Top e Flop, i protagonisti di giovedì 25 gennaio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 25 gennaio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 25 gennaio 2024.

TOP

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto © Ansa)

Sarà perché “finalmente” le è arrivata una battaglia a metà strada esatta fra etica e pratica, ma sta reagendo bene. E sull’approvazione in Senato dell’autonomia differenziata alle Regioni ha reagito bene. Elly Schlein ha colto sia il disegno politico e la chiave di lettura annessa che il pericolo tecnico che si profila all’orizzonte con un eventuale quanto probabile passaggio alla Camera.

Da un punto di vista politico Schlein è stata chiarissima: l’autonomia differenziata rappresenta il compimento di un unico disegno delle tre forze di governo. Un vero piano con cui ognuno si è scelto il suo filone madre. E nessuno degli altri si è intraversato, contando sullo stesso atteggiamento una volta che in agenda la spunta si fosse accesa sui suoi desiderata. Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni vogliono la riforma del premierato in senso forte.

Forza Italia di Antonio Tajani ha in carniere la riforma della giustizia in senso lasco e sì, la Lega di Matteo Salvini premeva per la riforma-Ddl Calderoli. La segretaria dem è tornata a promettere battaglia su quello che un caustico Pierluigi Bersani ha definito “il maiale che dà solo prosciutti”. Lo ha fatto alludendo alla capacità di Calderoli di imbonire su una riforma che per lui porta bene e benefici a tutti. E invece Schlein ha le idee chiarissime e sa che i benefici saranno solo per chi bene già stava.

Questo perché ogni Regione punterà ai suoi desiderata normativi settandoli sulle sue forze, senza uno Stato centrale ad operare. E c’è un aspetto ulteriore, un paradosso che la leader del Nazareno ha colto appieno.

L’autonomia regionale è di fatto un colpo durissimo al nazionalismo in purezza. E Giorgia Meloni è guida di un partito nazionalista. Partito che un po’ ha “svenduto” la sua anima recondita per irrobustirne un’altra. Ma è quella che punta a perpetuare più Meloni come persona che FdI come partito.

Schlein ha colto la differenza e lo ha fatto sapere.

Belluina e pratica.

LUCA DI STEFANO

Foto © Stefano Strani

Sono i dettagli a definire le cose. Se poi quei dettagli non li fai vedere, rischi che rimangano nell’ombra. Ma Luca Di Stefano, presidente della Provincia di Frosinone è fatto così: genere atipico di politico, non cerca fanfare e fugge dai riflettori. Così, è passata sotto silenzio la piccola rivoluzione green che ha deciso di attuare nel garage dell’Amministrazione Provinciale.

Procederà alla sostituzione di 18 veicoli diesel attualmente presenti nel suo autoparco e li rimpiazzerà con moderni mezzi Euro 6 alimentati a benzina/metano. Lo ha disposto in base a quanto stabilito dall’accordo per il miglioramento della qualità dell’aria nel Lazio. La Regione sosterrà l’intervento con un contributo di 822 mila 500 euro della Direzione regionale Ambiente.

La riqualificazione dell’autoparco – ha detto il Presidente – non costituisce solo un’opportunità per abbracciare tecnologie più pulite e sostenibili ma rappresenta anche un impegno concreto a favore di un futuro migliore per le generazioni a venire. Dobbiamo guardare oltre il presente e investire in soluzioni che riflettano la nostra responsabilità verso l’ambiente e la salute pubblica“.

Green ed in silenzio.

FLOP

FRANCESCO ZICCHIERI

Francesco Zicchieri (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Dissentire è un’opzione. Manifestare il proprio dissenso è un dovere morale. Soprattutto se si è svolta una funzione pubblica come quella di rappresentante dei cittadini nell’Aula di Montecitorio. E poco conta che quel mandato sia terminato e si sia tornati alle proprie attività in quella che comunemente viene chiamata ‘società civile‘. Francesco Zicchieri è stato deputato della Lega per un mandato, eletto nel collegio blindato di Frosinone città; poi il Partito ha ritenuto di non ricandidarlo e lui nelle ultime ore della Legislatura ha cambiato fronte.

A Terracina la sua voce ha sempre avuto un ruolo in politica: non a caso è stato più volte consigliere comunale. E proprio per questa responsabilità sociale che ancora avverte, appena ha visto una cosa che non condivideva l’ha scritto. E fin qui nulla da dire.

Il problema sta nel modo e nel mezzo. Francesco Zicchieri ha postato sulla sua pagina social un’invettiva contro il giornalista del quotidiano Latina Oggi Alessandro Marangon. Nel dissentire contro la scelta di pubblicare una determinata foto a corredo di una notizia, Zicchieri ha commentato “Pubblicare una foto del genere mi fa schifo! Giornalista terrorista, vergogna“. La foto ritraeva un uomo arrestato per reati gravi e che ha dato in escandescenze prima della direttissima in Tribunale.

Il problema non è nemmeno l’insulto. Ma la reazione social che Francesco Zicchieri ha innescato. La persona arrestata è molto in vista a Terracina, la stessa città di Zicchieri e del giornalista. Per questo si è scatenata la tempesta dei commenti social: decine di reazioni piene di insulti al giornalista che ha riportato un fatto di cronaca.

La tragedia della ristoratrice del Lodigiano ha insegnato assolutamente nulla. Ed uno come Francesco Zicchieri quella lezione non può ignorarla. Soprattutto non può non sapere che il Lazio da tre anni è al primo posto nell’elenco che l’Osservatorio del Ministero dell’Interno tiene sulle minacce all’informazione.

Inutilmente pericoloso.

IL TG4

Va bene (quasi) tutto: che ci siano dei media schierati, che ad essi si contrappongano media censori di quegli endorsement. E perfino che ci siano media che ignorano bellamente il principio di indeterminazione di Heisenberg e che si proclamano beotamente puri.

Attenzione al preambolo quindi: il Tg4 affidato (anche) dalla spotteggiante e placidamente più commentatrice che conduttrice Stefania Cavallaro non ha tare particolari. È solo un mezzo house-organ più marcato che non lascia adito a dubbio alcuno. Sta col destracentro, è roccaforte azzurra ma ha trovato un nuovo ancoraggio nella premier “sorella” Giorgia Meloni. E ci sta, in un’ottica generale un filino più pluralista ci sta perché non esistono giornalisti imparziali ma solo giornalisti obiettivi.

Ed è in termini di obiettività che il Tg4 sta toppando, cioè dove perfino la pezza della parzialità buona non attacca. Su cosa? Su quella che servizi, conduttori, conduttrici, taglio ed annessi (a dire il vero non solo del Tg4) si ostinano ancora a chiamare “carne sintetica”. E che viene messa al centro di approfondimenti-panino dalle cui cesoie è difficile scampare.

Che la si ami o meno, la nemesi dell’arcigno ministro-cognato Francesco Lollobrigida, quella non è carne di sintesi, ma carnecarne coltivata. Cioè un prodotto naturale riprodotto in maniera innaturale. E non un prodotto innaturale assemblato da scienziati matti.

Il Tg4 è fatto da giornalisti, cioè da professionalità che dovrebbero al limite lardellare la verità per mood di bottega. Ma cambiarla no, mai. Quello lo fanno i bugiardi o gli incompetenti. Ed al Tg4 – qui non si scherza – non ne vediamo, quindi siamo buoni e pensiamo ad un refuso da appeasement magari troppo marcato.

Dirla tutta, sempre e bene: o benino.