Provinciali, Frosinone resta a guardare. E ora?

Ancora una volta la strategia dei Partiti è stata quella di escludere Frosinone dall'Aula del Consiglio provinciale. Perché. A chi conviene. E quali conseguenze porterà. Già dalle prossime ore.

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Ancora una volta il Comune di Frosinone è rimasto senza un suo rappresentate alla Provincia. Era accaduto con le elezioni di due anni fa e si è ripetuto ieri. Come nel 2021 nessun Consigliere comunale del capoluogo, né di maggioranza né di opposizione, è riuscito a centrare l’elezione. Ed ancora una volta non è accaduto per caso. Ma per una precisa strategia politica.

A chi è convenuto. E per quale ragione, dal momento che la stessa tattica è stata attuata tanto dal centrodestra quanto dal centrosinistra.

La tattica del centrodestra

Riccardo Mastrangeli

 Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, avendo capito da tempo che non era aria per una o più candidature blindate sulle quali concentrare i voti della sua amministrazione, ha preferito non battezzare nessuno e di non schierarsi. Una scelta dettata dal clima politico del momento: impossibile giungere ad una sintesi condivisa tra Partiti e Civici per concentrare il fuoco elettorale in modo da avere la certezze d’eleggere uno o due Consiglieri in Provincia.

La scelta dell’astenersi e del non battezzare, in realtà è solo di facciata. Erano due i consiglieri comunali della maggioranza di centrodestra candidati ieri alle Provinciali: Sergio Crescenzi con FdI e Maurizio Scaccia per FI. A urne chiuse e risultato elettorale acquisito entrambi risultano essere i primi dei non eletti delle rispettive liste. Significa che con un minimo sforzo di coordinamento sarebbero potuti entrare entrambi.

Crescenzi infatti è stato il quarto per voti ottenuti tra i candidati di Fratelli d’Italia. Che ne ha eletti tre, con 2.516 voti ponderati. Quindi con uno scarto di appena 255 voti, rispetto al terzo della lista che entra in consiglio: Andrea Velardo di Castrocielo che di voti ne ha presi 2771. L’analisi dei flussi dice che il Gruppo consiliare FdI ha votato compatto per Crescenzi. Bastava un solo voto di un Consigliere di maggioranza di Frosinone (vale 306 voti ponderati) e Crescenzi avrebbe scavalcato il collega Velardo varcando al suo posto l’ingresso di Piazza Gramsci.

L’avviso a Piacentini

Adriano Piacentini

Situazione speculare in Forza Italia. Dopo la performance monstre di Gianluca Quadrini (ben 8.727 voti, primo assoluto degli eletti) il primo dei non eletti è il consigliere del capoluogo Maurizio Scaccia che di voti ne ha presi 2622. Anche in questo caso, bastavano 20 voti ponderati in più (quindi un solo voto di un comune sotto i 3mila abitanti) per far scattare il quorum e l’elezione. Un solo voto in più di un Consigliere di Frosinone sarebbe stato un autentico regalo di natale e FI avrebbe centrato il secondo seggio proprio con Scaccia.

A Crescenzi come a Scaccia, aver sfiorato l’elezione alla Provincia e non averla ottenuta per non aver fatto il minimo sforzo la maggioranza consiliare di Frosinone  (o comunque un minimo di strategia), la cosa evidentemente non deve essere piaciuta propria. Non a caso, ieri notte la prima dichiarazione di Scaccia a caldo è stata “da questo preciso momento Forza Italia valuterà l’appoggio esterno alla Giunta Mastrangeli“. All’assessore al Bilancio del capoluogo, l’azzurro Adriano Piacentini devono essere fischiate le orecchie a velocità supersonica.

Ma perché il sindaco Mastrangeli non ha orientato qualche voto della sua maggioranza, per uno dei due candidati del centro destra: Scaccia o Crescenzi? Semplice. Perché non esiste solo il punto di vista geografico in queste elezioni Provinciali. Esiste anche quello Politico. Soprattutto quello. E concentrare il voto su Scaccia o Crescenzi significava politicamente eleggere un esponente di FdI o di Forza Italia. Non della Lega che esprime il sindaco e lo ha espresso anche nei due mandati precedenti con Nicola Ottaviani. Un accordo politico per privilegiare il risultato geografico è possibile: ma va cercato e voluto. In questo caso nessuno lo ha cercato perché nessuno lo ha voluto da nessuno dei tre lati del fronte interno.

Il fattore Scaccia

Antonio Scaccia (Foto: Stefano Strani)

i voti di Frosinone, segnatamente della Lista Ottaviani al completo, della civica Mastrangeli (evidentemente solo quello del delegato allo Sport e fedelissimo del sindaco Francesco Pallone, non quelli di Anselmo Pizzutelli e Maria Antonietta Mirabella) e quelli della lista della Lega (anche qui probabilmente solo quello del consigliere Dino Iannarilli e non di Giovanni Bortone) servivano per eleggere il candidato di riferimento dell’onorevole Nicola Ottaviani. E cioè il confermato consigliere provinciale uscente Andrea Amata.

Amata è risultato il primo della lista della Lega con 5.067 voti ponderati. E quasi tutti sono usciti da Frosinone, in una sorta di divisione del campo con l’area dell’assessore regionale Pasquale Ciacciarelli che invece ha fatto tabula rasa in tutti gli altri centri. Rielegge Luca Zaccari da Ferentino e registra le straordinarie prestazioni dei suoi Marco Fiorini da Fiuggi (primo dei non eletti) e Lino Caschera da Sora piazzatosi quarto.

Questo risultato dà anche l’esatta lettura del perché a Frosinone non ci poteva essere lo spazio nella lista della Lega per la candidatura della più votata al Comune  Francesca Chiappini, che nell’aula consiliare siede nei banchi del gruppo della lista del vice sindaco Antonio Scaccia. Il quale, avendo capito da tempo quale era il piano su Frosinone ha cominciato a prendere le distanze dal partito di Salvini, che aveva sempre appoggiato in passato con una sorta di patto federativo. Ed ha cominciato a guardare con rinnovata simpatia verso Forza Italia e verso Antonio Tajani. A Tal fine, sarà interessante sapere quanti voti ha preso Gianluca Quadrini nella fascia Verde, quella con i voti di Frosinone e Cassino per intenderci.

Nessuno scontento, tutti scontenti

Gino Ranaldi eletto grazie alla tattica di Cassino

Se la decisione di Mastrangeli di non appoggiare ufficialmente alcun candidato di Frosinone è stata presa per non scontentare nessuno, a risultato acquisito, paradossalmente, rischia di far arrabbiare più di qualcuno. E se sarà così, si capirà molto presto. Subito dopo le festività natalizie alla ripresa dei lavori e delle attività consiliari.

Anche il centrosinistra ha scelto di non concentrare il voto su una candidatura di Frosinone. Quella di Armando Papetti con la Lista Provincia in Comune costruita intorno all’eterno Luigi Vacana. Al quale va dato atto di avere giocato una partita ad alto rischio teorico e dalla nulla preoccupazione pratica. Perché in teoria Luigi Vacana poteva essere scavalcato da un voto concentrato di fascia Verde e Rossa su Papetti: ha dimostrato che l’operazione era fattibile il terzo arrivato nella lista, Pietro Ferone. L’esponente della sinistra comunista, muovendo le corde giuste ha concentrato il voto di area.

E c’è un’ulteriore conferma. Cassino ha fatto gioco di squadra facendo massa critica sul proprio candidato Gino Ranaldi e se lo è eletta praticamente da sola. Il capogruppo Dem cassinate, fuori dalla città ha raccolto briciole. Stesso discorso per le altre grandi città della Provincia: Sora con Alessandro Mosticone. Ma anche Ceccano con il sindaco Roberto Caligiore. Ed Anagni con Alessandro Cardinali. Più di tutti Ferentino con Luigi Vittori. Solo Frosinone ha giocato a traversone. O meglio, a non far vincere un proprio rappresentante, sia di maggioranza che di opposizione. Ma quelli di altri Comuni.

La divisione delle tribù

Il successo divide. Nelle aree della provincia di Latina dove storicamente il centrosinistra non esiste, il centrodestra si frantuma perché non ha un avversario comune da battere. È quello che sta accadendo in questa fase a Frosinone, complice la totale assenza di un’opposizione incisiva.

Il centrodestra non ha un tavolo nazionale ma è in costante competizione con se stesso come ha ulteriormente dimostrato il voto sul Mes ed il consenso portato a Salvini. Assolutamente legittima allora la scelta di non avere un tavolo provinciale, ci sta. Specialmente in una elezione così anomala, politicamente difficile e controversa come quella provinciale.

Difficile dire oggi se questa decisione sarà senza conseguenze, sia nel centrodestra, che nel centrosinistra cittadino. Certo è che nessuno potrà domani lamentarsi se, quando i Partiti dovranno decidere le candidature per elezioni più importanti, il Capoluogo verrà come al solito bypassato.