Roma: «Alle Provinciali lista unica con Fratelli d’Italia e Salvini. No con l’ex Ncd»

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Adriano Roma è stato il coordinatore provinciale della prima Forza Italia e poi il numero due nel Popolo delle Libertà; ha avuto una parentesi nel Nuovo Centro Destra ma appena Angelino Alfano si è avvicinato troppo al Pd lui si è allontanato. E da quasi un anno è tornato alla base. Non ha ruoli nel Coordinamento. Ma la sua voce ha ancora un peso.

 

Alessioporcu.it – A gennaio si vota per le Provinciali: a differenza di due anni fa il centrodestra ha il peso che potrebbe consentirgli di avere la maggioranza in aula. Riproporrete l’alleanza con il centrosinistra di Antonio Pompeo o andrete da soli?
Adriano Roma – Certamente una lista unica del centrodestra rappresenterebbe un valore aggiunto. Ma è fondamentale stabilire regole precise e percorsi condivisi. Di più: è importante poi che tutti si attengano a quanto deciso. Alle recenti elezioni amministrative l’alleanza con Fratelli d’Italia e Noi con Salvini ha dato ottimi risultati. Si può riproporre.

 

L’ex Ncd adesso è Area Popolare: non è più una formazione di centrodestra?
Per Area Popolare il discorso è diverso: al referendum sostengono Renzi e anche in questa provincia hanno “chiuso” accordi a sinistra. Io dico no alla politica dei due forni, alle ambiguità, ai “furbetti” del trasversalismo in servizio permanente effettivo.

 

E se ci fossero diverse ‘sensibilità’ all’interno di Area Popolare: tale da far schierare una parte con il centrosinistra ed una con il centrodestra?
Restino nel centrosinistra, facciano incetta di incarichi e pennacchi, ma rimangano lontani da Forza Italia. La loro vocazione è quella di fare da stampella al Pd.

 

Ora che il vento si è voltato dalla vostra parte, iniziate a dare consigli?
Se, in questa provincia, Forza Italia e il centrodestra hanno la maggioranza nelle assemblee dei sindaci, non è perché sono stati “miracolati”. Gli amministratori vengono eletti dai cittadini, che evidentemente ci votano.

 

Cosa è cambiato in questi due anni? Perché ora la maggioranza dei sindaci è di centrodestra?
Perché ci votano? Non sarà perché il centrosinistra e il Pd hanno dimostrato di non saper governare? E perché il Movimento Cinque Stelle non ha uno straccio di classe dirigente né cultura di governo, come dimostra la vicenda di Roma?

 

E in provincia?
In provincia di Frosinone in questi ultimi anni la situazione è peggiorata sotto ogni punto di vista: la disoccupazione è dilagante, le fabbriche e le aziende, specialmente quelle piccole e medie, hanno continuato a chiudere, l’inquinamento del territorio (e della Valle del Sacco in particolare) ha raggiunto vette preoccupanti. C’è uno studio che lega il fenomeno dell’infertilità, soprattutto maschile, all’inquinamento. Per non parlare della sanità, delle infrastrutture che non ci sono, della banda larga e della fibra ottica che vengono sempre e soltanto annunciate.

 

Mi permetto di ricordarle che da due anni pure voi governate la provincia di Frosinone e che il presidente Pompeo è stato eletto anche grazie al vostro apporto: se le cose non funzionano c’è anche una vostra responsabilità…
La colpa di tutto quello che le ho elencato è della Regione Lazio guidata dal presidente Nicola Zingaretti: si è rivelata fallimentare sotto il profilo amministrativo. Annunci e basta. Dove sono i posti di lavoro, dove sono le soluzioni per le centinaia di persone rimaste senza stipendio, senza cassa integrazione e senza ammortizzatori sociali? Dove sono le misure previste dall’Area di Crisi, strombazzata ai quattro venti senza avere la certezza di una copertura economica che soltanto la firma della Corte dei Conti può garantire?

 

Sta iniziando la campagna per le Regionali? Dovrebbe pensare alle provinciali…
Intanto penso che ci sono degli appuntamenti elettorali importanti, che il centrodestra non può fallire. Penso al referendum innanzitutto: ma quali riforme? L’unico obiettivo è dare a Matteo Renzi carta bianca per i prossimi venti anni, potendo esprimere tutte le più alte cariche dello Stato e degli enti di garanzia con il 25% del consenso quando alle urne si reca il 50% del Paese. Quanto fa il 25% del 50%? Troppo poco. Noi siamo in campo per dire no a questa riforma e anche perché il Governo Renzi vada a casa. Non siamo ipocriti: è stato il presidente del consiglio a personalizzare l’appuntamento elettorale. Se perde, non può restare a Palazzo Chigi. In questa provincia dobbiamo dimostrare che Forza Italia c’è e che funge da traino. Quindi, nessun disimpegno in vista del 4 dicembre.