Virginia Raggi l’anti Salvini: la reazione della sindaca con la ruspa

Le ruspe sulle ville dei Casamonica hanno rilanciato l’immagine della sindaca di Roma, che adesso sfida il leader leghista sullo sgombero dell’immobile occupato da Casapound. Ma i leader pentastellati non la amano. Mentre il Pd dovrà prima o poi porsi il problema di come fermare l’ascesa del vicepremier e segretario del Carroccio.

E se fosse Virginia Raggi l’anti Matteo Salvini? Dopo l’assoluzione, la sindaca di Roma ha cambiato marcia. Le ruspe sulle ville dei Casamonica hanno avuto un effetto mediatico e simbolico fortissimo. Inoltre, sono arrivate dopo lo sgombero del Baobab, su iniziativa proprio del ministro dell’Interno e leader leghista.

Ma la Raggi non si è limitata a questo. E’ andata oltre sfidando il vicepremier sullo sgombero di Casapound, l’organizzazione di estrema destra che occupa un palazzo nel centro di Roma, in via Napoleone III, nel quartiere Esquilino.

Ha detto Virginia Raggi: «Quando il ministero deciderà noi già siamo pronti. Conto su un sostegno del Governo». Come dire: non dipende dal Comune di Roma ma dal Ministero dell’Interno.

 

Il tutto nel momento di grande gelo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, con quest’ultimo che sta prendendo in considerazione l’idea di staccare la spina al governo gialloverde per riposizionarsi in un’ottica di centrodestra. Con Silvio Berlusconi naturalmente.

Il fatto è che Salvini aveva lanciato un’opa su Roma, magari pensando anche alla candidatura di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Ma l’assoluzione della Raggi ha mandato in frantumi questo disegno. E adesso la sindaca ha tre anni davanti per recuperare il terreno perduto.

Intanto i Cinque Stelle continuano a perdere tutti gli scontri diretti con la Lega di Salvini. Forse è proprio questo che spiega la freddezza di Luigi Di Maio, di Alessandro Di Battista e di tutti vertici pentastellati verso lo scatto di Virginia Raggi. Proprio lei, la Sindaca, sta tenendo testa a Salvini.

 

In tutto questo contesto potrebbe inserirsi anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria nazionale del Pd. Teme di restare stretto nella morsa formata da Marco Minniti e Maurizio Martina, ma difficilmente chi arriverà davanti alle primarie potrà essere “fregato” da accordicchi in assemblea.

Zingaretti è l’unico nei Democrat che sembra rendersi conto che l’avversario vero del prossimo futuro sarà ancora il centrodestra. A traino leghista naturalmente.

Nel Pd è passata la pregiudiziale renziana: se non sei anti Cinque Stelle non puoi guidare il Partito. A pensarci bene, però, dove può recuperare voti il Partito Democratico? Se non nel bacino elettorale dei grillini?

 

Dopo la vittoria elettorale a Roma del Movimento, fu proprio Nicola Zingaretti ad essere individuato come anti-Raggi. Adesso che la Raggi si propone come anti-Salvini, il presidente della Regione potrebbe sfruttare l’onda lunga di un’anomala proprietà transitiva.

Però a pensarci bene potrebbe essere proprio questo un tema vero per il congresso Dem: se si continua a concentrare il “fuoco” soltanto su Di Maio, chi fermerà Salvini? Magari la Raggi.