicamente opera l’ex presidente del Consiglio Regionale ed ora presidente dell’Egaf) segna una partecipazione altissima con 365 votanti e Rete Democratica oltre il 90%. Nel seggio di Alatri centro, dove comunque Rete Democratica gode del sostegno del Segretario della Federazione Luca Fantini, vince sulla sinistra di Fabio di Fabio.
Impongono una riflessione i numeri di Anagni. Hanno votato in 524 a queste Primarie. Alle Comunali del 14-15 maggio il Partito Democratico ha preso in tutto 650 voti. Le chiavi di lettura possono essere due. La prima: Francesco De Angelis ha richiamato a votare un mondo suo che alle amministrative si era schierato fuori dal Pd; e questo rappresenterebbe un problema per chi oggi guida il circolo. La seconda ipotesi il mondo dell’avvocato Luca Santovincenzo si prepara a lanciare un’Opa sul Pd sfruttando le pieghe dello Statuto che hanno consentito al Movimento 5 Stelle di condizionare l’elezione del Segretario nazionale Elly Schlein; cosa alla quale ieri Alessio D’Amato ha voluto ribellarsi. (Leggi qui: Terremoto D’Amato nel Pd alle urne).
Fratture e ricomposizioni
I numeri di Paliano vanno letti in chiave Comunali 2024. Il prossimo anno finirà anche il secondo mandato del sindaco Domenico Alfieri e già è cominciato il confronto tra le due sensibilità interne al Pd per scegliere il suo successore. Alfieri conferma con queste Primarie di avere intatta tutta la sua sua capacità di mobilitazione e di consenso.
A Pontecorvo i numeri confermano la forza dell’asse che vede insieme Annalisa Paliotta e Paolo Renzi. Hanno votato entrambi la stessa lista alle Primarie: ma si sono confrontati su due coppie di preferenze differenti
Su Sora i numeri dicono che c’è ancora oggi una linea di dialogo aperta tra l’area di Francesco De Angelis ed una parte del mondo che fa riferimento al sindaco Luca Di Stefano. Ma allo stesso tempo dicono che il sindaco non è nell’orbita del Partito Democratico, non sta effettuando alcun avvicinamento anzi sta mantenendo il suo equilibrio civico.
A Pico Rete Democratica prende 193 voti, l’area di Marco Delle Cese ha votato Francesco De Angelis portandogli 168 voti; l’area di Antonio Pompeo ha raccolto 128 voti, contribuendo all’elezione di Patrizio Abatecola.
A Veroli si può dire risanata la frattura tra il circolo ed i principali riferimenti provinciali del Partito Democratico. Qui Rete Democratica stravince su A Sinistra e la consigliera comunale Francesca Cerquozzi coglie l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Lo fa denunciando convocazioni di fatto volte a screditare la squadra che sta nascendo e che non nasconde di vederla bene per le Comunali 2024. Di quali convocazioni si tratti e soprattutto chi è che convochi chi resta per ora un mistero. I prossimi mesi saranno fondamentali.
Cassino e la Federazione
Il voto di Cassino segna una evidente distanza del sindaco Salera dalle dinamiche correntizie del Pd. Scelta saggia in vista di Cassino 2024 perché entrare in quelle dinamiche nelle scorse Provinciali aveva danneggiato Salera, minando i rapporti nella sua maggioranza. Situazioni in parte ricomposte ed in parte definitivamente esplose come con la presidente Barbara Di Rollo. Di certo la scelta di inaugurare il laboratorio a pochi giorni dalle Primarie ha voluto indicare alla città che il rapporto con i cittadini è prioritario rispetto ad ogni altra cosa.
Ci sono numeri che non convincono affatto. Non si è mobilitata Colfelice e nemmeno Piedimonte San Germano; Fiuggi risente del recente risultato delle Comunali che porterà ad un riordino complessivo. Tutta materia per il Segretario Provinciale Luca Fantini: il quale da ieri sera può intestarsi un risultato che lo blinda. Frosinone ha portato a votare più che qualunque altro territorio del Lazio, la sua capacità di mobilitazione è stata superiore a qualunque altro Segretario.
Gli eletti
Con 4187 preferenze personali Francesco De Angelis conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, la sua straordinaria capacità di captare consenso. Specie quando questo si raggiunge attraverso le preferenze. Ha fornito così la risposta a chi si è chiesto perché uno che ha fatto il Consigliere regionale, l’assessore, il Parlamentare europeo, il presidente del Consorzio industriale del Lazio decida di candidarsi alle Primarie per l’assemblea regionale. La risposta è: perché ci sono le preferenze. Un po’ come quando Del Piero vede un pallone non può evitare di dare due calci.
Un grande successo poi per la giovane consigliere comunale Silvia Gabrielli di Giuliano di Roma, che supera le duemila preferenze con un voto in ogni angolo della provincia. Totalizza 2178 voti. Giovanni Di Meo da oggi non è più solo il sindaco di Vallerotonda ma un dirigente regionale eletto con 985 voti. Con 45 in meno (940) è eletta Silvia Magnante, giovanissima verolana alla sua prima candidatura in assoluto. Nei fatti, Rete Democratica realizza il rinnovamento: facendo diventare dirigenti regionali del Pd volti nuovi e dotati di una forte conoscenza del territorio nonché solida esperienza amministrativa.
Le Primarie Pd 2023 da un lato segnano il riavvicinamento di Salera con Rete Democratica; Francesco De Angelis e Sara Battisti riannodano i fili con Mauro Buschini dopo mesi tormentati. Torna a battere colpi il Pd di Isola del Liri dopo l’abbandono del sindaco Massimiliano Quadrini. Ma le stesse Primarie hanno prodotto distanze siderali. Quella tra De Angelis e Pompeo, tra Buschini e Pilozzi/Alfieri, tra Salera e Di Rollo.
Più in generale, le Primarie 2023 mandano un segnale al Pd nazionale: esiste una strada che costruisce un’unità ma al tempo stesso fa vivere il pluralismo. È il modello che tiene insieme l’elezione del nuovo Segretario ed una componente fortissima che non è la sua; ma nella quale Claudio Mancini è il regista insieme a Francesco De Angelis e Sara Battisti. E dove figure di spicco come i consiglieri regionali Ciarla, Mattia, e La Penna affermano il loro protagonismo in questa operazione.
Ci sarà molto da lavorare per il nuovo gruppo dirigente del Segretario Daniele Leodori.