Il consigliere della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha comunicato le sue dimissioni a Stefano Bonaccini dopo la manifestazione M5s di ieri a cui ha preso parte Elly Schlein. Bomba ad urne aperte: c'è l'elezione del Segretario del Lazio. Il Tweet di Calenda. La prudenza di Bonaccini
Il terremoto nella comunità del partito Democratico si scatena alle ore 13 in punto. In quel momento la innesca Alessio D’Amato: l’assessore alla Sanità che nel Lazio ha fermato l’ondata di Covid ma non l’onda del centrodestra che lo ha battuto alle Regionali di febbraio. Su Twitter scrive: “Ho comunicato a Stefano Bonaccini le mie dimissioni dall’Assemblea Nazionale del Pd. Brigate e passamontagna anche no. È stato un errore politico partecipare alla manifestazione dei 5 Stelle”.
È il preavviso di una rottura drammatica. Un segnale che rischia di allargarsi a buona parte del partito Democratico. “Vi voglio bene– continua D’Amato- ma non mi ritrovo in questa linea politica. Continuo a lavorare per una alternativa ai sovranisti e ai populisti“.
Pd contro la sua storia
Il Partito Democratico nasce dalla fusione di due grandissime storie democratiche: quella degli eredi del mondo democristiano e gli eredi della tradizione comunista. Forze che in Italia hanno avuto un senso dello Stato fondamentale negli Anni di Piombo: fu il loro No al terrorismo a far saltare i piani di chi voleva gettare il Paese nel caos. La strategia della tensione fallì grazie al senso delle istituzioni dentro alla Dc ed al Pci.
Comprensibile il disagio di chi si ritrova alla testa del Partito un Segretario nazionale che partecipa ad una manifestazione nella quale l’ideologo del Movimento 5 Stelle dice: “Fate le brigate di cittadinanza, mascheratevi coi passamontagna e di nascosto andate a fare i lavoretti. Mettete a posto le aiuole, i marciapiedi e di nascosto scappate” ha detto Beppe Grillo.
Troppo per Alessio D’Amato. E non solo per lui.
Grave errore aderire
La decisione di D’Amato piomba su un Pd che ha i seggi aperti per eleggere il nuovo Segretario Regionale. È in corso un riequilibrio delle forze interne al Partito. Dal Lazio potrebbe partire un’alleanza interna di valenza nazionale.
Mariano Angelucci consigliere comunale a Roma e candidato Segretario al congresso del PD Lazio tuona “È stato un grave errore aderire alla manifestazione del M5S. Non si capisce più quale sia la linea del Pd su temi molto importanti per la nostra storia e la nostra comunità. Così non va bene. Siamo d’accordo che si debba dare del tempo alla Segretaria ma non si capisce più che cosa è il nostro Partito”. Angelucci esprime vicinanza ad Alessio D’Amato che ha dato le dimissioni da membro dell’ assemblea nazionale. Un gesto che si consuma nel silenzio generale della segreteria nazionale.
Sceglie di non gettare benzina sul fuoco Daniele Leodori, l’altro candidato alla Segreteria. È l’uomo della mediazione, il costruttore del dialogo. Capisce che il Pd rischia di incendiarsi. Prima però occorre una catena di comando nel Lazio e con una forza indicata dai numeri del congresso. Per questo dice “Si sta configurando come una grande giornata di partecipazione per la scelta del nuovo segretario regionale. Alle 12, secondo i dati raccolti dai comitati provinciali, abbiamo superato quota 20mila votanti negli oltre 300 gazebo allestiti su tutto il territorio. Una partecipazione straordinaria che certifica il grande interesse della nostra comunità nel contribuire al futuro del Partito”.
Il Tweet di Calenda
Che cosa farà ora Alessio D’Amato? Secondo i rumors della Pisana l’ex candidato alle regionali del Lazio sarebbe pronto a passare ad Azione. Ma lui stesso a Repubblica spiega di non aver preso ancora neppure la decisione se restare o meno nel Pd. Intanto un indizio lo semina Carlo Calenda: il leader di Azione ritwitta l’annuncio delle dimissioni di D’Amato.
Nel Pd cercano di raffreddare il clima: l’effetto D’Amato potrebbe innescare una rottura dell’ala che non si riconosce in Elly Schlein. Tra i pompieri c’è anche Stefano Bonaccini: a D’Amato ha consigliato di “riflettere e comprendere”. Per D’Amato c’è poco da comprendere. Per lui quelle dette da Grillo “Sono parole inaccettabili per chi arriva da una cultura riformista e di sinistra, che ha sempre combattuto queste forme di violenza verbale. È stato un errore politico e una sottovalutazione, vedo una sorta di spirito gregario in questa partecipazione. Ancora più grave è il mancato ed immediato pubblico dissenso da Grillo e Ovada“.