Tutti i risultati Comune per Comune

Tutti i risultati Comune per Comune. E soprattutto come si leggono. Chi ha vinto e chi ha perso nella tornata elettorale finita in piena notte. E per qualcuno proseguirà.

Sono tre i segnali della rivoluzione uscita dalle urne di queste elezioni Comunali d’ottobre 2021. Il Partito Democratico perde la sua roccaforte di Alatri; una bocciatura netta: non metterà piede al ballottaggio per la prima volta da quando esiste l’elezione diretta del sindaco. Il centrodestra butta alle ortiche una vittoria già confezionata a Sora: il cinema a colori messo in piedi per tutta l’estate non è piaciuto affatto agli elettori che alla fine hanno mandato al ballottaggio i due candidati più giovani, sbattendo la porta in faccia ad un centrodestra che ha mostrato il peggio della vecchia politica. Il Movimento 5 Stelle è evaporato: a Sora sperava di eleggere il sindaco e invece ha perso anche l’unico consigliere comunale che era stato capace di eleggere 5 anni fa.

Il terzo segnale è quello sul quale la Politica dovrà riflettere di più. È quello che deriva dal 49% centrato al primo turno da Vincenzo Zaccheo a Latina, dalle le vittorie di Angelo D’Ovidio a Pastena, Gino Germani ad Arce, Antonio Corsi a Sgurgola: sindaci della I Repubblica protagonisti anche nella Seconda. Candidati con i capelli d’argento votati a furor di popolo da elettori che hanno l’età dei loro nipoti. Sta tutto lì il fallimento di una politica che deve correre a chiedere un rifugio sicuro nel suo passato dopo avere provato un assaggio del presente: non ha saputo costruire un’alternativa.

Il crollo di Alatri

Grafica: Giornalisti Indipendenti / Ciociaria Oggi

Ad Alatri è crollata l’ultima roccaforte del Partito Democratico. È la città che ha eletto un presidente del Consiglio Regionale del Lazio (Mauro Buschini) ed un Segretario provinciale dei Dem (Luca Fantini). Al ballottaggio ci vanno il commercialista schierato dal centrodestra Maurizio Cianfrocca e l’avvocato Enrico Pavia cresciuto nello studio legale di un’icona della destra nazionale che risponde al nome di Romano Misserville. Alle 4.38 del mattino l’ultimo aggiornamento del Ministero dell’Interno assegnava il 43,81% al primo ed il 28,47% al secondo. Non è arrivato nemmeno al 18% il vicesindaco uscente Fabio Di Fabio, alfiere della corrente Pd guidata dal presidente della Provincia Antonio Pompeo che puntava su di lui per cedergli la fascia azzurra.

Sarà la conta delle preferenze a dire chi non ha votato chi. A Fabio Di Fabio sono mancati voti di una sinistra che non si è riconosciuta nelle sue radici, non lo ha votato una città che chiedeva un netto cambiamento con i dieci anni di amministrazione del sindaco Giuseppe Morini, voce spesso eretica in un Partito Democratico al quale ha votato spesso in dissenso. L’analisi del voto dirà se una parte del Pd non ha appoggiato il proprio candidato con il chiaro intento di affondarlo, colando a picco le ambizioni elettorali del suo mentore Antonio Pompeo. Masochismi dai quali il Pd non riesce a separarsi.

Ad ora non è chiaro se hanno perso di più Mauro Buschini e Luca Fantini (Pensare Democratico) o Antonio Pompeo (Base Riformista). I primi dovranno spiegare come abbiano fatto a perdere in casa; il secondo subisce una mortale battuta d’arresto al progetto di radicare la sua componente nei Comuni, terreno fondamentale per raccogliere i voti con cui puntare alle elezioni Regionali.

Il suicidio perfetto a Sora

Grafica: Giornalisti Indipendenti / Ciociaria Oggi

A Sora è andato in scena il suicidio perfetto. Quello compiuto da un centrodestra che aveva la vittoria in tasca. La realtà dei fatti è una sola: il sindaco uscente Roberto De Donatis ha mantenuto in equilibrio per cinque anni il Frankenstein civico da lui stesso generato, cioè un’amministrazione nata in pieno periodo di grillismo e di antipolitica, senza simboli e con tutti dentro; abilissimo giocoliere amministrativo ha avuto l’impareggiabile merito di avere tenuto tutti dalla sua parte nonostante non avesse una maggioranza, potesse contare su un solo voto di vantaggio, ciascun consigliere si sentisse il punto d’appoggio dell’intero progetto e ne reclamasse il prezzo.

Ha tenuto le palline in aria, prima con due mani, poi con una sola, poi bendato, poi poggiando solo un piede e infine cantando la lode a San Rocco. Nulla di tanto difficile: bastava tenere in pareggio i due soli capaci di squilibrare tutta la rotazione: Massimiliano Bruni (bandiera di Fratelli d’Italia, delegato ai Lavori Pubblici) e Lino Caschera (bandiera di Forza Italia, poi di Cambiamo, infine della Lega, in realtà colonnello sul campo del consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli; delegato alle Manutenzioni).

Il suicidio è iniziato nel preciso momento in cui Bruni ha vinto con abilità la sua partita: scardinare la Piattaforma Civica, imporre la candidatura di un uomo legato a Fratelli d’Italia come candidato sindaco della coalizione. Una volta raggiunta la vetta del suo progetto ha scoperto di non avere una bandierina da piantare: cioè di non avere un candidato da schierare; ha tesserato il dottor Giuseppe Ruggeri. Ma è stato l’inizio della guerriglia compiuta con altrettanta abilità da Lino Caschera: per nulla intenzionato a farsi ridimensionare da FdI, riducendolo all’irrilevanza per fargli perdere i voti in vista delle prossime Regionali.

Il centrodestra deve fare un monumento all’avvocato Federico Altobelli, candidato tertium che con autentico spirito di servizio ha accettato la guida della coalizione ad appena 48 ore dalla presentazione delle liste. Il 22,87% (aggiornato alle 3:08 del mattino) è un miracolo personale dovuto alla credibilità che ha saputo dare al progetto.

Al ballottaggio invece ci vanno Luca Di Stefano (37,87%) ed Eugenia Tersigni (28,76%): le due proposte più giovani e di rinnovamento, entrambe con solidi elementi di esperienza al loro interno.

Una menzione speciale va al Movimento 5 Stelle capace di autoestinguersi: il Pd era pronto a riproporre a Sora la formula adottata da Zingaretti in Regione, i grillini hanno risposto si ma a condizione di indicare il candidato sindaco. Hanno portato sul palco Giuseppe Conte che è l’antitesi del Vaffa ma hanno ostentato un grillismo delle origini al quale l’ex premier è del tutto estraneo; hanno attaccato il sistema dimenticando di esserne ormai parte integrante: governano il Paese da tre anni, governano la Regione con Zingaretti. Infatti gli ha creduto appena un mesto 5,24%, Cinque anni fa avevano raccolto 2.713 voti, dopo l’esperienza in Comune ne hanno ottenuti 467 (ma alcune urne sono ancora da contare).

Acquafondata, Alvito, Arce e Casalattico

Gino Germani rieletto sindaco ad Arce

Ad Acquafondata continua a sventolare la bandiera dei Di Meo: il nuovo sindaco è Marina Di Meo, figlia dello storico sindaco Antonio arrivato ancora una volta al limite dei 3 mandati consecutivi. Ha vinto con il 67,3% dei voti su Sergio Mancone (32,23).

Ad Alvito è stata l’ex assessore ai servizi sociali Luciana Martini a vincere la sfida tutta in rosa contro Paola Iacobone (già candidata 5 anni fa e capogruppo uscente di opposizione). Grazie a 31 voti di differenza eredita la fascia tricolore lasciata dal sindaco Duilio Martini. La conta è finita 868 a 837.

Non c’è stata storia ad Arce: Gino Germani ha vinto a mani basse ed occhi chiusi. È tra i sindaci più esperti sul territorio, la prima volta era stato eletto all’età di 27 anni, oggi corre dietro ai nipotini. Era stato sfiduciato, si è preso la rivincita dall’alto dei suoi 1.773 voti; l’ex sindaco Roberto Simonelli ne ha ottenuti 936 e l’imprenditore sanitario Alfonso Rosanova 915.

Casalattico manda all’opposizione il gruppo che l’ha governata per ben 3 mandati. Vince le elezioni l’ingegnere Francesco Di Lucia. L’amministrazione uscente del sindaco Giuseppe Benedetti aveva puntato su Angelantonio Macari. Un verdetto chiaro: 279 voti per l’ingegnere, 166 per gli uscenti. Irrilevante anche qui il M5S che ha raccolto appena 56 voti.

Castrocielo, Castro dei Volsci

Gianni Fantaccione con la sua squadra

Finisce a Castrocielo quasi mezzo secolo di amministrazioni targate Filippo Materiale. A vincere è stato il suo vicesindaco Gianni Fantaccione: ad un paio di mesi dal voto, con coerenza si era dimesso dalla carica. Lo aveva fatto appena era stato chiaro che non sarebbe stata mantenuta la promessa di passargli il testimone. Materiale infatti aveva deciso di puntare sul giovane avvocato Graziano Cerasi, già funzionario nella Regione Lazio e già dirigente provinciale del Partito Democratico. Fantaccione ha preso due terzi dei voti (1.750 contro i 900 di Cerasi).

È stato un voto all’insegna del fair play quello di Castrocielo: Cerasi già dopo un paio d’ore di spoglio ha fatto gli auguri al suo avversario riconoscendone il risultato; Fantaccione ha ringraziato pubblicamente il professor Materiale per l’impegno profuso e le opere realizzate in questi decenni.

Invece è un risultato all’insegna della continuità quello maturato a Castro dei Volsci. Il vicesindaco uscente Leonardo Ambrosi con la civica ‘Per Castro’ ha raccolto l’eredità del sindaco Massimo Lombardi. È stato un risultato netto: maturato con il 71,5% dei voti per il neo sindaco: 32 anni, laureato in Giurisprudenza ed impegnato nell’azienda di famiglia.

Collepardo, Colle San Magno, Esperia, Fumone

Giuseppe Villani rieletto sindaco ad Esperia

Terzo mandato di fila per il sindaco uscente di Collepardo Mauro Bussiglieri. È stato confermato con 366 voti, cioè 49 in più di quelli ottenuti dal dottor Roberto Sarra medico dell’ospedale di Alatri che a lungo era stato in lizza per la candidatura nella città dove lavora; doveva rappresentare il cambiamento ma per evitare spaccature interne aveva ritirato la sua disponibilità lasciando libera la strada al vicesindaco Fabio Di Fabio. Aveva poi deciso di proporre la sua candidatura a Collepardo. Non era la sua tornata.

La crisi del Pd sta anche nel risultato delle elezioni a Colle San Magno, alle quali si era arrivati per consunzione dell’amministrazione guidata dal sindaco Antonio Di Adamo. Ad uno ad uno si erano dimessi i vari consiglieri, determinando la crisi. Gli elettori non hanno gradito. Lo hanno detto scegliendo la proposta di rinnovamento rappresentata dall’avvocato Valentina Cambone che è alla sua prima esperienza politica. Ha vinto con 278 voti contro i 243 ottenuto dal già 2 volte sindaco Antonio Di Nota. Non è un nome qualunque: è stato consigliere provinciale e capogruppo del Pd a palazzo Iacobucci. Sognava di tornarci, si è fermato sull’uscio del suo municipio.

Invece ad Esperia c’è stata una conferma sul filo di lana per il commercialista Giuseppe Villani. È stato confermato con 1.330 voti, appena una manciata in più dei 1235 del farmacista Patrizio Caporusso.

Niente bis a Fumone per il sindaco uscente Maurizio Padovano. A vincere le elezioni è stato il suo sfidante Matteo Campoli, consigliere comunale uscente e rappresentante dell’opposizione. Ha ottenuto 779 voti contro i 685 di Padovano.

Monte San Giovanni Campano e Pastena

Emiliano Cinelli

La maggioranza uscente si spacca e le elezioni di Monte San Giovanni Campano le vince l’ex assessore all’Ambiente Emiliano Cinelli della componente Pd che fa riferimento a Francesco De Angelis. Ha ottenuto 2.700 voti.

L’amministrazione uscente del sindaco Angelo Veronesi aveva fatto quadrato intorno al nome del presidente del Consiglio Comunale Michele Ciardi. Ma non è una scelta unitaria: si è candidato anche il vicesindaco uscente Sandro Visca sostenuto dagli assessori Luana Pellegrini e Chiara Raponi. Il primo ha ottenuto 2.480 voti, il secondo 957. Insieme sarebbe stato un altro risultato. Tra i due si è piazzato l’avvocato Carlo Coratti, consigliere uscente e già candidato sindaco nel 2011: ha ottenuto 1984 voti.

A Pastena si è completata la resurrezione politica di Angelo D’Ovidio. Il Segretario provinciale dell’Udc è stato il mediatore he composto la spaccatura politica del centrodestra a Sora offrendo la candidatura dell’avvocarto Federico Altobelli. Nella sua Pastena è tornato ad indossare la fascia di sindaco che aveva lasciato 21 anni fa quando era stato eletto in Consiglio Regionale del Lazio.

Ha ottenuto 412 voti contro i 317 del cavalier Attanasio Di Domenico, vicesindaco uscente che ha pagato il peso dei tre mandati di Arturo Gnesi. Un’altro elemento fondamentale è stata la spaccatura generata dalla candidatura del bancario Mario Parisi, assessore uscente: ha ottenuto 298 voti. Fino alla fine Angelo D’Ovidio ha lasciato credere ai suoi avversari che non si sarebbe schierato e che trovava difficoltà a completare la lista: falso, l’aveva già pronta; ha lasciato che si dividessero, spiazzando tutti la mattina della consegna delle candidature. Trucchi da I Repubblica. Che eleggono sindaco.

Roccasecca

I festeggiamenti per Sacco allo Scalo

Cose bulgare a Roccasecca. L’avvocato Giuseppe Sacco si è confermato sindaco con l’89,19% dei voti, per larga parte dello spoglio è stato intorno al 91%. Un plebiscito: legato all’impegno messo in campo contro la discarica provinciale che da oltre vent’anni era sul suo territorio. Ha impugnato in ogni sede i progetti di ampliamento, costringendo due volte Palazzo Chigi ad occuparsi della questione perchè altrimenti in punta di diritto Roccasecca aveva ragione. Alla fine è stata la società Mad a decidere di non realizzare il quinto invaso. ma è il risultato finale che conta.

Importante è stata anche la svolta green. Giuseppe Sacco insieme al presidente del Cosilam Marco Delle Cese è il papà del progetto della Green valley: una piantagione di canapa industriale con la quale disinquinare i terreni e generare un nuovo polimera dal quale ricavare la plastica.

Non solo. In questi 5 anni c’è stato il collasso della Ideal Standard, Sacco ha agevolato in ogni modo la trattativa che ha portato lo stabilimento nelle mani del gruppo di Francesco Borgomeo, salvando tutti i posti di lavoro.

Sgurgola, Supino, Terelle, Trivigliano

Gianfranco Barletta con la fascia da sindaco per altri 5 anni

A Sgurgola è stato rieletto il sindaco uscente Antonio Corsi con il 47,42% dei voti.

Vittoria senza preoccupazioni a Supino per Gianfranco Barletta con il 75,01% nonostante svesse contro un mostro sacro come Alessandro Foglietta: : ex parlamentare Europeo, ex consigliere regionale, ex federale Msi, ex portavoce di Francesco Storace. Ma soprattutto ex sindaco di Supino per due mandati; si è fermato al 23,67%.

Il vice sindaco di Terelle  Fiorella Gazzellone raccoglie l’eredità del sindaco uscente Dino Risi con l’80,46%

A Torre Cajetani il nuovo sindaco è Lello Ubodi, ex dipendente comunale di 69 anni: ha preso poco più del 43%.

Non c’è stato bisogno di attendere troppo a Trivigliano. È stata nel solco della continuità con l’amministrazione Quatrana l’elezione del suo vice Gianluca Latini. Era l’unico candidato, l’elezione è scattata in automatico quando è stato superato il quorum del 50% dei votanti. Ha ottenuto 1020 voti di lista su 1068 votanti, il 95,5%.

Torrice, Vallecorsa, Vicalvi, Viticuso

MAURO ASSALTI E ALFONSO SANTANGELI

A Torrice c’era voluto un magistrato per annullare le scorse elezioni, assegnate sul filo di lana e con troppe zone d’ombra per ritenerle valide. Ieri i due protagonisti di quel confronto si sono contati un’altra volta, in una riedizione di quel testa a testa. Ancora una volta la conta è stata estenuante, scheda per scheda, con il risultato in bilico fino alla fine. A notte fonda Alfonso Santangeli è stato eletto nuovo sindaco di Torrice. Ha vinto con 1.452 voti, appena 88 in più di quelli ottenuti dal vincitore della volta scorsa Mauro Assalti che ha ottenuto 1.364 voti; terzo l’avvocato Massimo Vincenzi con 546 voti.

A Vallecorsa il vicesindaco uscente Anelio Ferracci ha vinto le elezioni con il 55,44% dei voti, raccoglie l’eredità dopo il triplo mandato di Michele Antoniani; si schierava anche l’ex primo cittadino Tarcisio Tullio che ha preso il 44,56%.

A Vicalvi dopo Gabriele Ricciardi diventa sindaco ereditando la sua civica ‘Il Quadrifoglio‘  Mario Ferrera. Ha ottenuto il 69,20% dei voti. L’ex sindaco Dino Riggi si è fermato al 20,31%: nella sua lista è candidato come semplice consigliere comunale l’ex vice presidente della Provincia Andrea Amata.

Il nuovo sindaco di Viticuso è Vincenzo Iannetta con il 55,89%. È lui a succedere ad Edoardo Fabrizio giunto al limite dei 3 mandati concessi nei piccoli Comuni. Si candidava a sindaco l’assessore uscente Giovanni Tedeschi che ha ottenuto il 42,97%.