Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 3 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 3 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 3 aprile 2024.

TOP

FRANCESCO DE ANGELIS

Francesco De Angelis

Chiacchiere. Senza nemmeno il distintivo. Condite di parole ammiccanti come ‘rottamazione‘, ‘rinnovamento‘ ‘nuovismo‘. In politica tornano spesso. Ed ogni tanto qualche fesso che abbocca lo trovano. Perché il ricambio generazionale in politica non si fa né con gli slogan né con le parole: ma con la sostanza. Che cammina sulle gambe delle persone a prescindere dalla data scritta all’Anagrafe.

Un esempio su tutti. Qualche anno fa nell’emiciclo di Bruxelles si creò un capannello di deputati europei intorno ad un signore appena entrato: era Ciriaco De Mita. Che con le sue oltre ottanta primavere era più lucido di molti con la metà dei suoi anni ed aveva una capacità di visione da vera aquila della politica.

Le elezioni si vincono con i voti, non con le chiacchiere. Ed alla fine nel Partito Democratico si sono accorti che al di là delle parole, per eleggere qualcuno da mandare a Bruxelles la sola strada da percorrere è quella già imboccata dalla Lega. E cioè mettere in campo un nome capace di dire qualcosa alle persone, con una faccia da potersi giocare. Perché, in caso contrario, molti preferiscono starsene a casa.

Mrio Abbruzzese, candidato dalla Lega

E così, tra nomi roboanti, Segretari nazionali, direttori di Giornali, sindaci di grandi città, ex presidenti di Regione, serviva qualcuno che i voti li portasse. Il più sveglio di tutti, in questa fase sembra essere il Segretario regionale Daniele Leodori. Che ha messo tutti di fronte all’evidenza ed ha chiesto a Francesco De Angelis di tenersi pronto. Perché è uno che alle scorse Regionali ha messo in campo 17mila voti ed al Congresso del Partito ne ha portati così tanti da diventare presidente regionale. (Leggi qui: «Frank, ti tocca»: il Pd mobilita De Angelis per le Europee).

L’ex presidente del Consorzio Industriale ed ex assessore regionale, in Europa c’è già stato: una volta ha sbaragliato tutti, l’altra è stato il primo dei non eletti. E dovunque sia stato ha fatto cose, realizzato progetti, fornito una visione. Se alla fine lo candideranno o non, poco conta. Conta però il segnale: in questo Pd pieno di chiacchiere e senza più un distintivo c’è bisogno dei Francesco De Angelis per sperare di raccattare qualche preferenza. Perché le parole e gli slogan finiscono esattamente come ha dimostrato Matteo Renzi quando fu il suo turno: evaporano.

I fatti (ed i voti) sono ben altro.

MASSIMILIANO QUADRINI

Massimiliano Quadrini

Quarta su tante, tantissime municipalità che hanno sognato, lottato ed operato per essere “Il Borgo dei Borghi”. Isola del Liri si porta a casa la posizione numero quattro in una “gara” che ha definitivamente consegnato la cittadina ciociara all’Olimpo delle municipalità da imitare. O delle quali andare fieri.

E Massimiliano Quadrini, che di Isola del Liri è sindaco, ha avuto una sua parte in tutto questo. Premessa: non c’è alcuna intenzione di “ingentilire” la figura del primo cittadini isolano, men che mai nell’imminenza di un voto amministrativo che dirà in libertà della base la sua. Tuttavia il dato è certo, oggettivo ed inoppugnabile: se Isola è arrivata quarta come Borgo dei Borghi italiano è anche merito di chi in questi anni ha tenuto la barra di “comando” per delega ricevuta.

Come si è arrivati a meta

L’ha messa molto meglio Antonio Gentile di Radio Bellezza Italiana. L’ha fatto con una silloge-post social che spiega bene come si sia arrivati a questo splendido risultato e perché esserci arrivati puntando alla cascata grande è stato giusto. “La città di Isola del Liri che ha rappresentato la Regione Lazio in un’entusiasmante avventura si è classificata nella Top Five al quarto posto”. Tutto aveva avuto origine da Raitre con il programma “Il Borgo dei borghi” nell’ambito del programma Kilimangiaro.

Nel corso dell’undicesima edizione l’idea di raccontare i piccoli Borghi d’Italia e di metterli a benevola tenzone si è rivelata vincente. 20 regioni, 20 borghi, 20 territori “ricchi di storia, tradizione arte culinaria”. Il tutto che è andato a massa per una “grande opportunità alla città di Isola del Liri. E portando ancora più lontano le bellezze della cascata, sempre più amata e fotografata come confermano le migliaia di turisti che anche in queste ore stanno affollando il borgo.

La città è meta di influencer, personaggi noti e turismo massivo. Offre servizi ed è “instagrammabile”, come ha spiegato un orgoglioso Lucio Marziale, ed è un vero scrigno. Ed il lavoro di Massimiliano Quadrini e dell’amministrazione che rappresenta è stato premiato doverosamente.

Un premio-riconoscimento che è stimolo a fare cose sempre migliori. Ed a reimmettere la Ciociaria tutta sul binario di un turismo e di uno sviluppo che di queste terre siano non solo lustro, ma opportunità.

L’Isola che c’è e come.

FLOP

CHRISTIAN RAIMO

Christian Raimo (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Che le sue parole avrebbero potuto innescare una polemica probabilmente non lo ha capito subito. E probabilmente non lo ha capito perché ha parlato sull’onda emozionale di una cosa che sente nell’intimo. Ecco, il professor Christian Raimo è con ogni probabilità una di quelle non poche persone che pensano cose sensate per la più parte del loro pensato, ma poi celano angoli bui.

Ospite da David Parenzo a L’aria che tira, su La7 il docente nonché scrittore ha affrontato il tema del caso su Ilaria Salis. E nel bel mezzo della discussione, polarizzante già di per sé, se ne è uscito con un laconico ed istintivo mantra. Quella della violenza “giusta” perché applicata a categorie che sono icona di ingiustizia. “Cosa bisogna fare con i neonazisti? Per me bisogna picchiarli”.

La “violenza giusta”

Attenzione, il concetto di violenza giusta è un ossimoro, perché la violenza giusta non lo è mai, e mettere nell’equazione dialettica i nazisti non è elemento di discrimine. Ovvio che a Raimo la cosa è scappata, ma ha sollevato un polverone. Tanto e tale che il già sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso ha annunciato un’interrogazione parlamentare.

“Questo signore, tale Raimo, cerca visibilità e meriterebbe solo indifferenza. Ma oggi ho scoperto che è un docente e che in classe istigherebbe alla violenza. Se inciti alla violenza non puoi insegnare, caro ‘collega della Salis’”. Al di là dei toni altrettanto rancorosi che le sue esternazioni hanno innescato, quello che di Raimo ha colpito di più è stata la perseveranza nel pensarsi solo per un attimo come martire di categoria.

Il web si è scatenato e su X sono comparsi posto come “E’ questo che insegna ai suoi studenti?”. Oppure: “Per me è una cosa gravissima”. Il sunto però è un altro, ed è quello che ha visto Raimo cedere ad un richiamo primordiale quanto ineradicabile in certi ambienti, di destra e di sinistra.

Quello per cui esiste un modo legittimo per aggredire il prossimo. E quel modo dovrebbe avere le spalle coperte da un’etica terragna. Quella per cui i nemici della Storia sono assoggettabili a deroghe dalle regole della sola storia possibile. Quella che non prevede la violenza. Mai.

Si spera sia solo scappata.