Top e Flop, i protagonisti di giovedì 22 febbraio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 22 febbraio 2024

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 22 febbraio 2024.

TOP

CARLO CALENDA

Carlo Calenda (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Ieri ha scritto cose “ovvie” ma noi delle cose ovvie spesso ce ne scordiamo. E quelle cose le ha messe in fila con una lunga intervista su Il Foglio. Il dato è che Carlo Calenda ha fatto una crociata e tutti sono andati addosso a Carlo Calenda. Indicando nel leader di Azione che ha messo in piedi la manifestazione pro Alekseji Navalny al Campidoglio una specie di sceneggiatore ruffiano.

Ed hanno sbagliato tutti, su più fronti, incluso l’altra sera un Michele Santoro più caustico del solito perché candidato Ue. Il primo – ed il più sottile – è stato quello di voler usare lo sdegno per la morte dell’oppositore di Putin per fini partitici. E’ ovvio, evidente e banale che ogni sistema complesso, nel momento in cui si muove su un piano etico, lo faccia anche sulla scorta della sua impalcatura.

Cioè di quella faccenda in virtù della quale chiede consenso. E’ la natura dei partiti, anche quando sono promoter di ecumenismo morale, ci mancherebbe. Il secondo errore è stato quello di essere scettici nei confronti di Calenda perché da un leader funzionalista e praticone tutto ci si sarebbe aspettato meno che una “crociata etica”. Ma stiamo scherzando?

Se non urli non ti sentono? Falso, e sbagliato
Carlo Calenda ed Elly Schlein (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Davvero siamo alla frutta al punto da non considerare i partiti più equilibrati incapaci o inabilitati a battaglie di respiro morale solo perché non urlano come al banco frutta, come invece fanno molte altre formazioni? Insomma, dal ginepraio che si è tirato addosso il leader di Azione ne è uscito benissimo.

E ieri tra le altre cose ha precisato una cosa. Lo ha fatto dopo le parole al miele di Putin sull’Italia, un modo da parte dell’autarca russo di mettere zizzania talmente ovvio che lo avrebbe capito anche un paracarro. Ma Calenda ha colto l’usta politica e da opportunista ha lanciato la polpetta avvelenata.

“Le parole di Putin sull’Italia sono un richiamo per i tanti putinisti nostrani che lo fiancheggiano. L’obiettivo è averli in UE e minarne l’unità dall’interno. Questa strategia va avanti da anni. Salvini ne è stato il perno. Per questo sulla vicenda Lega-Russia Unita occorre andare fino in fondo”.

Poi l’esca ad Elly Schlein: “Spero che anche il Pd si unisca a questa battaglia”.

De core e de capoccia.

AURELIO TAGLIABOSCHI

Aurelio Tagliaboschi

Cartesiano, capace di interpretarne il pensiero come solo pochissimi altri. E questo portò Barruch Spinoza ad un razionalismo quasi integrale. Tanto che ne fu tra i principali interpreti del suo tempo, anticipando l’Illuminismo e la rilettura della Bibbia sotto una diversa esegesi. La concretezza lo portava a ritenere che “L’occasione arriva solo a colui che è ben preparato”. All’Associazione delle Bonifiche del Lazio forse non leggeranno Cartesio né Spinoza: ma la sua concretezza l’hanno mutuata.

Solo così si spiega la prontezza fulminea del direttore provinciale Aurelio Tagliaboschi. Appena il tempo di partecipare alla seduta di insediamento del Comitato Provinciale per la Ripresa e lo Sviluppo Sostenibile e di portare su quel tavolo il problema della riparazione delle piccole frane causate dal maltempo. Si impiegano anche due mesi – ha spiegato Tagliaboschi – solo a causa delle nuove procedure introdotte dalle Regione quando invece si potrebbero riparare in pochi giorni.

La riunione del Comitato

Il presidente della Provincia Luca Di Stefano è stato chiaro: il Comitato non deve essere una passerella ma un luogo dove risolvere le cose. Ha chiesto a Tagliaboschi di far pervenire la soluzione da portare in Regione Lazio. Appena dodici ore dopo quell’invito, il direttore di Anbi Frosinone ha depositato in Provincia bozze di protocollo, schemi, elenco delle cose pratiche con cui superare il problema. (Leggi qui: Doccia fredda sul Comitato per lo Sviluppo).

È l’applicazione pratica della linea portata in Anbi dal direttore nazionale Massimo Gargano e dal direttore regionale Andrea Renna. E cioè: preparare i progetti, farli approvare, tenerli nel cassetto fino al momento in cui non ci sono i soldi per finanziarli. Ma appena si apre una strada di concretezza il progetto balza sul tavolo, pronto a diventare cantiere in pochi giorni.

Quello di Tagliaboschi è il primo piano messo nero su bianco e corredato da tavole e schemi che il Comitato potrà far vagliare dai tecnici della Provincia ed inoltrare alla Regione. È esattamente quello che voleva il presidente Luca Di Stefano per il suo Comitato.

Come Nembo dal ciel.

VINCENZO IACOVISSI

Hanno detto di si, presi ad uno ad uno. Tutti quanti. E quando sono stati chiamati a ripeterlo riuniti insieme, solo due sono mancati. Eppure, appena cinque anni prima la risposta era stata una serie di No: tanto netti quanto inappellabili. Il presidente della Commissione Area Vasta del Comune di Frosinone Vincenzo iacovissi è riuscito nell’impresa di mettere insieme i Comuni intorno al capoluogo per farli partecipare ad un progetto di collaborazione. Che non si preclude la strada di diventare un’Area Vasta cioè un super Comune che coordini tutti gli altri, pur salvaguardando l’identità di ciascuno. Poniamola meglio. (Leggi qui: Grande Capoluogo, otto Comuni dicono si al primo passo).

Nel 2018 l’allora presidente di Unindustria Giovanni Turriziani mise in campo un luminare della Geografia Economica e Politica, la professoressa Maria Prezioso dell’università di Roma Tor Vergata. Le chiese di analizzare se fosse possibile unire una decina di Comuni e realizzare una grande entità ma senza fondersi. Più semplicemente fare cose insieme in maniera concordata ed organizzata da una cabina di regia. All’epoca poco ci mancò che lo prendessero per matto. Ma il tempo ha dato ragione a Giovanni Turriziani.

Giovanni Turriziani

Perché i provvedimenti antismog a Frosinone sono del tutto inefficaci se il traffico non viene bloccato anche nei centri vicini. E lo stesso vale per tante altre iniziative. Dividendosi i compiti, si potrebbero realizzare più cose, in maniera più efficace e con meno costi. Soprattutto, mettendo sul tavolo progetti che riguardano una comunità con oltre centomila abitanti si accede a finanziamenti europei che altrimenti risulterebbero irraggiungibili.

Vincenzo Iacovissi ha ripreso in mano i fili di quel ragionamento. E con pazienza li ha riannodati. Fino a portare i dieci Comuni a dire si all’Area Vasta. Ora si tratterà di mettere a terra quei piani. Se son rose fioriranno. Ma c’è anche un altro aspetto.

È quello politico. Vincenzo Iacovissi è un dirigente nazionale del Partito Socialista Italiano. E negli anni scorsi ha compiuto il sacrificio di ritirare la sua candidatura a sindaco di Frosinone per dare spazio a quella del Pd. Se portasse a casa l’Area Vasta sarebbe un successo politico enorme. Che farebbe di lui, dopo la stagione di Riccardo Mastrangeli, un candidato naturale ad un ruolo di sindaco. Tanto per il centrosinistra quanto per il centrodestra.

Prove tecniche di consenso.

FLOP

ALESSANDRO POZZI

Alessandro Pozzi

Simone Pillon, in occasione della giornata di ieri dedicata all’Italiano come lingua madre, ha punzecchiato: serve “certificazione linguistica B1 QCER”. E qualcun altro se l’è voluta giocare di tigna pelosa, la sua poco edificante partita, e per l’intera giornata di ieri è stato subissato dalle critiche. Il dato cardine per capire in cosa e quanto abbia sbagliato Alessandro Pozzi è bifido. C’è quello in purezza per cui, le la fai sghemba, l’hai fatta e basta. Il secondo è più politico e di respiro ampio. Partiamo da quello ma prima spieghiamo di cosa si parli.

Pozzi è sindaco di Pontoglio, in Brianza, sindaco leghista, ed ha negato la cittadinanza italiana a una donna di origini marocchine. A parere del sindaco la donna, che sta qui da noi da 21 anni, “non sa la lingua e ha carenze talmente evidenti da non riuscire a comunicare”.

Formalmente potrebbe anche starci, ma solo in punta di fiscalismo malevolo. E poi il quadro generale che non ha colto Pozzi è stato quello per cui c’è già una Lega estrema che non perde occasione per andare in iperbole. E’ soprattutto la Lega che trova il suo massimo della “purezza” proprio in Matteo Salvini e non sta messa molto bene. Gli conveniva sganciarsi in punto di mitezza, insomma.

Ma c’è anche un’altra Lega che sta andando avanti rispetto alle sue ubbie molosse originarie. Ed è quella la Lega del futuro. Pozzi è giovane ed avrebbe dovuto fiutarlo.

“Un gesto doveroso”

Il dato non di sistema è invece un altro. Come si fa a negare cittadinanza ad una persona con difficoltà di espressione in un paese dove chi con la cittadinanza ci nasce ha le stesse difficoltà per congrua parte? Per Pozzi invece si è trattato di un “gesto doveroso, di rispetto verso i cittadini di origine straniera che sono diventati italiani e si sono integrati nella nostra comunità”.

La poveretta è in Italia dal 2003 ed aveva fatto richiesta di diventare cittadina italiana 15 anni fa. Non ha sviluppato skill linguistiche sufficienti? E come avrebbe potuto, in un paese che ghettizza i rapporti umani? Il sunto è che quella donna “non è stata in grado di pronunciare il giuramento richiesto dalla normativa”.

Le “ragioni” del sindaco

Lo spiega il Corsera. Pozzi è andato a puntellare le sue presunte ragioni: “Non sapere nemmeno rispondere a un semplice ‘Come ti chiami?’ dopo oltre 20 anni solleva non solo legittime preoccupazioni pratiche, ma anche interrogativi più ampi”. Su cosa? “Sulle barriere che potrebbero esistere nel processo di integrazione, sia a livello familiare che sociale”.

“E’ preoccupante pensare che una donna possa trascorrere così tanto tempo in Italia senza acquisire una conoscenza minima della lingua del Paese ospitante”. Quindi “ciò solleva dubbi sulla reale inclusione nel corso di questi anni. Mi pare evidente che non abbia mai voluto integrarsi.

O magari non ha potuto, sindaco Pozzi. Magari per colpa anche delle barriere che lei invoca come scriminante. In un paese che forse dimentica quanti ladri di congiuntivi ci siano tra coloro che fieramente sono cittadini e spesso decisori di un paese che le lettere le ha inventate. E che poi si è fermato a “noncielodicono”.

Pozzi di scienza.