Cinque giorni di digiuno per Segneri: mangio se parlate

Morto Marco Pannella ha cominciato lui. Che va avanti con tre cappuccini al giorno. E nulla di più. Da mercoledì scorso sono l’unico pasto con cui sta sopravvivendo Pier Paolo Segneri: insegnante, regista teatrale, candidato alle Primarie Libere con cui Nicola Ottaviani è stato ricandidato sindaco di Frosinone.

Lo sta facendo come forma di protesta non violenta. Lo stesso metodo che usava il suo maestro in politica Marco Pannella. Contro cosa sta manifestando il corsaro della politica che si è presentato in tv con la sua pallina gialla per spiegare i problemi di Frosinone?

Chiede che si apra il dibattito sulla possibilità di tornare a votare con la legge che usammo una sola volta: il Mattarellum. O se preferite l’uninominale. In altre parole: in un collegio si candida una sola persona per ogni Partito, chi prende più voti ha vinto. Punto. Corpo a corpo, senza percentuali, recuperi, scarti e Metodo di Hondt. Asso pigliatutto, basta un solo voto in più dell’avversario ed in quel collegio hai vinto. Lo ha scritto sulla sua bacheca Facebook il primo giorno di digiuno: «Da ora, mercoledì 14 Dicembre, 8 del mattino, darò inizio a uno sciopero della fame nonviolento e di dialogo per chiedere di incardinare, nel dibattito pubblico, attraverso i maggiori mass-media, la proposta di una riforma elettorale in senso uninominale, a cominciare dalla possibilità del ripristino della Legge Mattarella».

Nessuno lo ha preso sul serio. Al punto che dopo ventiquattrore, Segneri doveva ammettere che al secondo giorno di sciopero della fame «condotto con umiltà e con un sorriso che fa bene all’anima (…) ancora nessun riscontro dai maggiori mass-media».

Al terzo giorno qualcuno sembra accorgersene. E sul diario, Segneri annota «Terzo giorno di sciopero della fame per aprire una discussione e per chiedere di partecipare al dibattito mass-mediatico sulla riforma della legge elettorale. Mi nutro con acqua e tre cappuccini al giorno: mattina, pranzo e cena. Qualcosa si muove e le idee cominciano a circolare…»

Infatti, Liberi.tv realizza un video per il web che inizia a circolare e così il professore con la pallina gialla accetta di mangiare, per cena, un pugno di riso in bianco «come segno di gratitudine nei confronti di Liberi.tv. Chiunque volesse aiutarmi, eventualmente, condivida, passi parola, commenti su Facebook, faccia girare la voce e sostenga l’iniziativa».

Superato il quarto giorno, si accorge di Segneri anche Radio Radicale. Da quelle parti sono abituati ai digiuni di Pannella. per loro quattro giorni senza mangiare sono solo un buongiorno. Sta di fatto che scendono in campo e realizzano un’intervista, diffusa nelle ore corse.

Lì il prof. Segneri spiega: «Nel 1993 è stato fatto un referendum, un famoso referendum per l’abolizione del sistema elettorale proporzionale. Nonostante quella volontà popolare oggi si ritorna ancora parlare di proporzionale. Tra l’altro senza un dibattito costruttivo. Sto facendo questo sciopero della fame per chiedere se è possibile parlarne e di fare in modo che nella discussione ci sia anche la possibilità di esprimere qualcosa di altro diverso da quello che si sente dire adesso, e cioè il ritorno alla legge proporzionale».

Ha aggiunto Segneri: «Molti cioè tutti poche lamentando il fatto che manca la selezione della classe dirigente. Ma la classe dirigente si seleziona innanzitutto con una legge elettorale».

Quindi ha sostenuto la necessità di tornare a quell’Uninominale che è stato utilizzato una sola volta. «L’uninominale maggioritario come avrebbe voluto Marco Pannella. A turno unico non c’è mai stato. C’è stato il Mattarellum che era un un compromesso. Però la legge è li a disposizione come punto di partenza, ha bisogno di alcuni correttivi».

Il riferimento è al 25% di recupero proporzionale che la Mattarella metteva comunque a disposizione. Per Segneri «Quel venticinque per cento potrebbe essere utilizzato per esempio completare un premio di maggioranza, comunque per dare una rappresentatività a quelle forze politiche minori che altrimenti resterebbero fuori dal Parlamento. E’ vero, ci sono criticità. Però come elemento di democrazia è sicuramente più importante avere la possibilità – per gli elettori – di votare la persona, candidata in un collegio piccolo. Come diceva Einaudi, occorre difendere il rapporto tra territorio ed eletto in maniera tale che in Parlamento l’eletto risponda agli lettori di quel territorio, di quel collegio piccolo in cui è stato eletto e non Segretario ora partito o al capocorrente che altrimenti non lo mettono in lista».

Ecco prof poche righe anche su Alessioporcu.it: se non un piatto di cannelloni, ma almeno una porzione di riso, tra un cappuccino e l’altra, ce la siamo meritata. Lo mangi anche per noi, a prescindere dalle opinioni.

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