Top e Flop, i protagonisti di giovedì 20 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 20 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 20 luglio 2023.

TOP

CHIARA GRIBAUDO

Chiara Gribaudo (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Si chiama Chiara Gribaudo ed è la vicepresidente del Partito Democratico. Soprattutto è una donna che sa fare politica come poche altre. La sa fare perché riesce e mettere a regime congiunto ed a massa critica due cose che nel Pd sono sempre state divergenti. Cosa? La verve ideologica in purezza e la concretezza su temi terragni.

Di solito dalle parti del Nazareno o si blandisce la prima o si applica la seconda. Quasi sempre senza crasi o con crasi sghembe. Che partoriscono chimere e margini ampi di contrattacco per gli avversari. La Gribaudo invece punta alla giugulare e poi ti spiega in endecasillabi perché ti sta spillando sangue.

Ed ha scelto un tema che, per molti italiani, al sangue unisce le lacrime. “La propaganda di Meloni, che descrive il nostro come il Paese della meraviglie, si è dimostrata un castello di carte. Gribaudo è documentata e spiega: “L’Ocse certifica come, in un anno, i salari in Italia siano scesi del 7%. Inevitabile quindi che, per la Dem (e non solo) questa citata “dovrebbe essere la prima emergenza su cui intervenire, ma il Governo ha scelto la via della precarietà e dello smantellamento dei diritti.

Insomma, sul salario minimo la Vicepresidente del Partito Democratico non le ha mandate a dire. Ed ha chiosato: “Continuano a non voler discutere di salario minimo, nonostante oggi l’Istat abbia confermato come questa misura porterebbe benefici a più di 3milioni e mezzo di lavoratori”.

La nota politica da oppositrice è una summa velenosa ed efficace. Eccola: “Ci troviamo di fronte ad un esecutivo che ha dichiarato guerra ai poveri e reintrodotto forme di contratti precari come i voucher. Abbiamo un’altra idea di lavoro, che vogliamo giustamente retribuito, dignitoso, di qualità e sicuro.”

Idea Chiara.

RICCARDO DEL BROCCO

L’assessore Riccardo Del Brocco

Merito o fortuna è materia di discussione sulla quale si appassionano solo i tifosi. Perché una porzione più o meno grande dell’uno e dell’altra occorrono sempre quando si agisce. Nei fatti, nessuno potrà negare che a Ceccano inizia la fase operativa della bonifica attesa da quasi quindici anni. Altrettanto non si potrà negare che questa parta mentre l’assessore all’Ambiente è Riccardo del Brocco, espressione civica in un’amministrazione di centrodestra. E nemmeno lui però potrà negare che quell’iter affonda le radici amministrative in giunte regionali guidate dal centrosinistra.

C’è un concetto di ‘continuità amministrativa‘ che in questo Paese tendiamo a non considerare. Se un’amministrazione pianifica la costruzione di un ponte sarà poi la successiva a tagliarne il nastro: considerati i normali tempi italiani tra ideazione, autorizzazione, progettazione e realizzazione.

All’assessore Riccardo Del Brocco va riconosciuto però di avere svolto con cura la parte di sua competenza: riconoscendogli che non è solo quella di andare in passamaneria a comprare un nastro tricolore ed una forbice. C’è un iter al quale si è dovuto agganciare, ci sono carte che ha dovuto produrre, ci sono uffici regionali e nazionali che ha dovuto individuare, porte di entrambi alle quali ha dovuto bussare. E spiegarsi in maniera convincente.

Se poi sia stato anche fortunato, buon per lui: dopotutto Napoleone sceglieva i propri generali tra quelli più fortunati.

Nel posto giusto, nel momento giusto, nel modo giusto.

FLOP

PASQUALE CIACCIARELLI

Pasquale Ciacciarelli

Nel momento in cui i Partiti dividevano il cucuzzaro della Giunta regionale di Francesco Rocca gli osservatori più attenti lo avevano notato subito. A Pasquale Ciacciarelli era toccato l’assessorato più rognoso. Quello nel quale i margini di manovra sono stretti ed una buona metà dei nervi scoperti negli elettori stanno lì.

Perché c’è gente che non riuscirà mai ad avere una casa ed in un Paese basato sulla reciproca solidarietà un tetto va garantito a tutti. Poi, che decenni di scelte sbagliate, pensioni regalate, opere pubbliche inutili progettate solo per intascare mazzette, abbiano impedito di fare le case popolari è altra questione. Addirittura meno drammatica di come vengano gestite quelle che ci sono.

Per tutti basti un esempio: il parroco di Aquino don Tommaso Del Sorbo da anni segnala che la palazzina confinante con il suo oratorio ha alcune porzioni pericolanti; è in parte dell’Ater e in parte degli inquilini. L’amministratore indicato dai condomini ha da tempo fatto intervenire vigili del fuoco e polizia municipale. Ma di mettere in sicurezza lo stabile o almeno versare i pochi euro della quota per l’assicurazione, Ater non parla. Si tratta di spicci. Non paga lì e non paga nemmeno negli altri. Ed il povero sacerdote deve pregare ogni volta che il pallone dei ragazzini finisce vicino al palazzo pericoloso.

Ci sono centinaia di casi peggiori. E più drammatici. Nelle ore scorse la Regione Lazio è stata occupata dai Movimenti della Casa: sono inferociti. Denunciano la pessima gestione delle case popolari.

All’assessore Pasquale Ciacciarelli non si può addebitare il risultato di decenni nei quali le scelte non sono state fatte: un po’ per ruberia, un po’ per ipocrisia. Anzi, Ciacciarelli è arrivato da talmente poco che nemmeno gli si può addebitare il colore della targa all’ingresso dell’ufficio. Ma è con il titolare che se la prende l’esasperazione della gente quando non riesce a restare nei confini della pazienza.

Avrebbe potuto rispondere questo. E nessuno avrebbe potuto replicare. Invece ha preferito buttarla in politica. Denunciando che “non è arrivata alcuna condanna da parte della sinistra, né dalla Cgil che pure aveva avuto la solidarietà del centrodestra quando a essere colpita fu la sede del sindacato. La violenza va stigmatizzata. Sempre. La sinistra e la Cgil usano due pesi e due misure nel giudicare le occupazioni e le proteste violente. Speriamo che la sinistra, che per anni ha tollerato occupazioni abusive e ricatti da parte dei movimenti per la casa, cambi registro”.

L’arte di buttarla in caciara.

GIANCARLO GIORGETTI

Giancarlo Giorgetti

La linea lui l’aveva palesata da tempo. Ed era una linea in perfetto endorsement con quella della premier Giorgia Meloni. “Il salario minimo non risolverà i problemi”. Così, in purezza, si era espresso il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. Il titolare della “borsa” dell’Italia ha detto senza mezzi termini che la battaglia sul salario minimo non è una buona battaglia. Tutto bene? No, perché al di là delle connotazioni “partigiane” sul tema ci sono piani economici, cioè piani di attinenza perfetta con la mission di Giorgetti, che dicono il contrario.

Il titolare dell’Economia l’aveva invece messa sul piano della demagogia. Ed aveva spiegato: “Il confronto sul salario minimo è importante ma attenzione a pensare che con la norma e la legge si possano risolvere i problemi. Il loop è sempre quello: allora a che serve far discutere categorie e sindacati? “L’Italia ha una storia di contrattazione collettiva che ha prodotto risultati importanti, e laddove esistono delle situazioni che devono essere sanate il salario minimo è probabilmente una risposta opportuna, ma attenzione a non creare distorsioni per i lavoratori che potrebbero essere anche controproducenti.

Insomma, per Giorgetti il fatto che esista la contrattazione collettiva e che la stessa è uno dei monoliti più “sacri” della democrazia, allora la tessa da monolite può farsi “diga”. A cosa? All’ovvietà di discutere il tema. E per converso a ché passi la linea per cui il salario minimo è solo una sterzata propagandistica delle opposizioni per mettere la spunta dov’è ci sarebbe già una regola che funziona. Solo che pare che quella “regola” non funzioni benissimo.

E che l’Europa mandi segnali chiari, a contare il numero di paesi che sul salario minimo hanno già dato pacato assenso e deciso grip sociale. Ma Giorgetti deve essere “fedele alle linea”. A he a costo di apparire, solo per un attimo, “infedele” nei confronti del raziocinio spicciolo di un’Italia messa in ginocchio.

Miope volontario.