Un No vuole dire No

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Ci sono ancora uomini che davanti ai giudici dicono di avere frainteso.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Due titoli a distanza di ventiquattrore. Il tema è lo stesso, le situazioni sono diverse. Il primo viene da Milano. “Stuprò una ragazza, lei per lo choc taceva: il pubblico ministero chiese l’archiviazione, il giudice lo manda a processo. L’uomo sostiene di avere frainteso il silenzio della donna”.

Il secondo viene da Roma. Lei lo accusa di stupro, assolto grazie ad un video. All’insaputa dei protagonisti una telecamera di sorveglianza aveva ripreso tutto. C’era stato un tentativo di approccio, lei si era opposta, lui aveva subito desistito.

Se vogliamo allargare il campo ne selezioniamo un terzo. “Era ubriaca e ha lasciato la porta socchiusa”. Giovane assolto dall’accusa di stupro. Ribaltata in Appello la condanna. Secondo i giudici, “la ragazza alterata per un uso smodato di alcol invitò l’imputato a osare”.

Foto: Luis Molinero © DepositPhotos.com

Tre storie diverse, un comune denominatore. Guardiamo troppi film, crediamo che la vita sia quella dei pixel: e invece è molto più semplice. Un no nella vita è un no: solo nei film c’è tutta una storia per la quale voleva dire si. Me è un film. La vita è realtà. E un no resta un no.

Messaggiando, chattando, whatsappando e instragrammando abbiamo smesso di parlare. Non siamo più capaci di sintonizzarci sul suono delle parole, il loro timbro, il loro tono. Non recepiamo i messaggi non detti ma lanciati con gli sguardi.

Soprattutto abbiamo confuso i termini. E, parafrasando Gianna Nannini, pensiamo che l’amore sia una monta all’hotel o una finta sul ring.

E invece è una cosa naturale, spontanea, che accade da sola. Se non è così allora è come se fosse un No.

Non fatevi film.

Senza Ricevuta di Ritorno