Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 14 febbraio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 14 febbraio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 14 febbraio 2024.

TOP

MARCO LISEI

Marco Lisei (Foto: Alessandro Amoruso © Imagoeconomica)

Assieme ai colleghi di Partito Spinelli, Della Porta e De Priamo Marco Lisei sta provando a sanare un “bug” elettorale. Quello cioè, da sempre normato ma irrisolto, del voto per chi è fuori sede. La vicenda è datata e di fatto rappresenta un inutile impedimento all’esercizio del più democratico dei diritti. Ed in binario parallelo rappresenta un problema per quei Partiti che legittimamente puntino alla “giugulare” di determinate fasce.

Fasce come quella degli studenti, che però hanno catene logistiche pesanti e che per votare secondo legge attuale dovrebbero macinare centinaia di chilometri in media per votare. Perciò Fratelli d’Italia ha voluto presentare un emendamento al decreto elettorale. Lo scopo è quello di “consentire l’esercizio del diritto di voto da parte degli studenti fuori sede in occasione dell’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia per l’anno 2024.

La proposta è adesso al vaglio della Commissione affari costituzionali del Senato e fonda su due step chiave. “in occasione delle elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia per l’anno 2024”. Ecco, in quel frangente “gli elettori fuori sede che per motivi di studio sono temporaneamente domiciliati” hanno un problema.

Le due soluzioni possibili

Foto © Andrea Apruzzese

Perciò “per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento della predetta consultazione elettorale” dovrebbero poter esercitare una facoltà eccentrica. Ove si trovassero quindi “in un comune italiano situato in una regione diversa da quella in cui si trova il comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, possono esercitare il diritto di voto con le modalità previste dal presente articolo”.

E ancora, a precisare cosa accadrebbe “quando il comune di temporaneo domicilio appartiene alla medesima circoscrizione elettorale in cui ricade il comune nelle cui liste sono iscritti”. Ecco, in quel caso “gli elettori fuori sede possono votare nel comune di temporaneo domicilio”. La circostanza due è quella enunciata precedentemente: regione diversa dal comune per votare.

Allora, secondo la proposta di Lisei & co., “gli elettori fuori sede votare nel comune capoluogo della regione in cui è situato il comune di temporaneo domicilio”. Più giovani al voto significa più birra alla democrazia, e la cosa non può che piacere. A prescindere.

Urna più vicina.

ROBERTA ANGELILLI

Roberta Angelilli

Si non potes inimicum tuum vincere, habeas eum amicum”: Giulio Cesare era uno che con le strategie aveva una certa dimestichezza. Per questo suggeriva “Se non puoi batterli, alleati”. È un totale cambio di fronte quello attuato dalla vice presidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli. Fine del piagnisteo contro l’e-commerce che si sta mangiando le botteghe ed i negozi di quartiere: la Regione Lazio ha scelto il più potente supermercato elettronico dell’Occidente ed ha comprato un’intera parete. Ci mette ben settemila prodotti tipici del Lazio.

Geniale. Perché fino ad oggi uno dei limiti invalicabili allo sviluppo dei prodotti tipici era la distribuzione. Portarli all’estero comportava un’organizzazione ed una garanzia di volumi che in tanti non hanno potuto accettare. Così invece è un’altra storia. Fine delle barriere, fine dei vincoli, fine di tutti quegli ostacoli che fino ad oggi impedivano di sbarcare sui mercati esteri. Esattamente come la Wermacht fece sulle Ardenne quando fu chiaro che sfondare la Maginot era impossibile: la aggirarono e furono subito dall’altra parte del muro.

Regione Lazio e Amazon nelle ore scorse hanno annunciato l’intesa. Supporterà le piccole e medie imprese del territorio: terrà corsi di formazione per insegnargli a vendere e spedire on line e farà attività di promozione per i prodotti Made in Lazio. 

Lo scaffale per i settemila prodotti laziali sarà non solo sulla versione italiana di Amazon, ma anche su quelle tedesca, francese spagnola, olandese, polacca, svedese, del Regno Unito, degli Usa, del Giappone, degli Emirati Arabi Uniti. Sono già oltre cento le piccole e medie imprese laziali che fanno parte della vetrina, circa la metà vende i propri prodotti oltre i confini nazionali. Degli oltre 7mila prodotti d’eccellenza del territorio presenti nell’apposita sezione, circa il 40% appartiene alla categoria “Home” e oltre il 20% rientra nella sezione “Fashion”. Qui (clicca qui per raggiungere la pagina su Amazon).

Sul negozio Amazon sono circa 2.100 le PMI laziali che hanno registrato oltre 80 milioni di euro di export nel 2022. Il Lazio è tra le cinque regioni italiane che registrano il maggiore successo sullo store. La stessa Roma, con circa 1.600 PMI presenti sul negozio online e più di 60 milioni di euro di vendite all’estero, si posiziona tra le 8 città italiane più virtuose. 

Con l’inaugurazione della sezione dedicata ai prodotti tipici laziali, arriva a 18 il numero di percorsi regionali presenti all’interno della vetrina Made in Italy di Amazon, lanciata nel 2015 con l’obiettivo di valorizzare i prodotti originali delle imprese e degli artigiani italiani che vendono su Amazon. 

Ciao nemico.

FLOP

DANIELE MAURA

Daniele Maura

Ci ha messo la faccia: se sia stata un’azione coraggiosa o temeraria lo diranno i prossimi giorni. Ma i fatti dicono che sulla storia di Reno De Medici quello che rischia di diventare l’emblema del pantano è il consigliere regionale Daniele Maura (Fratelli d’Italia). Un rapido recap per comprendere.

Nelle settimane scorse la strategica cartiera di Villa Santa Lucia annuncia la cessazione delle attività ed il licenziamento di tutti i 163 dipendenti. Ritiene di non poter proseguire nella produzione a causa dei vincoli posti dl tribunale di Cassino. Sono scattate a seguito di un’indagine sul funzionamento del depuratore Cosilam nel quale RdM scarica i suoi fanghi di lavorazione.

L’azienda ha fatto un importante investimento e fatto in modo che il suo ciclo di depurazione interno andasse a superare i limiti di quello consortile. Quando ha chiesto l’autorizzazione a riaccendere gli impianti le sono state imposte varie prescrizioni. Una su tutte ha bloccato l’azienda: l’obbligo di smaltire tutti i fanghi; Reno De Medici ritiene che i fanghi primari (la parte torbida di superficie) non vada smaltita ma riciclata come nuova materia prima in quanto carica di fibre. Fin qui il problema.

È a questo punto che ci mette la faccia Daniele Maura: annuncia un imminente provvedimento della Regione che sanerà la situazione. Effettivamente il provvedimento arriva ma sana un bel nulla. Perché nessun dirigente regionale può andare contro le disposizioni di un organo della magistratura. Può farlo solo un livello ministeriale e per questo la Regione Lazio decide di avviare un Interpello anche perché la questione riguarda tutte le cartiere che in Italia riciclano utilizzando quel criterio. Il fatto è che ad oggi nessuno dal ministero s’è fatto vivo. Lasciando Daniele Maura con il cerino acceso in mano.

La soluzione dietro l’angolo

Eppure la soluzione era dietro l’angolo. Per paradosso sarebbe bastato che la Regione facesse nulla. E che non rilasciasse l’Aia tanto sollecitata da Maura. Perché? Di fronte alla mancata risposta la RdM avrebbe potuto adire il tribunale Amministrativo Regionale. Che a quel punto avrebbe diffidato la Regione. Di fronte al perdurare del suo silenzio, il Tar avrebbe nominato un commissario. Che è un livello ministeriale. Ed è il livello che può risolvere la questione. Perché?

Il commissario avrebbe dovuto agire con un’interpretazione del ministro. Che è competente ad interpretare la norma. E dire se quei fanghi sono rifiuto o nuova materia prima. Ma ad oggi nessuno lo sa. E nessuno risponde.

Con il cerino in mano.

NICOLA LANZETTA

Nicola Lanzetta (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Tutto in regola, tutto a norma di legge ma tutto greve, greve e letale per gli utenti. Enel Energia sta facendo diventare idrofobi numerosissimi fruitori del mercato libero con delle bollette di gas e luce monstre. Fatture mannare in cui i poveracci “scoprono” che il prezzo a metro cubo del gas è tornato caro come ai tempi del Nord Stream sabotato durante la prima fase della guerra di Putin a Kiev. Ma come è potuto succedere?

Semplice: l’aumento è legittimo, per policy aziendale e nella misura in cui Enel Energia avrebbe inviato una lettera di preannuncio di quell’aumento. Ma molti dicono di non averla ricevuta e non pochi tra quelli che l’hanno ricevuta l’avrebbero definita “criptica”. Quindi non conforme ad una informazione cruciale come quella di prepararsi ad aprire di più il portafogli. E quindi? Nulla di che, siore e sior, pagare e zitti, perché l’onere della prova, quella che non si sarebbe ricevuta la lettera di advertising, è a carico del cliente. Questo secondo quanto stabilito da Arera.

E il risultato? Migliaia di bollette da infarto, come quella recapitata ad una famiglia del Frusinate con un dovuto bimestrale da 1350 e passa euro. Il manager Nicola Lanzetta è l’Ad della società e si prende una coccarda nera grossa come un paracadute a prescindere da ogni ratio tecnico-giuridica.

La ragione che non ti dà ragione

Perché avere ragione in punto di Diritto non è sufficiente quando quel contenitore normativo ti blinda contro le recriminazioni di chi si è visto arrivare salassi del genere. Per famiglie che avevano freddo e che spesso non arrivano a fine mese la mazzata è stata gigantesca.

L’associazione Robin Hood l’ha spiegata meglio. E “segnala la presenza di numerosi utenti che denunciano di aver ricevuto mega bollette gas da Enel Energia con costi sopra ai 2,4 euro a metro cubo. Gli sportelli dell’azienda hanno comunicato che l’aumento era stato preannunciato da una lettera”. E agli “utenti che contestavano la mancata ricezione è stato risposto, noi le abbiamo consegnate a Poste Italiane, se non è arrivata non è colpa nostra.

Ovvio, granitico e decisamente turbocapitalista al cubo. “La lettera laddove sia arrivata non è assolutamente comprensibile ai più, può essere compresa solo da chi ha delle conoscenze tecniche in materia”.

E ancora: “Una cosa è certa le prime bollette emesse in estate non hanno destato allarme per i bassi consumi, mentre quella emessa adesso e la successiva, sino al cambio di contratto, garantiranno un enorme gettito finanziario. Questo perché “in una logica di mercato libero maturo ed in presenza di comunicazioni chiare, normalmente l’utente cambia operatore.

Della vicenda pare se ne stia occupando l’Antirust, ma per adesso chi ha ricevuto quei “papelli” può solo rateizzare, prendere un cardiotonico e pagare. Pagare amaro.

Sceriffi di Nottinghas.