“Quando i rifugiati eravamo noi”, Vincenzina non arrivò in chiesa

La rete della Pro Loco, dopo i 215 ceccanesi internati dai tedeschi, ricorderà le 102 vittime civili dei bombardamenti alleati. La prima fu Vincenza Maura, di soli 25 anni. Avvenne una catastrofe tra l’autunno del 1943 e la primavera seguente. Ben 32 incursioni aeree dal 3 novembre di 80 anni fa. Non colpirono mai una base tedesca, ma distrussero subito quasi tutte le case.

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Si scappa dalle guerre. Si scappa ad ogni latitudine, in ogni epoca. Chi può, chi ha un posto dove andare, una montagna sulla quale sfollare, un barcone sul quale salire. E poco importa che sia a malapena una tinozza, che ci sia il girone infernale del lager in Libia dove non ci sono regole e dove stupri con torture sono l’unica garanzia. Meglio quello che le bombe, intelligenti per gli stupidi occidentali che le credono tali mentre sono dannatamente cieche nel massacrare chiunque trovino intorno al raggio dell’esplosione. Non fanno distinzione tra donne o bambini, le bombe intelligenti; non distinguono taliban da mujaheddin; non hanno l’elenco dei buoni da salvare e dei cattivi da ammazzare. E fino a qualche decennio fa, sotto le bombe ci stavamo noi.

Vincenza che andava a Messa

La chiesa di Santa Maria a Fiume dopo il bombardamento (Foto Archivio Loffredi)

Lei stava semplicemente andando a messa. Erano più o meno le sei di mattina. In un batter d’occhio, però, arrivò la morte dal cielo. Vincenza Maura, 25enne di Ceccano, morì sotto bombe e mitragliate dei cacciabombardieri americani. L’obiettivo era la base tedesca a fianco allo stadio “Dante Popolla”. Vennero colpite, però, le case coloniche.

Vincenzina, casalinga nubile, ebbe la peggio. Fu soltanto la prima delle 102 vittime civili dei bombardamenti degli Alleati. Verranno ricordate dall’ex sindaco Angelino Loffredi, memoria storica locale, nel corso della manifestazione “Quando i rifugiati eravamo noi”: organizzata in vista dell’ottantesimo anniversario del primo bombardamento di Ceccano.   

Un’iniziativa, quella promossa dalla rete associativa della Pro Loco, che si svolgerà venerdì 6 ottobre alle ore 18.30 nella sala parrocchiale della chiesa di Santa Maria a fiume. È un simbolo di qulla tragedia: venne bombardata il 26 gennaio 1944. Farà seguito alla commemorazione del 215 ceccanesi internati nei campi di prigionia nazisti. (Leggi qui Ceccano e “I Giorni dell’ira”: la Memoria condivisa).

Vincenzina, la prima vittima

Il Monumento ai caduti civili di Ceccano

Era il tardo pomeriggio del 21 ottobre 1943 quando Vincenzina Maura andò incontro alla morte. La giovane era uscita da casa, in via Acqua Puzza nella parte bassa del paese. Era diretta al Santuario di Maria a fiume ma non arrivò mai a Messa. Viene commemorata assieme agli altri dal monumento cittadino ai caduti civili della Seconda guerra mondiale. Che qualcuno ogni tanto a Ceccano vandalizza proprio perché c’è bisogno di Memoria.

Si arrivò fino al fatidico 3 novembre di quell’anno, che provocò lo sfollamento. “Ore dieci e quaranta: i testimoni raccontano” è il film in cui ne parlano direttamente i reduci di quel bombardamento che devastò quasi tutto. Tutto tranne gli obiettivi strategici. Prodotto dall’associazione IndieGesta, ha ottenuto il premio giornalistico internazionale “Inars Ciociaria 2004”, ma ha anche contribuito al riconoscimento per la città della medaglia d’argento al merito civile per le tragedie avvenute fino al 1944.

Ceccano, strategicamente situata lungo la Linea Gustav, subì «ogni sorta di violenza dalle truppe tedesche e marocchine e continui e devastanti bombardamenti alleati che causarono la morte di numerosissimi cittadini e la quasi totale distruzione dell’abitato». Esempio di sacrificio e amor patrio, sin dalla prima pioggia di fuoco e il conseguente sfollamento verso le campagne e il borgo di Villa Santo Stefano.

Quel maledetto 3 novembre

Una storica testimonianza post-bombardamento

«Questo giorno – rammenta lo storico Angelino Loffredi segna un momento importantissimo nello sviluppo degli avvenimenti: dalla sofferenza della fame, dall’angoscia per l’incertezza che riguarda il futuro, si passa in un batter d’occhio a toccare con mano la crudeltà e gli orrori della guerra». Appena due giorni prima era stata bombardata Pontecorvo, lasciandosi dietro le rovine di ospedale, cattedrale e cimitero. Dopo tre mesi e mezzo sarebbe passato alla storia l’annientamento dell’abbazia di Montecassino.

Ancor prima, l’11 settembre 1943, c’era già stato il primo bombardamento alleato sulla vicina città di Frosinone. I ceccanesi osservavano i bagliori nel Capoluogo ciociaro. Era possibile persino distinguere i piloti per quanto si fossero abbassati gli aerei. «Lo andavamo a vedere dal Belvedere – si ricorda -. La gente, non so perché era convinta che qui non ci sarebbero mai stati i bombardamenti». Purtroppo credevano male.

Quel 3 novembre, pregati santi e defunti, il centro storico di Ceccano fu colpito da un triplice attacco: oltre al bombardamento, il lancio di esplosivi (spezzonamento) e il mitragliamento. Lo fecero per frenare i primi soccorsi. Alla fine le incursioni aree sarebbero state ben trentadue. Nessuna base tedesca fu mai distrutta.

Loffredi racconta: i Capoccetta

Angelino Loffredi, già Sindaco di Ceccano

Il primo attacco avrebbe dovuto abbattere il sottostante Ponte Berardi. Il centro storico sarebbe stato poi distrutto completamente alla fine di gennaio, mentre a maggio vennero bombardate le abitazioni attorno alle principali parrocchie di Ceccano.

«Con l’avanzata degli Alleati nella Valle del Sacco – conclude Loffredi, ottantadue anni e non sentirli – giunsero a Ceccano i marocchini della Spedizione francese che conquistarono il giorno 28 maggio il lato ovest della cittadina, dando “prova delle più bieche ignominie” contro le donne del posto». Scapparono verso il rifugio della rurale Badia, ma non fu l’ultimo dei “Giorno dell’ira”. L’indomani, prima di andarsene da Ceccano, fu commesso l’omicidio dei fratelli Capoccetta.   

Si chiamavano Giovanni Battista e Giacinto Capoccetta. Avevano, rispettivamente, 43 e 36 anni. «È il 29 maggio del ‘44, mancano poche ore alla liberazione di Ceccano – narrano le cronache -. I due fratelli Capoccetta, dopo essere stati fermati una prima volta con l’accusa di essere delle spie, vengono condotti in un piccolo comando tedesco in località Cantinella».

Vittime dei “Giorni dell’ira”

Il lancio della serie di iniziative sui “Giorni dell’ira”

La guerra stava ormai per cedere il passo alla ricostruzione. Per i fratelli Capoccetta pareva tutto risulto, ma non fu così. «La loro situazione sembra essere chiarita e vengono rilasciati. Mentre fanno ritorno ai loro ricoveri in Colle Leo, vengono di nuovo bloccati da un milite tedesco, che li ucciderà senza una ragione plausibile». Erano due Partigiani e non sopravvissero neanche loro ai “Giorni dell’ira”.

La rete della Pro Loco, formata da ventotto associazioni cittadine, presenta un triplo evento: “Quando i rifugiati eravamo noi”, come detto, venerdì 6 ottobre. Sabato 21 sarà poi la volta della commemorazione di Vincenzina Maura ed il ricordo, in occasione dell’evento curato dall’associazione La Lanterna, sarà esteso a tutte le vittime anche attraverso la poesia.

Il prossimo 3 novembre, a ottant’anni dal primo tragico bombardamento, sarà poi tempo di riproiettare il docufilm “Ore dieci e quaranta” di IndieGesta. Verrà commemorato il bombardamento del quartiere San Pietro, anche con una “passeggiata del ricordo” curata dall’associazione Cultores Artium nei luoghi della tragedia.  Verrà deposto un fiore, nell’occasione, in memoria delle vittime innocenti della guerra. Ci salvarono così.