Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 29 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 29 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 29 novembre 2023.

TOP

ALESSANDRO RUSSO

Alessandro Russo

Da dg Gruppo Cap ha dettato la linea ad Ecomondo ed oggi il suo recap è di quelli di cui tener conto. Alessandro Russo è uno che di sostenibilità se ne intende e che ha messo a frutto le sue capacità in un contesto decisamente nevralgico. “Per Gruppo Cap la sostenibilità è un tema fondamentale soprattutto in questi giorni in cui si parla di cambiamenti climatici e dell’importanza della gestione efficiente delle risorse idriche”.

Cap è una green utility che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano. Ed in quella veste “partecipa con incontri, eventi e tavole rotonde alla manifestazione di riferimento per la transizione ecologica”.

Il core del tema ha uno scopo: presentare e rendere fruibili alcuni progetti di economia circolare. Qual è la strategia industriale del gruppo Cap? Il risparmio idrico, il riuso, e ancora recupero e ricircolo delle risorse. Ha detto Russo: “Noi pensiamo che aumentare gli investimenti per favorire la resilienza e il riuso delle acque depurate sia una delle grandi sfide cui andremo incontro nei prossimi anni”.

Lo scopo è quello di “continuare a garantire un servizio di qualità ai cittadini e che ci sia sempre acqua buona, sicura e controllata per i cittadini, per il mondo dell’agricoltura e per i servizi civili ed industriali”. L’acqua sarà uno dei temi chiave dei prossimi decenni al di qua delle Alpi.

Ed in un Paese che in quanto a dispersione idrica non è secondo purtroppo a nessuno affrontare il tema non è solo una questione di utili, ma di utilità. Collegiale.

Quel che dice non fa acqua.

LILIANA EVANGELISTA

Liliana Evangelista

È il destino a combinare gli incontri, in un immenso ed infinito gioco di sliding doors che disegna il caleidoscopio della vita: immagini che si compongono e scompongono in maniera irripetibile a seconda della combinazione precedente. Un po’ per caso, un po’ per scelta. Come è accaduto a Liliana Evangelista, ostetrica di Sora con studi ad Isernia e primo impiego a Rovereto. E poi a Roma alla Sacra Famiglia in via dei Gracchi.

È il destino ad avere voluto che l’altra mattina finisse imbottigliata nel traffico romano del mattino, quello che è tributo laico alla nostra evoluzione urbana. Quartiere Prati, auto ferme, clacson che suonano e… una donna che urla disperata da dentro un’auto a poca distanza da quella che Liliana sta guidando.

E’ l’istinto di chi ha scelto d’indossare il camice bianco, correre verso chi è in difficoltà e soffre dal punto di vista fisico. Liliana decide di non rimanere chiusa nel sicuro nella sua macchina aspettando che la strada si liberi e la colonna riprenda a marciare. Scende e si avvicina alla vettura dalla quale quelle urla di donna provengono. E si ritrova di fronte ad una scena mai vista in 33 anni di professione. A gridare è una donna seduta sul sedile del passeggero, con le gambe divaricate ed una testa che comincia a spuntare.

Sbaglia chi dice che il destino sia cieco, sia cinico e baro. Perché questa volta ci ha visto benissimo. Ed ha messo a pochi metri da loro una donna nel pieno di un parto ed un’ostetrica di lungo corso. Che non si è persa d’animo. Ed a mani nude a guidato quel parto, spedendo il marito della signora nella clinica di Liliana che si trovava a 200 metri appena per far intervenire le colleghe con l’attrezzatura. In pochi minuti intorno a quella macchina hanno allestito una sala parto d’emergenza, nel mezzo della strada, tra le auto che passavano ed i clacson che suonavano.

La cicogna è atterrata lo stesso. Portando una bimba dal peso di 3 chili e 300 grammi, subito trasferita in clinica: sta bene. Anche e soprattutto grazie a Liliana, imbottigliata nel traffico da un destino dolce e sensibile.

La cicogna imbottigliata.

FLOP

FEDERICO PIZZAROTTI

Federico Pizzarotti ha attraversato molte fasi politiche. E ad ognuna ha dato un segno: era un pentastellato insofferente ai diktat del Movimento quando il capo ideologico era un Beppe Grillo più guru che leader. Era stato un sindaco di Parma non allineato e libero da ogni pastoia politica ed infine è approdato all’europeismo aperto e di centrosinistra “sornione” di Emma Bonino con + Europa.

E questa sua verve, che di fatto è ricchezza, l’ha dimostrata con le sue esternazioni un po’ “camomilla”, un po’ “pigliatutto” sulla riforma del premierato messa in agenda da Giorgia Meloni e difesa in questa ore più da Guido Crosetto che da Carlo Nordio. Alcune cose tra quelle che dice di pensare Pizzarotti sono di buon senso, altre hanno il tono forzato di un uovo di Colombo sì, ma uovo sodo. Il limite dei due mandati “è necessario per i sindaci, per i governatori, a maggior ragione dovrebbe esserlo per il premier”.

Poi il raffronto con gli Usa. “D’altronde anche negli Usa c’è il limite di due mandati, qualcosa vorrà dire o no?”. Pizzarotti oggi è presidente di +Europa ed ha sottolineato con forza l’assenza, nel testo Casellati, del limite di 2 mandati per il premier scelto dagli elettori.

Come sindaco di Parma lui aveva fatto esattamente quello, ma era sindaco. Per lui il premierato “è una riforma che non è una riforma, visto che non rivede in modo organico la Costituzione e la composizione dello Stato. In una definizione di revisione e nuovo impianto andrebbe fatta una ristrutturazione vera e propria, di cui ci sarebbe bisogno, magari decentrando alcune cose e accentrandone altre”.

Non si è capito molto bene se Pizzarotti voglia incrementare o potare i “desiderata istituzionali” della Meloni. “Io sono uno di quelli che crede nel limite di due mandati per i Comuni di grandi dimensioni”. Poi l’excusatio non petita. “Non per una visione populista. Dunque non perché tema si creino situazioni di malaffare, di gestione poco trasparente del potere”.

Chi ne sapesse trarre una sintesi organica ed una presa di posizione netta ci chiami.

Pizza… capricciosa.

DANIELE MAURA

Daniele Maura (Foto: Erica Del Vecchio © Teleuniverso)

Non è un cavernicolo, non indossa l’orbace e saluta con una moderna stretta di mano senza tendere romanamente il braccio. Daniele Maura, consigliere regionale del Lazio sotto i colori di Fratelli d’Italia è un para… gnosta di primo piano. Ha una tecnica infallibile per attirare l’attenzione, innescare la polemica e dire ciò che in realtà voleva far sapere proprio mentre tutti hanno gli occhi puntati su di lui. Nelle ore scorse c’è riuscito ancora una volta.

Lo ha fatto pubblicando sui suoi social una frase: «Basta con la str… ata del patriarcato! La colpa è degli assassini e non di tutti gli uomini. Io non mi sento colpevole». Apriti cielo. Sul fronte del centrosinistra marcano Maura come i terzini di un tempo: francobollati ai suoi stinchi, nella consapevolezza che prima o poi li esporrà al tiro facile dei loro tacchetti. E infatti la consigliera regionale Dem Sara Battisti e la portavoce provinciale de Le Democratiche Sarah Grieco hanno aperto il fuoco ad alzo zero. Ricordando che non siamo in presenza di un’emergenza femminicidi «ma di un problema strutturale nel nostro Paese, l’approvazione di una nuova legge contro la violenza sulle donne all’unanimità e in tempi record, non bastano al consigliere Maura».

Scuse pubbliche come inviocato dalle Dem? Maura non ci pensa proprio. E metre tutti gli sguardi sono su di lui dice “Il patriarcato è la scusa più evidente e banale per non affrontare un problema ben più complesso. Un po’ di sano buonsenso privo di ideologia basterebbe a comprendere che non vi sono risposte soddisfacenti a tali domande. E proprio perché non ci sono risposte, la sinistra si dimena in un mare di generalizzazioni pur di rimanere a galla”.

Dove stiano ragioni e torti dipende molto dalle convinzioni ideologiche personali. Al netto delle quali Daniele Maura ha dimostrato ancora una volta tutta la sua abilità nell’attirare l’attenzione e poi lanciare il suo messaggio politico che altrimenti sarebbe passato come uno tra i tantissimi nella marea di dichiarazioni innescate da un tema doloroso e sanguinoso.

Che proprio per questo, bene sarebbe se uscisse dagli schemi della politica e non venisse utilizzato, per quanto bene, con il fine di farne freccia da scoccare per centrare un bersaglio politico.

Mira precisa, target da aggiustare.