Top e Flop, i protagonisti di sabato 16 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 16 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 16 marzo 2024.

TOP

SERGIO MATTARELLA

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Cassino

“Cassino esprime un ricordo doloroso di quanto la guerra possa essere devastante e distruttiva. Ma è anche un monito a non dimenticare mai le conseguenze dell’odio, del cinismo, della volontà di potenza che si manifesta nel mondo”.

Già, un monito. Una cosa che è accaduta nel passato e che fa luce forte per quello che non dovrebbe accadere più nel presente. Men che mai nel futuro. Ma è il presente il grande ossimoro, colto anche da un insolitamente emozionato e coinvolgente Enzo Salera. Che non si ritrova il discorso scritto e a braccio spazia sicuro da Vittorio Marandola ai martiri di Collelungo.

Quel presente che Sergio Mattarella oggi vive da Capo dello Stato di un’Italia che ragiona su due guerre. E che forse ragiona tropo e fa poco.

Le parole del Capo dello Stato
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Cassino

Il Presidente della Repubblica lo ha detto ieri, dal palco allestito in Piazza De Gasperi per ricordare gli 80 anni dalla insensata distruzione di una città che da allora è “Martire”. Cioè teste di pietra, memoria e morti di uno sconcio chiamato guerra. Sconcio che avevamo promesso a Versailles nel ‘45 che mai più si sarebbe ripetuto. Invano.

E Mattarella ha voluto esprimere esattamente il disagio-speranza per quel passaggio, e lo ha fatto usando Cassino, città guardata dal patrono d’Europa. Città in una Europa Unita che non fa le guerre, ma che nemmeno le vita o le ferma quando scoppiano. “Cassino città martire. Cassino città della pace. Questo il messaggio forte, intenso, che oggi viene da qui”.

L’uomo del Colle con il torrino ha posto un traguardo, uno scopo, un obiettivo che si è disegnato in mezzo al silenzio di quanti hanno ricordato l’orrore del 15 marzo 1944. “E’ questo il traguardo a cui ambire. È questa la natura dell’Europa, la sua vocazione, la sua identità. È questa la lezione che dobbiamo tenere viva, custodire, trasmettere”.

L’identità e la vocazione dell’Europa che a Cassino hanno trovato significato. E magari un nuovo stimolo.

La Pace dove Pace non ci fu.

PAPA FRANCESCO

Papa Francesco (Foto: Andrea Giannetti / Imagoeconomica)

Al soglio di Pietro ci era salito il 13 marzo del 2013, undici anni secchi fa, ed è praticamente da allora che Jorge Bergoglio sta facendo i conti con le sue fronde. Interne ed esterne. E su quelle interne Papa Francesco ha sempre tenuto un atteggiamento bicipite, come si conviene ai monarchi in purezza, cioè discreti. Zitti in pubblico ed a volte micidiali in privato.

I conservatori del Vaticano sono stati gradualmente “potati” con un’attenta opera che sa più di pialla dolce che si ascia, ma efficacissima. Il dato però è un altro ed è quello, per così dire “apotropaico”.

Vecchiaia, paure e scongiuri
Foto © Imagoeconomica

Quello per il quale essendo ogni pontefice moderno per lo più anziano quando sale al soglio è vecchio e quando lo gestisce in pienezza gli acciacchi sono una costante. Quelli e le malattie. Ecco, nel libro-intervista “Life. La mia storia nella Storia” Papa Francesco alla fine si è tolto anche questo sassolino.

Un dolore al ginocchio? Papato a rischio. Un’operazione? Papato che vacilla. Un mal di denti? Papato in bilico. Direbbe Paolo Bonolis “Ebbàsta!”. E il Papa basta lo ha detto, anzi, lo ha scritto: “Qualcuno negli anni forse ha sperato che prima o poi, magari dopo un ricovero, facessi un annuncio del genere”.

Poi ha voluto tranquillizzare tutti, specie l’ala vaticana che, per così dire, “aspetta”. Ed ha detto-scritto: “Ma non c’è questo rischio: grazie al Signore, godo di buona salute. E a Dio piacendo, ci sono molti progetti ancora da realizzare”. La biografia papalina uscirà il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, in America e in Europa con HarperCollins.

La biografia di Bergoglio
Papa Francesco a colloquio con Fabio Marchese Ragona

E’ stata scritta assieme al vaticanista Fabio Marchese Ragona ed al Corsera Bergoglio aveva lasciato trapelare “i passaggi salienti della sua vita sullo sfondo dei grandi eventi storici, dall’emigrazione dei nonni dall’Italia all’Argentina alla seconda guerra mondiale”.

“Dalla formazione, l’epoca in cui aveva una fidanzata, alla scelta di farsi prete. Dalla bomba atomica su Nagasaki e Hiroshima alla dittatura argentina” e così via.

Ma la cosa veramente grandiosa che il pontefice ha fatto trapelare è stata la cosa più vicina alle corna napoletane che il Cattolico Numero Uno potesse permettersi. Perché quann ce vo’ ce vo… pure se sei Papa.

Tiè.

ENZO SALERA

L’intervento di Enzo Salera

Un gigante. Al netto delle troppe letture provinciali che sono state date al discorso di Sergio Mattarella a Cassino (dallo spessore e la prospettiva invece internazionali, con una Terza Guerra Mondiale già in atto seppure a pezzi). Enzo Salera ha giganteggiato quando è stato il momento di prendere la parola davanti al Presidente della Repubblica e… dalla sua squadra non è arrivata la copia del discorso con le ultime limature apportate al testo nelle ore precedenti.

Troppo importante la situazione, sacrale il contesto, drammatico lo scenario mondiale, per potersi permettere rischiosi voli senza rete. E invece il sindaco di Cassino Enzo Salera, come un impareggiabile Genesio Amadori d’inizio Novecento, ha dato un’occhiata al pubblico di fronte e s’è lanciato in una serie di volteggi storici e lessicali capaci di lasciare con il naso all’insù ed a bocca aperta esattamente come il mitico trapezista del secolo scorso.

A braccio, ha toccato tutte le corde dei sentimenti Cassinati ma perfettamente sintonizzato sul respiro internazionale del Presidente della Repubblica. Ha ricordato gli effetti concreti della guerra: cadaveri, mine inesplose, malaria, miserie atroci. E poi sfollati, profughi, orfani. L’altra battaglia: quella per la ricostruzione. Non solo materiale ma anche morale, sulle fondamenta di una Resistenza che nel Cassinate ha avuto i suoi martiri innocenti. Enzo Salera ha ricordato il martirio degli sfollati di Vallerotonda, la Sant’Anna di Stazzema in una Ciociaria che invece ha dimenticato per troppi anni. E poi il carabiniere Vittorio Marandola di Cervaro decorato di medaglia d’oro al valor militare.

A braccio, senza un’indecisione, su un percorso fatto di conoscenza, competenza, consapevolezza. Esattamente come devono essere i sindaci.

Spettacolo senza rete.

FLOP

RAINEWS

Va bene che la Storia viene riscritta con il passare del tempo. Ci sono le nuove carte che nel frattempo escono dal buio del segreto ed aiutano a ricostruire il passato. Talvolta ci si mette in mezzo anche la chiave di lettura politica contemporanea con cui il passato viene letto: in alcuni casi si arriva ad un vero e proprio revisionismo. E poi… le vicende di Cassino con Montecassino si sono prestate a lungo alle letture più controverse: l’inutilità del bombardamento è un’evidenza storica, che l’abbazia non fosse un avamposto del Terzo Reich è altrettanto accertato. E che l’allungamento dei tempi in Italia servisse a sfiancare le forze naziste è un dato che sta emergendo in tutto il suo cinismo. Costato inutilmente la vita a decine di migliaia di italiani.

Tutto si può negare, tutto si può rileggere, tutto si può reinterpretare. Ma a tutto c’è un limite. Oltre il quale si sconfina nel falso storico. Come quello andato in onda durante venerdì mattina durante la diretta per la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Cassino in occasione dell’anniversario della distruzione.

Foto: Collection if the National WWII Museum 2002.337.524

Su RaiNews il ticker che accompagnava la notizia recitava: “Mattarella all’80mo anniversario del bombardamento tedesco”. Con tutta la buona volontà: significa voler leggere la storia al contrario oppure significa che non la si conosce proprio. Perché a radere al suolo l’abbazia e la città furono le forze Alleate e senza una effettiva necessità strategica. Non furono i tedeschi a bombardare Montecassino ma l’altra parte. E non si discute sul legittimo diritto di farlo: in quel tempo eravamo loro nemici, sul lato sbagliato della Storia, dove andammo ad accomodarci con la cinica convinzione che qualche migliaio di morti ci avrebbe fatto poi accomodare al tavolo della pace. Miopia politica.

Una miopia che è raccontata magistralmente da uno dei protagonisti di quell’epoca: Indro Montanelli. Nelle sue memorie annoterà che a fine dicembre, dopo l’intervento americano in guerra, Mussolini chiese separatamente a Leo Longanesi ed a Giovanni Ansaldo cosa ne pensassero. Glielo dissero. E ne riferirono al comune amico Montanelli: “Io gli ho risposto se ha mai veduto l’elenco telefonico di New York… E lui non m’ha saputo rispondere, ha solo scrollato le spalle”. A quell’epoca le utenze telefoniche di tutta l’Italia stavano in un quaderno, a New York non bastava un volume gigantesco. Longanesi? “Gli ho suggerito di guardarsi attentamente Life. E il capo m’ha risposto: «Vi sbagliate, è più bella la rivista del Popolo d’Italia». Non c’è scampo. Abbiamo perso la guerra”. Life con le sue foto mostrava un’America in tutta la sua potenza economica mentre noi avevamo i carri armati senza acciaio.

Ma nonostante questo, non si può dire che Montecassino l’abbiano buttata giù i tedeschi.

Studiate.

TOMMASO CERNO

Tommaso Cerno

Le comparsate fisse al Tg4 “fanno male”, è un fatto. Se sei già schierato senza se e senza ma – tipo Daniele Capezzone – non sono dannose. Tuttavia, se sei un personaggio orientato ma dotato di sano spirito critico quegli slot fanno un male boia. Innanzitutto alla credibilità di chi ci va (in maniera sacrosanta, sia chiaro) a dire la sua. Ed a farlo in endorsement (sacrosanto, sia chiaro anche questo) con la linea del media che è quella del governo in carica più un carico da 1000.

E’ tutto legittimo e fa parte di un gioco che sta in piedi dai tempi della Legge Gasparri sulle emittenze. Ha creato eminenze catodiche e quelle surfano l’onda di ciò che vogliono e non quella di ciò che accade. Tuttavia Tommaso Cerno, neo direttore de Il Tempo, è (e resta) persona molto al di sopra di questo mood. Spieghiamola meglio: Cerno è di fatto un giornalista d’area, ma a lui è sempre stato riconosciuto un acume analitico preciso.

Sintesi ed appeal, ma qui mancano

Quello ed una capacità di andare a silloge espositiva che alla fine ti facevano riflettere anche sulle sue posizioni di bandiera. Ecco perché in ordine alla decisione di Bruxelles sulla zootecnia quella di Cerno è apparsa debole. E un po’ sguaiata a dire il vero. L’Ue ha statuito che alcuni settori potranno essere sanzionati in nome della nuova direttiva sulle emissioni industriali.

E che quella direttiva “verrà estesa anche al settore zootecnico in caso di allevamenti con più di 350 maiali o 300 galline”. Cerno è partito già in mood tribunizio. “Ci sono due questioni surreali che dovrebbero essere scontate. La prima: un’Europa che dice che uno che ha trecento galline in pratica è come un’industria è un’Europa che vive fuori dalla realtà.

“Che è esattamente la sensazione che abbiamo quando sentiamo i provvedimenti che arrivano. Che sembrano tutto tranne quello che serve per uscire da questa situazione di crisi in cui viviamo”. Opinabile ma ferreo, dai.

Poi decisamente ha derapato: “Questi ambientalisti che sono convinti di salvare il mondo sono, invece, lo strumento, gli utili idioti delle multinazionali. Perché è evidente che questa cosa stenderà tutto ciò che c’è di buono e cioè i piccoli allevamenti curati, dei prodotti bio, per favorire l’acquisizione in massa da parte dei colossi industriali.

(Colossi) “che pagano le tasse non si sa dove, non si sa a chi. E che poi arrivano sulla tua tavola attraverso altri regolamenti per cui noi buttiamo via le nostre pecore perché dobbiamo far entrare quelle della Romania.

A parte i rilievi di merito che sarebbero tanti, era proprio necessario equiparare gli ambientalisti europei agli “utili idoti” di Vladimir Lenin? Così, tanto per lardellare di “sinistre” connotazioni le regole in discussione? Noi crediamo di no, e probabilmente lo crede anche Cerno.

Occasione persa.