Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 6 ottobre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 6 ottobre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 6 ottobre 2022

SARA MANFUSO

Sara Manfuso

Ha chiuso la porta alle sue spalle: senza sbatterla. Ma ha fatto rumore lo stesso. Con molta sofferenza. Ma altrettanta convinzione. Perché ha avuto la piena consapevolezza di lasciarsi alle spalle un’irripetibile opportunità di successo mediatico, capace di incidere sulla sua carriera. Ma allo stesso tempo ha maturato la certezza che un principio vale più anche della più grande tra le occasioni. E lei ha deciso di difendere quel Principio, rinunciando all’opportunità. È per questo che l’altra sera l’opinionista cassinate Sara Manfuso è uscita dalla casa – set del Grande Fratello Vip.

Per i non addetti alla trasmissione. Sara Manfuso è una giornalista ed opinionista cassinate, ha iniziato ad affrontare i riflettori quando era ancora studentessa di Lettere e Filosofia: ha sfilato e fatto l’indossatrice. Preferendo la testa al resto del corpo. Intelligente, preparata, dotata di presenza scenica: nel giro di poco è diventata una presenza non occasionale nelle trasmissioni Dritto e RovescioZona Bianca, I Lunatici, Agorà e Pomeriggio Cinque. Scrive per Il Giornale e La Notizia.

Capace di accendere una polemica come di disinnescarla, anche per questo è stata scelta per il cast del Grande Fratello Vip. Dove si è messa subito in evidenza proprio per il suo non essere solo una presenza ma un intrigante spunto alla discussione. Allora perché è andata via? Per un principio. Dimostrando che per le proprie idee si deve essere pronti a tutto.

Marco Bellavia

Ad un certo punto ha detto cose che si possono riassumere in ‘così non è più un gioco‘. Una doccia gelata per la Produzione. Tutto nasce con l’uscita di Marco Bellavia, volto noto per chi da bambino lo vedeva condurre in tv Bim Bum Bam ed ora anche lui concorrente al GF. A tutti aveva nascosto i suoi problemi di salute. Salute mentale. Nulla di che. A condizione che gli altri con cui si sviluppano le sue interazioni ne fossero consapevoli, comprendendone così alcuni comportamenti altrimenti non convenzionali. Come le crisi di pianto o le esplosioni di gioia incontenibile.

Bellavia sente di non regge la pressione, informa i compagni ma tace sulla reale entità dei suoi problemi: ho delle difficoltà, se mi date una mano, insieme riesco a superarle”. Molti pensano che sia una paraculata, un trucco per creare approvazione nel pubblico, oppure una provocazione della Produzione. Finisce che Bellavia viene messo all’angolo, la situazione precipita, lui se ne va. “Una pessima pagina di tv” commenterà poi il ‘padrone di casa’ Alfonso Signorini. Scattano le espulsioni e le eliminazioni per i più rigidi con Bellavia.

Sara Manfuso va via per dire che così non è più un gioco. E che quelle espulsioni/eliminazioni sono state un modo per scaricare sugli ignari concorrenti una mancanza della Produzione. Che avrebbe dovuto accorgersi dei seri problemi di salute di Bellavia. Se non se ne sono accorti loro che lo fanno di mestiere come potevano capirlo i concorrenti? Hanno avuto reazioni discutibili: ma sincere, convinti d’avere a che fare con un furbo. Poteva essere l’occasione per una riflessione. Invece la Produzione ha individuato i ‘colpevoli’ mediatici e si è assolta.

La giornalista cassinate lo ha capito. Ci ha meditato. Ed ha deciso di andare via. Lo ha detto sull’uscio: “La cosa che conta è che sento di doverlo fare e mi sento a posto. La cosa difficile è che io ci stavo bene qua dentro. Stavo bene con ognuno di voi, chi più chi meno, questo è vero. Sono contenta di esserci stata. Penso che alcuni valori ce li abbiamo qua dentro e vanno difesi a testa alta. Io proverò a farlo da fuori e sono sicura che voi continuerete da dentro“.

Vale più un principio che un’intera masseria.

I VIGILI DI GAETA

Foto: Vince Paolo Gerace / Imagoeconomica

Una settimana fa sono finiti sulle colonne del Flop. Troppo paradossale la loro storia. I Vigili Urbani di Gaeta che finiscono contravvenzionati dai loro colleghi di Cassino per ‘divieto di sosta‘. Ora si conquistano la sezione Top: per l’abilità comunicativa con cui sono stati capaci di cancellare quello scivolone sulla più classica delle bucce di banana. Ribaltando in un colpo solo luci ed ombre sulla loro immagine.

Nelle ore scorse erano impegnati in un servizio sul lungomare di Gaeta. Hanno estratto la paletta e fermato un’auto in arrivo. Controllando i documenti hanno scoperto che guidava pur avendo la patente ormai scaduta. E pure la revisione all’automezzo non risultava fatta. Compilano il verbale. Scoprendo a quel punto che il contravvenzionato è un loro superiore: il comandante della polizia Locale di Sezze.

La classica situazione da “vada, vada comandà e corra a fare revisione e rinnovo”. Invece no. Il verbale viene completato, il superiore si scusa e si complimenta con i colleghi: “È stata una mia dimenticanza, sono un automobilista pure io…”.

Per gli agenti di Gaeta cambia la prospettiva, dall’ombra dell’imbarazzo alla luce dell’efficienza e dell’inflessibilità. In appena una settimana.

Chi la fa, l’aspetti (la multa).

RAFFAELE FITTO

RAFFAELE FITTO

Poco da girarci intorno: Giorgia Meloni, che ieri ha tenuto conclave con i suoi, di una quinta colonna in Europa ne aveva bisogno più di quanto non avesse bisogno di accovacciarsi a Palazzo Chigi. Succede sempre così: che alla fine cioè si ottenga proprio quello che si è chiesto e che quello che si è ottenuto sia in gradazione sfumata più difficile di quando lo presagivi.

Ora, è evidente che il vero tandem europeo che sta funzionando in questi giorni è quello Meloni-Draghi, con il premier uscente che in alcune telefonate si è fatto scappare che “si, con Giorgia Meloni si lavora bene”. Ma c’è un altro dato, un altro dato e con esso un altro uomo.

E si tratta di un uomo che non rimanda alle entrature nell’Europa di una leader brava ma “foresta”, ma di un personaggio che ha apparecchiato ad un leader brava le truppe per massimizzare la sua bravura. Raffaele Fitto è “l’uomo “di Giorgia sotto il monumento all’atomo” ed è il co-presidente di un gruppo che a Bruxelles sta incasellando uomini chiave e posizioni: il gruppo Ecr dei partiti conservatori europei.

Con la complicità di un certo “sbrago” delle truppe socialdemocratiche e con l’avallo di un Ppe che ha capito l’antifona Fitto sta via via fissando tutti gli step con cui Giorgia Meloni andrà a chiedere conto e conti sulla crisi energetica italiana, dal summit di Praga con cui “arriverà” con la proposta del “prezzo medio” su più borse al dialogo con gli uffici giusti per assicurarsi appoggio.

Solo due giorni fa Fitto ha fatto una cosa banale per chi non vede ma strategica per chi aguzza lo sguardo: si è fatto una bella chiacchierata con Antonio Tajani (Ppe) da cui i due sono usciti con una frase al semolino ma piena di pepe nascosto: “Sarà un’alleanza forte e solida“.

E non si riferivano solo a quella a Roma.

FLOP

MAURO GIANNINI

Mauro Giannini sindaco di Pennabili

Pennabili è un paese dell’Appennino romagnolo, di una terra cioè che, piaccia o meno, è terra massimalista per tradizione ed in maniera bipartisan: in quella fetta che sta fra la foce del Po e la Bassa gli umori sono quelli che nessuno meglio di Giovannino Guareschi seppe mai descrivere, anzi, “pitturare” come diceva lui.

Guareschi però diceva anche un’altra cosa: che le iperboli sono una vigliaccata e che “una vacca si chiama vacca e se la chiami mucca sempre vacca rimane ed è sicuro che prima o poi “ti lascia una grossa fatta fumante in cortile”.

Ecco perché Mauro Giannini è colpevole: non solo di aver difeso il fascismo con un post social che sembra sputato via da un avanguardista degli anni 70, ma anche di non aver letto Guareschi. Il sindaco di Pennabili ha scritto: “Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera“.

Ovvio che se all’Anpi gli servi una cosa del genere quella poi insorge e corre a scovolare la mitraglietta d’assalto Mab nelle pietraie abitate dai biacchi. Ma il dato è che ad insorgere prima e più dell’Anpi è stato il buon gusto. E cioè quel sottile senso di pacata e serena accettazione di una realtà che nessun revisionista può capovolgere: le dittature sono come le fatte delle vacche e il fascismo fu una dittatura, quindi in silloge il fascismo fu solo, soltanto e per sempre una gran fatta di vacca con presunzioni postume e di reflusso da eunomia pelosa.

La sezione di Santarcangelo di Romagna dell’Anpi ha chiesto al prefetto di Rimini di intervenire. Giannini ha celebrato in un post poi rimosso il suo congedo dall’esercito con la sparata sugli “Immancabili destini” da “camerata che abbandona la camerata” e l’Italia intera si interroga su un quesito eterno.

Sul perché molti di noi si ostinino a piegare la propria indole di arruffoni alla mistica di tempi che, a viverli, ci avrebbero nauseati come e più di chi li ha vissuti davvero.

In congedo.

DAVIDE BARILLARI

Davide Barillari

IL Movimento 5 Stelle lo aveva candidato come Governatore del Lazio contro Nicola Zingaretti. Una volta entrato alla Pisana armato di apriscatole d’ordinanza il consigliere Davide Barillari ha scoperto che il tonno era lui. E più è andato avanti in questi dieci anni delle sue due legislature regionali, più ne ha avuto la percezione. Ammettendolo, pubblicamente: gli va riconosciuto.

Autore del dossier sulle convinzioni politiche di medici ed infermieri nel Lazio (fatto così bene da essere a ridosso della schedatura), convinto sostenitore dei diritti No Vax ed appassionato investigatore delle teorie complottiste, s’è ritrovato fuori dal Movimento 5 Stelle già da tempo. Accompagnato alla porta da una Roberta Lombardi che mal sopporta la fuffa e predilige la concretezza della sostanza. A costo di dover mulinare con l’ascia per sfrondare i rami che non sono alimentati dalla stessa linfa.

Ha provato a fondare un movimento dei grillini ultraortodossi, s’è asserragliato in Regione con la deputata Sara Cunial aspettando che lo esfiltrassero con la forza pubblica (ma sono usciti dopo meno di un giorno, spinti dai morsi della fame e senza che nessuno bussasse mai alla loro porta); ha chiesto asilo in Nord Europa.

Ora fa una pubblica confessione. la scrive su Facebook. “È strano essere tornato in aula, fra emendamenti e verifiche del numero legale. Questo mondo sembra sempre fermo nelle sue inutili autocelebrazioni, mentre fuori dai palazzi la gente sopravvive cercando di pagare la prossima bolletta e aspettando le prossime restrizioni energetiche”. E poi: “Potevamo rivoltare il tavolo, potevamo cambiare il futuro. Ma è mancato coraggio. Per fare battaglie vere servono persone che non piegano la testa, che non scendono a compromessi, che non si vendono. Ma in questo momento storico vincono opportunisti e arrivisti”.

Ora: perché parlare in terza persona delle autocelebrazioni? Partecipando ai lavori della Regione è lui stesso parte di quel consesso. E se è convinto di autocelebrarsi, perché ci va? Sulla mancanza di coraggio: vero, non ci sono gesti coraggiosi nell’attività politica condotta in questi dieci anni dal mancato governatore. Ma atti quasi sempre sterili. Sta tutto qui il senso dell’inutilità di due mandati.

Potevi dircelo prima di farti votare.