Quel presidio al centro che Calenda e Renzi vogliono conquistare

A mesi di distanza dall’appello di Marcello Pera, a destra c’è chi invita ad orientarsi sul leader di Azione per le comunali di Roma. Per spezzare l’asse sovranista ed aprire la strada ad un centro che Salvini non potrà mai conquistare. E poi ad una simile prospettiva pensa anche Matteo Renzi.

Quando a maggio apparve chiaro che Guido Bertolaso non sarebbe stato il candidato sindaco del centrodestra a Roma, Marcello Pera, ex presidente del Senato, suggerì alla coalizione di convergere su Carlo Calenda. Per far capire che c’è un orizzonte diverso per una destra moderata, competente e centrista. Non fu preso troppo sul serio.

Oggi però dalle colonne dell’Huffington Post sul tema torna Filippo Rossi, leader di Buona Destra ed ideologo di Gianfranco Fini ai tempi di Futuro e Libertà. Elenca sei motivi per i quali il centrodestra dovrebbe far votare Calenda. Il centrodestra moderato per intenderci. Vale la pena leggerne alcuni.

I quattro motivi per votare Calenda

Carlo Calenda (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Scrive Rossi: “La destra deve lanciare lo sguardo in alto e guardare a Calenda che, a mio avviso, è una candidatura d’eccellenza. Dico di più, la sfida dell’ex presidente del Senato sarebbe dovuta essere accolta almeno dalla componente moderata del centrodestra, da quella Forza Italia che ormai sembra sempre più intorpidita, quasi ‘in pausa’ davanti all’aggressività di Lega e Fratelli d’Italia”.

Perché obiettivo politico della componente moderata del centrodestra dovrebbe essere quello di dimostrare la propria autonomia strategica. E invece niente.  Votare Carlo Calenda “da destra” significa sancire definitivamente che può esistere un’altra destra, una buona destra che non rincorre l’urlo populista ma la compostezza dei programmi. Se la destra è merito, non può che fare scelte “di merito”

Ma votare da destra Calenda significa anche (secondo motivo) cercare di liberarlo dalla morsa e dal morso della sinistra: perché la battaglia di buona politica che sta portando avanti con Azione potrà avere qualche successo solo quando taglierà definitivamente il cordone ombelicale che tiene legati tanti dei suoi uomini con un’alleanza di centrosinistra sempre e comunque”.

Con il nemico dei nemici di Roma

Carlo Calenda. (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Ecco (terzo motivo) votare Carlo Calenda a Roma è una scelta di libertà. Libertà dai patti di ferro, dai partiti unici, dalle federazioni. Libertà, in definitiva, dai giochetti di potere, dagli infiniti ricatti che vincolano ogni tentativo di politica concreta e pragmatica all’alleanza con sovranisti e populisti. Sovranismi e populisti che, va detto chiaramente, sono per dna culturale i veri nemici di un possibile e auspicabile rinascimento romano”.

Votare Calenda (quarto motivo) significa scegliere l’unico nemico dei nemici di Roma, città globale che trova nella grandezza imperiale la sua essenza storica, il suo romanzo collettivo. Scegliere Calenda significa combattere quello che Flavia Perina ha definito con un colpo di genio “poraccismo”, un’ideologia trasversale che porta il paese a pensare sempre più in piccolo tradendo ogni giorno la grande bellezza italiana (e romana)”.

Calenda ed il manifesto

Ora, in un altro Paese occidentale, tipo la Francia, questo potrebbe diventare il manifesto di una forza centrista nuova e competente. In Italia non sarà così. Forse. Però qualcosa all’orizzonte si sta muovendo. Lo stesso Matteo Salvini cerca uno sfondamento al centro che però non riesce perché poi alla prima prova del nove (i vaccini), emerge la posizione no vax del Carroccio. Incompatibile con qualunque profilo centrista.

Sopra il 15% a Roma sarà comunque un successo per Carlo Calenda e sul piano nazionale Azione può posizionarsi dove vuole. Come Italia Viva di Matteo Renzi del resto. Certamente le percentuali singole non sono tali da alimentare chissà quali sogni di gloria. Però Azione e Italia Viva possono essere decisivi nella scelta del prossimo presidente del Consiglio. E determinare perfino gli scenari in Parlamento.

Poi se a Roma, nel segreto dell’urne, il popolo del centrodestra dovesse orientarsi su Calenda…