Il sindaco ordinò: «Incartate la foto del Presidente della Repubblica e restituitela»

Foto: Il Feudo

La provocazione del sindaco Giuseppe Sacco. Anziché restituire la fascia tricolore, in segno di protesta ha deciso di rimandare indietro la foto del Presidente della Repubblica. Decine di lettere per avere chiarezza sul futuro della discarica provinciale. ma nessuno gli risponde. E allora...

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

«Incartate il Presidente della Repubblica»: l’avvocato Giuseppe sconsolato Sacco,  sindaco di Roccasecca con qualche pentimento, ha ordinato al personale della Segreteria di procedere.

In municipio si sono guardati in faccia, stentando a comprendere. I più esperti si sono domandati: “Ma non è già abbastanza incartato il Capo dello Stato?“. Come dargli torto: Salvini che vuole Di Maio, Di Maio che vuole Salvini ma non Berlusconi, Renzi che non vuole né Di Maio né Salvini. Il povero presidente Sergio Mattarella è talmente incartato che nemmeno una consulenza del mago Houdini riuscirebbe a liberarlo.

 

Ma l’avvocato Giuseppe sconsolato Sacco,  sindaco di Roccasecca con qualche disillusione, nel momento in cui impartiva la disposizione, non faceva riferimento alle trattative per il nuovo governo. Non suggeriva mosse politiche con cui ingarbugliare ancora di più la situazione al Quirinale, né a Matteo Salvini né a Luigi di Maio né ad Antonio Tajani.

Lui intendeva proprio «Prendete la carta da pacchi, staccate la foto del Presidente dalla mia stanza e rimandategliela indietro».

 

Cosa ha che non va la foto del Capo dello Stato, affissa nella stanza del Sindaco di Roccasecca? Giuseppe Sacco non la trova abbastanza austera e ne vorrebbe una più sorridente? Non è di suo gusto il taglio quirinalizio della postura in cui Mattarella viene immortalato? O preferirebbe un abito in tonalità e stoffa diverse?

Nulla di tutto questo. L’avvocato Giuseppe sconsolato Sacco,  sindaco di Roccasecca con qualche delusione ha deciso di rimandare indietro la foto del Presidente della Repubblica in segno di protesta.

C’è chi si dimette («Verrei meno all’impegno che ho preso con gli elettori, non si scende dalla nave quando c’è la tempesta»), chi restituisce la fascia tricolore («Ormai lo fanno molti dei miei colleghi, al punto che nessuno ci fa più caso»). E c’è chi, per protestare, fa incartare la foto e la fa rimandare indietro.

 

Ma perché protesta l’avvocato Giuseppe sconsolato Sacco,  sindaco di Roccasecca con qualche arrabbiatura? Perché nessuno lo sta a sentire. No, non è che in municipio tutti facciano come gli pare. E nemmeno in amministrazione.

Il problema è che lui era salito sui palchi ed aveva buttato giù il suo avversato predecessore, prendendo un solenne impegno con la città: “Il giorno dopo che sarò diventato sindaco metterò mano alla questione della discarica“. Il riferimento era alla discarica provinciale dei rifiuti in località Cerreto, zona al confine con Colfelice, attigua allo stabilimento pubblico Saf.

Ad essere onesti, l’avvocato Giuseppe sconsolato Sacco,  sindaco di Roccasecca con qualche riflessione, ci ha provato. Ma ogni volta si è ritrovato a caricare, lancia in resta, contro i mulini a vento. Perché per chiudere un impianto regolarmente autorizzato occorre almeno uno straccio di motivazione.

Lui le ha provate tutte. Senza riuscirci con nessuna. Inquinamento? Macché: gli hanno prodotto le carte del Consiglio Nazionale delle Ricerche (mica pizza e fichi) da cui risulta che quella struttura non inquina. Puzza? Macché: gli hanno risposto che accade in alcune particolari condizioni e comunque che la puzza eventualmente è un disagio ma non un veleno. La chiudo e basta? Neanche a pensarlo «Un minuto dopo un’ordinanza mi imporrebbe di riaprirla perché avrei bloccato il ciclo dei rifiuti dell’intera provincia, senza contare i danni che tutti i Comuni mi chiederebbero per i disagi arrecati».

 

Il problema vero però non è questo. Alla discarica, ormai l’avvocato Giuseppe sconsolato Sacco,  sindaco di Roccasecca con qualche rassegnazione, ci si era pure abituato.

Quello che non sopporta è l’ultimo provvedimento. Che ha il vago sapore della beffa.

Quell’impianto è ormai sull’orlo dell’esaurimento. Nel senso che è quasi arrivato agli sgoccioli il sistema ‘Central Park‘ adottato dalla società Mad (tot di rifiuto ormai secco e inerte, tot di terreno, alberi con radici e prato, come il principale parco di New York che sorge su una discarica esaurita). Non c’è più spazio. L’immondizia mandata in abbondanza dalla sindaca Virginia Raggi ha accelerato l’esaurimento dei volumi.

Lo sapeva l’avvocato Giuseppe sconsolato Sacco,  prima di diventare sindaco di Roccasecca ed aveva ancora con qualche illusione. Per questo si era mosso immediatamente, tuonando dai palchi: «Mi più un altro invaso! Vogliono la nuova discarica provinciale? Vadano a farsela altrove, noi abbiamo già dato».

 

E tutti a dargli ragione. L’allora assessore regionale Mauro Buschini a giurare, sul palco del giovanissimo candidato sindaco avversario: «Finché ci sarò io in Regione non si farà alcun nuovo invaso a Roccasecca». E via tutti a promettere.

Ora però l’avvocato Giuseppe sconsolato Sacco,  sindaco di Roccasecca con qualche ordinanza, si sta rassegnando a fare i conti con la realtà. Perché se avessero provato a portare anche solo una ruspetta per scavare un fosso, lui era pronto a bloccare tutto. Ma non serve. Perché?

Mauro Buschini non è più assessore. E quindi? La discarica è quasi finita e la nuova non c’è. E allora? Se scavano, lui li blocca tutti.

Infatti non scaveranno. L’idea adesso è quella di sopraelevare. Si: ai responsabili è venuto in mente di costruire una bella collinetta di rifiuti, una montagnola per essere precisi, un bel poggio in piena pianura.

 

L’avvocato Giuseppe disperato Sacco,  sindaco di Roccasecca con qualche fregatura ha iniziato a scrivere. Teme che si esaurisca da una settimana all’altra la discarica, che piombi all’improvviso l’emergenza. Ed il ministero, per evitare il caos, autorizzi di tutto e ad occhi chiusi. Ha scritto a tutti.

  • All’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. «E noi che c’entriamo? Ecco i certificati del Cnr da cui risulta in modo scientifico che non c’è inquinamento»
  • Alla Provincia di Frosinone. «E noi che c’entriamo? Abbiamo fatto tutta la parte che ci competeva ed abbiamo risposto che non abbiamo aree disponibili. Il problema è di chi ci ha mandato i rifiuti da Roma, altrimenti qui stavamo bene ancora per un bel po’»
  • Alla Asl. «E noi che c’entriamo? Interveniamo quando ci sono i problemi.
  • Al ministero dell’Ambiente. «E noi che c’entriamo? Vedi più sopra la risposta data dall’Arpa»
  • Al Prefetto, chiedendo un Tavolo tecnico per prevenire l’emergenza. Nessuna risposta.
  • Alla ditta. «E noi che c’entriamo? Mica abbiamo chiesto noi di fare le montagne in pianura».
  • A Mauro Buschini: non è più il ministro regionale con delega alle discariche.
  • Mario Abbruzzese: non è più in Regione e non è diventato nemmeno parlamentare.
  • Anche Daniela Bianchi: è tornata ad occuparsi delle sue attività dopo la parentesi politica.
  • A Marino Fardelli: ha ripreso servizio in ufficio a Roma.
  • Al parroco ed a Sua Eccellenza il vescovo: «Pregheremo per lei».

 

Gli sono rimasti l’Onu ed il Cremlino ma il sindaco ha capito che sono solo carta e francobolli sprecati.

In un momento di sconforto, agli amici più stretti ha confidato: «Ma si può fare il sindaco in questo modo? Qui se hai un problema nessuno ti risponde…».

All’avvocato Giuseppe sconsolato Sacco,  sindaco di Roccasecca con qualche pentimento,  non è rimasto altro da dire se non, guardando il personale, «Incartate il presidente della Repubblica».

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