Top e Flop, i protagonisti di giovedì 31 agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 31 agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 31 agosto 2023

TOP

MATTEO RENZI

Matteo Renzi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Ha incasellato un agosto praticamente perfetto seguendo due strade ed azzeccando più di una mossa. In strategia e tattica Matteo Renzi si conferma “Top Gun” della capacità offensiva di un certo modo di fare la politica. La prima strada che Renzi ha seguito è stata facile ma proficua. Non si è accodato alla “chiamata alle armi” delle opposizioni sul salario minimo.

E non è che abbia fatto bene a non avversare la scelta del governo di non avallare quelle richieste in toto. No, la scelta ottima di Renzi è stata quella derivata dall’aver capito che sul salario minimo c’era più verve “borbonica” da “facciamo ammuina” che piglio riformista sincero. Perciò prima di ferragosto si è sfilato dall’ammucchiata che ha portato altri esponenti della minoranza a Palazzo Chigi.

Dove trucco e parrucco non sono riusciti a mascherare l’inerzia di una iniziativa-spot. La mossa numero due di Renzi è stata sul tuo terreno di elezione, quello su cui tra l’altro è più amaramente skillato per vicende personali multiple: la giustizia e la sua amministrazione.

“Io sono stato oggetto di numerose indagini che si sono rivelate un flop ma anziché urlare o gridare al complotto mi sono difeso seguendo la Costituzione e le leggi”. Renzi è creatura strana ma intelligentissima: nella sua saggezza cioè è riuscito a far passare il suo calvario come aberrazione e la sua risposta come signorilità.

E a dire il vero non ci si è dovuto neanche impegnare troppo, a “far passare”, perché è quello che empiricamente è successo. Certo il leader di Iv combatte la sua crociata e come tutti i crociati ha i suoi “infedeli” da colpire. “Dopo avermi ‘mostrificato’ agli occhi dell’opinione pubblica in tanti volevano farmi fuori politicamente usando indagini farlocche.

“Il Fatto Quotidiano è da anni in prima linea su questa posizione. Io non ho reagito strepitando ma ho fatto tutto quello che la legge permette di fare: appelli, ricorsi, difese processuali”. In un coacervo di promesse belluine e di volumi altissimi Renzi è riuscito a fare massa su cose concrete ed il cui equilibrio è riconoscibile anche da lontano.

La chiosa è di ieri, ed è stata chiosa serenamente e politicamente venefica. “Tutti adesso parlano di periferie abbandonate. Una semplice proposta: il Governo Meloni ha stanziato nella scorsa legge di bilancio 892 milioni di € per le società di serie A. Bene, anzi male. Per la prossima legge di bilancio stanziamo la stessa cifra, 892 milioni di € per le periferie, non per i presidenti del calcio. Così passiamo dalle chiacchiere ai progetti”.

Ora non gli resta che tradurre in numeri i suoi “numeri”. Ma quello sarà molto più difficile.

Una spanna sopra.

DANIELE NATALIA

Daniele Natalia

La tentazione di derubricare tutto è forte. Spunta dal fatto che i protagonisti sono giovanissimi e stanno facendo i conti con le loro prime responsabilità. Ma nel caso della capretta uccisa a calci da due ragazzi al culmine di compleanno in un agriturismo di Anagni non è tanto la morte del povero animale a dover fare riflettere. Semmai la totale assenza di empatia e pietà che i due diciottenni hanno dimostrato. Ed è un segnale che ha colto bene il sindaco Daniele Natalia.

Perché è chiaro che questa non sia la storia malata di due ragazzini in preda all’esibizionismo. Ma è molto di più. E molto più ampia. Perché attorno a quelli che uccidevano la capretta c’erano altri che filmavano con i cellulari. E dietro di loro ci sono stati tanti altri che hanno condiviso. Il problema sta in quel brodo di coltura nel quale una generazione sta crescendo.

Non è un problema di esibizionismo perché fa parte dell’essere ragazzi: prima si sgasava con lo scooter o si impennava davanti a tutti per attirare l’attenzione, ora il fenomeno è amplificato migliaia di volte perché il mondo e la tecnologia sono diversi. Il problema è che oggi “esisto in quanto faccio questo”. Spieghiamola: prima si cercava di distinguersi impennando con il Ciao o studiando o giocando bene a calcio o in migliaia di altre declinazioni. Oggi ci si sente qualcuno solo se si è parte di una comunità nella quale la gente segua e commenti, fosse pure soltanto cliccando un’emoticon. E tutto il resto diventa oggetto virtuale da piegare per infilarlo dentro un telefonino ed ottenere like.

A quel punto, correre per ventiquattrore su una Lamborghini a costo di ammazzare un bambino o uccidere a calci una capretta è solo un modo per dire ‘esisto’; se non lo facessi sarei nell’anonimato. È questo il vero dramma.

Al quale il sindaco di Anagni Daniele Natalia cerca di andare fino in fondo. Sarebbe stato troppo facile parlare di sicurezza e farne un problema di ordine pubblico. Il sindaco ne ha fatto tema di disagio. Per questo dopo avere annunciato martedì sera «la costituzione di un tavolo tecnico comprendente il Comune di Anagni, il Comando di Stazione dei Carabinieri di Anagni, la Tenenza della Guardia di Finanza di Anagni ed il Comando di Polizia locale di Anagni, per l’analisi e la prevenzione ed il contrasto dei fenomeni di microcriminalità sul territorio cittadino», ora ha aggiunto anche un tavolo con esperti comportamentali, psicologi sociali e sociologi per capire cosa si debba fare per intervenire su quello che c’è dietro. E non solo quello che c’era davanti allo smartphone che filmava lo scempio.

Oltre le crude apparenze.

FLOP

ENZO SALERA

Enzo Salera

La tempestività è uno dei fattori essenziali dell’efficacia: le cose funzionano se si interviene subito e bene. Ha senso chiudere una falla fintanto che la barca è ancora in superficie, farlo quando ormai è adagiata sul fondale non ha molta utilità. Il sindaco di Cassino Enzo Salera lo sa bene. Perché in molte circostanze è intervenuto addirittura prima che i problemi si creassero, evitandoli sul nascere. Come nel caso delle procedure per ottenere i finanziamenti regionali con i quali sta rifacendo piazze e corso principale. O per assicurarsi tutte le autorizzazioni ad eseguire i lavori. L’esatto contrario dell’ordinanza contro la malamovida.

Era attesa all’inizio dell’estate. Perché già a primavera inoltrata era chiaro che la situazione stava diventando ingestibile: adolescenti ubriache, scazzottate, pestaggi, inseguimenti… In pieno centro, in piena serata, sotto gli occhi di tutti. Sia chiaro: se i ragazzini bevono la colpa non è del sindaco né della sua amministrazione; se dopo avere bevuto sfiorano il coma etilico nemmeno si deve bussare in municipio.

Ma un problema c’è ed è evidente dalla primavera. Esattamente come lo è stato ai Navigli di Milano ed in tanti altri centri storici di tante altre grandi città. Che sono intervenute ed una soluzione hanno cercato di individuarla.

A Cassino l’ordinanza che doveva mettere ordine alla Malamovida è arrivata adesso, praticamente a settembre. È la numero 23 e si chiama “Misure di sicurezza urbana con particolare riguardo al fenomeno della movida“. E non risponde alla situazione esasperata che ha portato alcuni giorni fa i residenti ad ipotizzare un comitato per chiedere l’invio dell’Esercito per presidiare le strade del centro.

Niente Polizia Municipale in più la sera, niente steward all’interno dei locali per fermare chi sta esagerando. Cambiano solo gli orari per l’interruzione della musica e la vendita degli alcolici. Stop. Tre mesi per scrivere solo questo: un cambio di orari. Il tutto nonostante il sindaco premetta che «in alcuni casi la movida si traduce in episodi di disturbo della quiete pubblica ed atti di vandalismo». 

La stalla chiusa quando i buoi oramai sono fuggiti? Peggio. È la montagna che ha prodotto un topolino.

Tanto rumore per nulla.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

La sua ormai è una fissa che scavalca la bontà di ciò che sostiene o la discutibilità di merito di ciò di cui è acceso sponsor. L’impressione è cioè che per Matteo Salvini il Ponte sullo Stretto sia un movente per far risaltare le tare delle opposizioni piuttosto che il punto di arrivo di una precisa linea politica e infrastrutturale.

Le sue ultime affermazioni, anche a mettere in tara a parte lo scivolone sul numero di Topolino che poi bene bene non finiva, sono tante. Magari troppe. E con l’estate al lumicino tornato perciò ad affiorare. “Mi incuriosisce che Pd e 5S, che parlano di salario minimo, dicano no a opere pubbliche come il Ponte, che porterà 100mila posti di lavoro”.

Tradotto dal benaltristese puro di cui Salvini è un po’ la Stele di Rosetta o la Lineare B: “Ma come fate a parlare di un argomento A se poi su quello B siete così orbi?” Il meccanismo è sempre quello, ma funziona male. Si punta un varco nel ragionamento degli avversari più che uno spot di densità di un proprio obiettivo, poi ci si infila e si va di divaricatore.

Salvini infatti tende a procedere per “endiadi”. Cioè nei suoi ragionamenti-spot segue sempre due binari. Il primo che dovrebbe corroborare direttamente le sue scelte, della Lega e del destra-centro.

Poi il secondo, che andrebbe a corroborare ancora quei ragionamenti ma facendo perno sull’inaffidabilità di chi glieli contesta, ma su altri temi. Della serie “parli proprio te?”.

Tutto molto funzionale, tutto molto banale. La riprova? Eccola: “Un governo deve ascoltare: noi stiamo ascoltando tassisti, balneari, sindacati. A differenza di altri governi che decidevano senza ascoltare nessuno. E’ giusto ascoltare”.

Manca qualcosa, cioè il punto di attacco agli avversari. Si rimedia subito: “Poi, è chiaro che se Pd e M5S difendono il reddito di cittadinanza, così com’è e non cambiano idea su nulla, noi abbiamo il dovere di tirare dritto”.

Tattica puerile.