Top e Flop, i protagonisti di sabato 9 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 9 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 9 marzo 2024.

TOP

MATTEO RICCI

Matteo Ricci

Tutti assieme ma con una guida precisa, come vogliono i numeri e come dovrebbero volere tutti per amalgamare un campo largo che non deve rinunciare ai suoi singoli “appezzamenti”. Matteo Ricci ultimamente ha fatto più il sindaco e l’uomo di vertice di Ali che l’esponente dem di impronta bonacciniana. Perciò quando si ricorda di esserlo in purezza sciorina ragionamenti in cui è bene leggere tra le righe.

Righe come queste: “Uniti si vince, come ha dimostrato il voto in Sardegna. L’unità delle opposizioni, in vista delle prossime elezioni regionali, ma anche dell’appuntamento elettorale europeo, è precondizione essenziale”. L’appello ci sta e il voto in Abruzzo di domani dirà se la strada è quella giustissima (che sia giusta lo hanno già dimostrato i risultati isolani).

Ma attenzione al prosieguo dell’analisi del sindaco di Pesaro: Il Pd sia la guida di una coalizione basata sulle politiche comuni, sui temi sui quali è possibile fare battaglie comuni”. Capito il senso? Il presidente di ALI-Autonomie Locali Italiane è decisamente uno che di “Pane e Politica” ne mastica.

Non è un caso che il suo libro, edito da PaperFirst 2023, abbia proprio questo titolo. Cosa ha voluto puntualizzare Ricci? Che se da un lato la crasi (ancora farraginosa ma efficace) tra Elly Schlein e Giuseppe Conte funziona, mancano ancora delle limature. Innanzitutto i centristi di Azione ed Italia Viva, poi il ruolo di “master and collante” del campo largo.

Le forze di tutti e la guida dem
Matteo Ricci (Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

Che per Ricci spetta al Pd, ad un Pd che non duelli con i centristi però, quindi al Pd di Schlein che però viene a bomba col Pd di Bonaccini. “Penso, ad esempio, a tre battaglie fondamentali per il centrosinistra. Temi portanti, per il centrosinistra, debbono essere il potenziamento del servizio sanitario. Proprio nel contesto di un Paese in cui una fetta di popolazione affronta il dramma della povertà”.

Poi “l’opposizione forte all’autonomia differenziata, poiché il Paese ha bisogno di essere ricucito, non certo di essere ulteriormente diviso. Infine, ma non ultimo per importanza, c’è il tema del salario minimo, laddove è necessario ribadire che sotto i nove euro orari non siamo in presenza di lavoro, ma di sfruttamento dei lavoratori”.

E’ la perfetta silloge tra i desiderata del Pd, del M5s e dei centristi, anche se con punti tutti da passare al temperamatite come ha spiegato lo stesso Conte ad Otto e Mezzo. “Si tratta di battaglie identitarie, che possono ridare una cornice al centrosinistra e possono tenere unite le opposizioni”. E la formula per mixare con successo ed andare a meta nelle urne invece che sui social?

“Attuando una competizione collaborativa, su questi temi, potremo arrivare a giugno, all’appuntamento europeo, con credibilità e autorevolezza, nel nostro ruolo di opposizione”. Ed alla “competizione collaborativa” perfino De Pretis si è messo in ginocchio sulla sua nuvoletta.

Perché è un’apertura che non passa per il possibilismo, ma per la necessità. Quella di vincere dove la vittoria è tonda: nelle urne.

Ricci che non si chiudono.

RAFFAELE TREQUATTRINI

Raffaele Trequattrini (Foto: Erica Del Vecchio / Teleuniverso)

Puntuale, al primo appuntamento. Eppure avrebbe potuto lisciarlo, impegnato com’è tra scatoloni da traslocare e pile di faldoni da esaminare. Invece il commissario del Consorzio Industriale del Lazio (il più grande in Italia e tra i più grandi in Europa) Raffaele Trequattrini è stato tra i pochi che nelle ore scorse hanno compreso il peso e la portata delle dichiarazioni fatte da Jean Philippe Imparato, numero uno di Alfa Romeo. (Leggi qui: Nuova Alfa Stelvio a Cassino nella seconda metà del 2025).

Perché se sul piano sostanziale hanno ragione i sindacati, l’annuncio di Stelvio in produzione a Cassino dal 2025 non è una novità ma semplicemente una conferma, altrettanto è vero che quelle dichiarazioni vanno ben oltre. Primo, perché per la prima volta a farle è il grande capo del biscione, secondo perché conferma una visione industriale e di lungo periodo, terzo perché assegna una prospettiva ad un brand che avrà Cassino come suo stabilimento principale per la produzione di tutti i modelli premium a marchio Alfa.

Il professor Trequattrini lo ha compreso bene. Ed infatti ha dichiarato “la notizia costituisce per noi un motivo ed uno stimolo in più per accelerare gli investimenti per l’efficientamento di tutto l’apparato infrastrutturale al servizio degli insediamenti produttivi della regione in un percorso che permetta a chi investe di migliorare le proprie performance in un’ottica di sviluppo sostenibile”.

Tolto dal politichese può essere tradotta così: ora che Stellantis ci conferma in maniera inequivocabile il suo impegno è necessario che la Regione acceleri ed aumenti le sue pressioni sul Governo nazionale affinché ci mettano a disposizione i 50 milioni di euro con i quali realizzare le infrastrutture con cui mettere Stellantis e tutto l’indotto nelle migliori condizioni per lavorare.

Il professor Raffaele Trequattrini ha fatto capire da subito che non è sua intenzione governare il quotidiano. Ma dare una prospettiva, ampliando il Consorzio e rendendolo molto più solido di oggi, capace così di attrarre altri investitori che portino qui la loro produzione, la loro necessità di fare ricerca e sviluppo. Creando economia. E nuova occupazione.

Visione prospettica.

FLOP

ANNA TERESA FORMISANO

Al quotidiano Il Messaggero nelle ore scorse ha dichiarato «Andrò fino in fondo su quest’azione indegna e intraprenderò tutte le azioni legali»: l’ex deputato ed ex assessore regionale Anna Teresa Formisano ha saputo dalle anticipazioni del quotidiano La Verità che anche il suo nome è nell’elenco delle migliaia di italiani spiati attraverso più di 30mila accessi illegali ed oltre 50mila file scaricati da un luogotenente della Guardia di Finanza.

Saranno le indagini a fare chiarezza ed a capire soprattutto chi e cosa ci sia dietro quell’attività di spionaggio illegale consultando banche dati riservatissime: da quella dell’Agenzia delle Entrate a quella del Sistema Informativo Valutario fino al registro a disposizione dell’Antimafia per verificare se qualcuno sia stati indagato e per cosa.

Anna Teresa Formisano non ha gradito. Affatto. «Sono rimasta basita. Mi sono messa in contatto con altre persone incappate in questa vicenda e abbiamo deciso di andare fino in fondo: ci tuteleremo in tutte le sedi». Gli spioni si sarebbero interessati a lei nel 2019 ma la sua attività pubblica come politico è terminata nel 2013 e da allora si occupa di relazioni per un istituto di ricerca a carattere scientifico di portata nazionale. «Dal 2013 sono una comune cittadina italiana che non ha ruoli di rappresentanza istituzionale o politica. Che ci fa il mio nome in quell’elenco?».

È esattamente questo il motivo per cui invece l’onorevole Anna Teresa Formisano dovrebbe andare in cantina e stappare una bottiglia di buon Cremant millesimato. Perché appresso a questa storia c’è gente che pensa di stare in prima linea ma a suo nome c’è nemmeno un file scaricato e nemmeno un accesso abusivo per vedere se sta bene in salute. Nulla. Tutta gente che sta andando in depressione perché sta scoprendo la realtà al di là delle proprie illusioni: contano nulla e anche meno.

Invece Anna Teresa Formisano c’è e l’hanno spiata, nonostante stia fuori dal giro ormai da anni. Significa che ha ancora un peso specifico ed una considerazione, lì dove chi vuole può permettersi di intrigare. È sempre meglio fare invidia che compassione. E lei lo sa. Al di là dei toni scandalizzati.

Mi spiano dunque sono.

ROSSANO DI LUZIO

Rossano Di Luzio

Ogni campagna elettorale, grande o piccola che sia, ha sempre la sua polpetta avvelenata, ad un certo punto. Sono momenti in cui il doveroso equilibrio tra le parti va in tilt e si scade in forme di partigianeria gratuite. Ed evidenti, a tutto tondo. Sia chiaro, a livello di microsistemi, quelli impercettibili, succede sempre e per la più parte delle volte è roba emendabile.

La democrazia ed i suoi meccanismi sono bellissimi ma imperfetti, anzi, sono bellissimi proprio perché imperfetti. Tuttavia andrebbe ribadito che c’è un’asticella al di sopra della quale non andare. In Abruzzo e per il voto regionale di domani pare proprio che quell’asticella sia stata o superata oppure innalzata di una tacca.

Come? Con l’episodio che ha decretato che Elly Schlein, impegnata nella campagna per appoggiare il “suo” campo largo, non potesse fare visita all’ospedale di Popoli. Cosa è successo e chi glielo avrebbe negato, alla segretaria dem? I media spiegano che il diniego è partito dal direttore della Asl di Pescara, Rossano Di Luzio. Qui mutuiamo e desumiamo solo per gerarchia, non per contezza diretta. Non sappiamo quindi se il “no” sa stato suosuo, ma ai vertici ci sta lui.

Sarebbe stato lui a negare/evitare che venisse negato l’accesso in corsia. La Stampa spiega: “L’idea era entrare nella struttura per incontrare medici, infermieri e pazienti, farsi raccontare problemi ed esigenze. Come già altre volte Schlein ha fatto in questa campagna elettorale”.

Tre giorni prima il sì a Marsilio
Marco Marsilio

Dove era già successo? Negli ospedali di Tagliacozzo e Avezzano. Solo che, a voler seguire un pensiero maligno e non suffragato da prove, che questa facoltà a Schlein era stata concessa prima. Cioèquando la sfida delle Regionali sembrava meno tirata e in bilico. Stavolta alla richiesta del segretario regionale dem, che preannunciava l’iniziativa, è seguito lo stop su carta intestata dell’azienda sanitaria”.

E i motivi? Visita “non opportuna, perché contrasta con ragioni di tutela della salute e di ordine igienico sanitario”. Con quelle e con “la necessaria serenità e riservatezza dei pazienti”. Il dato però è che pochissimi giorni prima quelle ragioni non c’erano.

Cosa lo dimostrerebbe? Il fatto che 3 giorni prima a fare visita ai pazienti di Popoli era arrivato il presidente Marco Marsilio in persona, accompagnato dall’assessora alla Sanità Nicoletta Verì. In quel caso, porte aperte e nessuna obiezione da parte della Asl. Schlein”.

Perché due (presunti) pesi e due misure anche al netto della lettura de Il Secolo d’Italia che insinua come la sinistra quell’ospedale lo volesse “far chiudere”? Non ci sono risposte, ma nella bio del dirigente di vertice che avrebbe negato il permesso a Schlein si notano parole interessanti. Non sono una prova, né un indizio: è solo una frase.

Esso enuncia le skill curriculari: “Il dr. Rossano Di Luzio ha (…) maturato un’esperienza pluriennale presso l’Assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo, in qualità di Dirigente del Servizio di Programmazione Sanitaria”.

Mister nì.