Top e Flop, i protagonisti di martedì 12 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 12 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 12 marzo 2024.

TOP

LUIGI MACCARO

Luigi Maccaro

Dritto alla meta ed alla polpa degli argomenti e schietto come solo uno scout pluridecennale sa essere. L’impressione – per nulla militarista per carità e nessuno si adombri – è che chi abbia indossato in diverse fasi della sua vita una divisa poi sappia mettere a frutto bene quelle soft skill. Dove per “divisa” si intende somma tra didattica di rigore e lealtà.

Bene nel senso di meglio della media. Luigi Maccaro è l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cassino ed è uomo di punta del team con cui Enzo Salera ha governato Cassino finora. E con cui si appresta a chiedere nuova fiducia per governarla con un altro mandato.

Comunque vada ed al di là dell’insindacabile giudizio d’urna della cittadinanza, Maccaro è tra quelli che appaiono più orientati. Sia per il cimento che per lo status quo, a contare che le amministrative spesso cassano ogni azione nel presente perché proiettano tutto nel futuro, e si mangiano quasi sempre un trimestre secco.

L’intervista-bomba
Foto © Michele Di Lonardo

In una sua intervista Maccaro ne ha avute per tutti: ha cazziato quelli che avevano abbandonato l’inaugurazione dell’anno accademico per fare codazzo a Francesco Rocca. Ha respinto ogni ipotesi di “apparentamento sghembo” con i primaristi di Cassino. Ed ha detto a chiare lettere che Peppino Petrarcone è persona che sta nei desiderata del team che chiederà il voto a giugno. (Leggi qui: Maccaro: ce la giochiamo con Enzo e poi nel 2029 ripartiremo da zero).

Senza peli sulla lingua. E soprattutto con una visione prospettica che la dice lunga sulla sua capacità di fare massa critica oggi ma di cercarne di nuove domani. Sempre nel solco del centrosinistra e di Demos che ne è parte.

Che significa? Che a parere di Maccaro nel 2029 ci si dovrà resettare e ripartire da capo, magari con delle primarie, ma che per adesso si tira tutti dritti e forte per tenere Enzo Salera ai vertici di Piazza De Gasperi.

Fedele oggi, libero domani ma mai anarchico e fuori contesto. Come dovrebbero essere tutti in politica, a ben vedere.

Agguerrito ma sereno.

MATEO ZEMBLAKU

Mateo Zemblaku

Luoghi comuni. Inutile girarci intorno, la maggior parte degli esseri umani ragiona per luoghi comuni. Cioè per scorciatoie, sulle quale si incammina la gran parte della massa. Ed il fatto che tutti si infilino su quella strada non fa altro che rafforzare la nostra convinzione che sia quella giusta. Ci sono trattati di Sociologia e di Psicologia della Comunicazione che analizzano benissimo il fenomeno: quelli del professor Robert Cialdini sono tra i più chiari in assoluto.

Ragioniamo così perché facciamo prima: risparmiamo tempo e soprattutto perché siamo sopravvissuti facendo branco e l’esperienza di uno aiutava tutti. Sbagliato. Sbagliatissimo. Perché in quegli schemi si infilano molti errori e molti trucchi di chi vuole creare in noi una reazione. Lo fanno i pubblicitari, lo fa chi vuole orientarci.

A ricordarcelo è un avvocato con studio a Frosinone: si chiama Mateo Zemblaku, è segretario della sezione Psi di Frosinone ed è di origine albanese. Chi ha i capelli bianchi ricorda la grande fuga dei disperati a bordo della nave Vlora (Leggi qui: Ferrara: “Quel giorno di 30 anni fa che gli albanesi arrivarono a Frosinone”).

In quel carico di disperati c’era di tutto: dissidenti politici, disperati in cerca di un sogno italiano, ragazzi attirati dalle nostre trasmissioni tv fatte di lustrini e giochi a premi, inquilini delle patrie galere. Alcuni erano finiti dentro perché sorpresi ad ascoltare Albano e Romina al Festival di Sanremo, altri erano delinquenti fatti. È la legge dei grandi numeri. Ma a finire sui giornali erano solo i secondi: perché fa sempre più rumore un singolo albero quando cade che un’intera foresta mentre cresce. Così è nato il binomio Albanesi – Delinquenti, un luogo comune nel quale tanti si sono infilati in fretta. Ritirandolo fuori dopo i fatti dello scorso fine settimana alla Shake Bar di Frosinone. (Leggi qui: Gli spari allo Shake ed il sepolcro di Frosinone).

Luoghi troppo comuni
Via Aldo Moro sabato sera

E invece «La maggior parte della comunità albanese si è integrata da ormai trent’anni in provincia di Frosinone». A ricordarlo è stato proprio Mateo Zemblaku, sottolineando come quell’episodio abbia colpito tutti «sconvolge la comunità albanese come tutti i frusinati. È una comunità che ha fatto tanto per integrarsi, ma un fatto del genere sta provocando ripercussioni. Sembra di essere tornati indietro agli anni Duemila, quando era “caccia all’albanese” per qualsiasi cosa succedesse».

Zemblaku oggi ha 34 anni. Arrivò in fasce nella provincia di Frosinone. Dove ha lavorato come cameriere in una pizzeria per pagarsi gli studi in giurisprudenza, costruirsi una famiglia, avviare lo studio legale. Ma il pregiudizio, il luogo comune è forte: i social ne sono pieni dallo scorso sabato. «Sinceramente ancora feriscono, anche se ci siamo abituati da anni e abbiamo le spalle larghe – analizza Zemblaku -. Abbiamo fatto tanto per rifarci una vita daccapo, vivendo del nostro lavoro in tranquillità, ma basta un singolo episodio per far riesplodere il pregiudizio».

L’errore di fare d’ogni erba un fascio.

FLOP

MARCO MARSILIO/LUCIANO D’AMICO

Marco Marsilio

“Mai nei 30 anni precedenti una amministrazione uscente era stata riconfermata per un secondo mandato”. Fa bene a dirlo ed ha fatto benissimo nel realizzarlo. D’altronde 7 punti percentuali circa di distacco qualificano una sola cosa: che quella è innanzitutto una vittoria meritata. Poi però c’è l’analisi a margine sul bis di Marco Marsilio.

Vincere senza convincere del tutto, e non è un sovvertimento della volontà popolare che resta sacra. Come resta intoccabile, cristallina ed oggettiva la vittoria di Marsilio con annessa riconferma alla guida dell’Abruzzo. In politica i concetti d testa a testa, rimonta possibile e “comunque hai avuto la strizza fino alla fine” valgono come i soldi del Monopoli.

Quello che conta è vincere ed avere le redini di un sistema complesso. Questo dopo che la maggior parte di chi ti dà delega d’urna, anche con un solo voto, ha deciso per te al comando. Da questo punto di vista chi ha perso senza alcuna attenuante è Luciano D’Amico: il prof teramano, che ha avuto il merito mesto di averci messo la faccia, è stato vittima di un “coccolone ipnotico” in corso d’opera.

D’Amico che non ha bucato
Luciano D’Amico

E non ha “bucato”, non solo perché non c’è stato un effetto Sardegna, ma anche perché non c’è stato un effetto Todde. Quella pacata irruenza cioè che ha permesso alla candidata sarda di fare breccia in maniera più ficcante. D’Amico non ha capito che il mood camomilla era un ottimo punto di partenza, ma non un punto di stasi. E il campo largo sa ancora di alchimia da piccolo chimico, non da reazione di laboratorio controllata e stabile.

Fatta questa premessa però va detta qualcosa anche sul vincitore: una vittoria elettorale è un inizio, non una fine. E che se quello che ha portato Marsilio a vincere è anche frutto di robusti endorsement da Roma mai visti prima nei 30 anni che Marsilio cita, allora come inizio non è dei migliori.

Spieghiamola un po’ fuori dai denti della retorica di una vittoria che non vuole scavalcare i meriti in purezza. Abboffare una regione di soldi in timing perfetto con la richiesta di consenso significa aver paura di perderla, quella regione.

Come ti “abboffo” di soldi

E di certo non significa avere il convincimento di non poterla mai perdere per qualcosa che va oltre la golosità della cassa. E non va bene. Non è andato bene per Marsilio e per il destracentro che gongola e non sarebbe andato bene per il centrosinistra che si lecca le ferite e si rammarica.

Il dato è che l’Abruzzo è una regione storicamente orientata e destra ed è una regione su cui incideva già la governance di Marsilio. L’uscente ha mezzi immensi per agire, inutile negarlo. E soprattutto è una regione con una fortissima spina dorsale di imprenditori di edilizia. Soprattutto edilizia stradale, a contare lo snodo cruciale di una terra che funge da “porta” Adriatico-Tirreno e per la Puglia.

Ovvio che se a pochi giorni dal voto sblocchi somme e progetti sposti il piatto ancor più. E che se poi metti denaro “in tasca” ai cacciatori, ai tramvieri, agli addestratori di orsi, agli scacchisti mancini ed alle glassatrici di confetti poi alla fine quell’oncia che ti mancava per stravincere la incassi. Avresti vinto comunque, ma con meno gap.

Tra vittoria e progetto
Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica

E’ fisiologico, normale e giusto. Specie dopo la “strizza avvertitiva” della Sardegna. Ma questa potrebbe non essere la giustezza che ha a che vedere con il rigore di una vittoria propositiva. Perché per avere un buon inizio serve che la fine sia stata intonsa.

E dove arrivano, ancorché legittimi, i soldi last minute di intonso non c’è mai nulla. Se non l’impressione, che ameremmo vederci sconfessare sotto il naso, per cui in Abruzzo (ed in iperbole) “non ha vinto nessuno” al netto di chi ha vinto e di chi ha perso. Men che mai chi in Abruzzo ci vive.

Coccarde e coccoloni.