Salviamo la faccia… ma perdiamo noi stessi (di P. Alviti)

Molte volte restiamo intrappolati dalle promesse che abbiamo fatto. Anche se ci siamo accorti che erano sbagliate o esagerate. Ma abbiamo paura di perdere la faccia. Come accadde ad Erode

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni.

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Una terribile storia ci raccontano i vangeli: il re che condanna a morte una persona che sa innocente, anzi che ammira per la sua forza, i suoi ideali… deve farlo perché ha promesso, che direbbero gli altri se venisse meno al suo giuramento?

Erode ha imprigionato Giovanni il battista. Costui lo accusa senza paura: non ti è lecito vivere con Erodiade, la moglie di tuo fratello. L’amante di Erode l’ha messo alle strette, costringendolo ad arrestare il profeta. Il re non è più re, è accecato dalla passione per l’amante, ancor di più dalla passione per la figlia di costei, Salomè, che la madre utilizza diabolicamente per arrivare al suo obiettivo, far fuori Giovanni, tacitarlo una volta per sempre, zittire quella bocca che, dicendo la verità, era divenuta insopportabile.

Di fronte alla sensualità della giovanissima ragazza, Erode perde la testa: ti darò quello che vuoi, te lo giuro. E la madre: chiedigli la testa del Battista.

Erode deve scegliere: la sua coscienza gli dice che Giovanni è un grand’uomo, un po’ scocciante, ma onesto. Non ha fatto nulla di male se non dire la verità. Poi ci sono gli ospiti del banchetto: tutti l’hanno sentito impegnarsi davanti a Salomé. E poi ci sono le due donne che l’hanno travolto nei suoi sensi.

Cosa è più importante? La vita di un uomo, la propria coscienza, o il non fare brutte figure, il rassegnarsi al ruolo che si ricopre, il non ammettere di aver sbagliato, di aver esagerato. Erode è dilaniato nella sua coscienza e cede al rispetto umano, all’impegno assunto: che figura ci faccio. Sicuramente avrebbe perso mamma e figlia.

E Giovanni muore, la sua testa sul vassoio di Salomè, servita insieme alla coscienza di Erode.

Anche noi possiamo essere chiamati a scelte di questo genere: quando ci accorgiamo che un impegno preso ci porterebbe ad essere disonesti, quando ci rendiamo conto che le azioni promesse a qualcuno potrebbero contrastare con i nostri principi non dobbiamo comportarci come Erode ma dobbiamo lasciarci guidare dalla nostra coscienza, giudice supremo del nostro comportamento.