Voto a Latina/ Tutto come prima con il sospeso di Sabaudia e segni di Pd

Come si legge il risultato in provincia di Latina. Eppur si muove: un Pd che era scomparso ora si riprende il diritto di tribuna. ma ha ancora molto su cui meditare

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Le elezioni a Latina hanno avuto, se lo si cerca con il lanternino, un unico filo comune: confermare l’esistente, lì dove era possibile e segnare piccoli cambiamenti ma “politici”.

Vince a Gaeta Christian Leccese in continuità con Cosimino Mitrano a sua volta nella grande scia di Claudio Fazzone (si conferma il triangolo di Forza Italia: Gaeta-Fondi-Monte San Biagio). Ha pesato nel voto (ha preso intorno al 65%) una rete di presenza forte nella comunità e una amministrazione che a Gaeta è stata presente. Tanto da diventare un irresistibile punto di aggregazione politica.

Eppur si muove

Emiliano Scinicariello

Infatti, nella coalizione c’è l’ossatura della Forza Italia di Cosimino Mitrano; c’è la parte maggioritaria del Partito Democratico che è arrivata alla rottura col Pd pur di restare nella formazione e non farsi sconfessare da un Congresso al quale allora ha preferito non partecipare; ci sono i Fratelli d’Italia che sono diventati tali durante il decennio di Mitrano sindaco ma sono rimasti con lui; c’è addirittura quella Lega che fino ad un mese prima della campagna elettorale tentava di contrapporgli una lista ed un avversario.

Vince Leccese ma, avrebbe detto Galileo Galilei “eppur si muove”, perché per la prima volta gli elettori di Gaeta hanno potuto votare il Pd. Dal 2007 per la prima volta alle Comunali, e, sorpresa, hanno preso un seggio con Emiliano Scinicariello. Insomma la sinistra è in Comune “vestita” da sinistra, e per Gaeta non è una banalità. Fino ad oggi le lacerazioni interne avevano portato alle urne solo Dem con l’abito civico.

Tutto come da copione

Monia Di Cosimo

Poi tutto secondo copione, tutte conferme a cominciare da Franco Taddeo Castelforte per la destra e Mauro De Lillis a Cori per la sinistra. A San Felice passa Monia Di Cosimo in continuità a destra con Pino Schiboni. Ma…? Anche qui “eppur si muove” perché il Pd piazza una sua consigliera Barbara Consalvi e nessuno ricorda un simile precedente. Insomma le querce restano tali, ma intorno germogliano “alternative in nuce“.

C’è poi Sabaudia. Lì dove c’è stato il commissariamento della esperienza civica di Giada Gervasi la destra non si è divisa, si è frantumata: Alberto Mosca era con Forza Italia; Enzo Di Capua con Fratelli d’Italia e Lega, Maurizio Lucci solitario dopo essere stato sindaco di destra ora tornava in versione autocefala. Sta di fatto che al secondo turno passa la destra-centrista di Mosca e la destra autocefala. Mentre Lega e Fratelli d’Italia restano al palo. Prende il seggio con Paolo Mellano con quel che resta del gervasismo e… Il Pd torna in consiglio con Giancarlo Massimi.

Insomma la sinistra si prende il diritto di tribuna a Sabauda, Gaeta e San Felice, la destra incassa trionfale Gaeta e si autoincarta a Sabaudia (i candidati di destra sommati stanno all’80% ma qui non si sommano ma si elidono).

Quindi? Tutto come prima, con il sospeso di Sabaudia e segni di Pd.

Il riepilogo di Andrea Apruzzese

Foto: Andrea Panegrossi / Imagoeconomica

Sei sindaci eletti e un ballottaggio.

A Sabaudia si dovrà tornare alle urne tra quindici giorni per sapere chi, tra Alberto Mosca (Forza Italia, Udc, Azione con Calenda, Città nuova, Scegli Sabaudia) e Maurizio Lucci (Coraggio Italia, Lucci sindaco, Obiettivo in comune) sarà il futuro primo cittadino: il primo ha infatti ottenuto 2.683 voti pari al 30,58%, e il secondo 2.133 preferenze con il 24,31%; staccati gli altri candidati, con Enzo Di Capua (Fdi, Lega, Sabaudia futura) terzo con 1.408 voti e il 16,05%; seguono Paolo Mellano (I cittadini, Paolo Mellano sindaco) con 1.357 voti e il 15,47% e Giancarlo Massimi (Pd, Massimi sindaco) con 1.192 e il 13,59%. Molto a rilento le operazioni di spoglio, conclusesi ufficialmente all’1.48 del mattino per le 15 sezioni.

Vittoria del centrodestra a Gaeta, dove fin da subito è apparso incolmabile il divario tra Christian Leccese, a capo di una coalizione di ben otto liste ha infatti 7.341 voti pari al 64,85%; staccatissimi gli altri, una pattuglia che vede la candidata del Pd, Sabina Mitrano, con 2.123 voti e il 18,75%; Silvio D’Amante (M5S) con 1.233 preferenze e il 10,89%; Antonio Salone (Alternativa) con 429 e il 3,79%; Benedetto Crocco (Partito comunista) con 194 voti e l’1,71%.

Cori vede il sindaco uscente, Mauro De Lillis (Cori e Giulianello insieme), riconfermato con un plebiscito (3.545 voti e il 78,97%) davanti a Evaristo Silvi (L’altra città), con 944 voti e il 21,03%.

Adinolfi zero voti

Mario Adinolfi. Foto Benvegnù e Guaitoli / Imagoeconomica

Anche a San Felice Circeo vince il candidato di centrodestra, Monia Di Cosimo (Circeo futura) con 2.757 voti e il 61,84% davanti a Rita Petrucci (Rita Petrucci sindaco) con 1.701 preferenze e il 38,16%.

A Santi Cosma e Damiano viene rieletto (per la quarta volta) Franco Taddeo (Alleanza per Santi Cosma e Damiano Continuiamo insieme) con 2.563 voti e il 56,80% davanti a Antonello Testa (Uniti per cambiare) con 1.949 voti e il 43,20%.

Veniamo ora alle due isole pontine: a Ponza è eletto sindaco Francesco Ambrosino (Cambiamo il vento) con 1.093 voti e il 55,23%, davanti a Pompeo Porzio (Crescere insieme) con 886 preferenze e il 44,77%. A Ventotene infine, il primo cittadino eletto è Carmine Caputo (Insieme per Ventotene) con 274 voti e il 55,02%, davanti a Gerardo Santomauro (Uniti per il bene di Ventotene) con 223 preferenze e il 44,78%; staccati gli altri due candidati: Luca Vittori (Partito Gay Lgbt+) ha preso un solo voto e lo 0,20%; e Mario Adinolfi (Il popolo della famiglia) segna una particolarità forse unica nella storia: non ha preso nemmeno un voto: zero, pari allo 0%.

Infine una nota sull’affluenza dei referendum, che non ha raggiunto il quorum: se al voto, a livello provinciale, si è recato solo il 19%, il quorum è stato raggiunto e in alcuni casi anche ampiamente superato, proprio nei Comuni al voto per il rinnovo dell’amministrazione, dove evidentemente gli elettori hanno scelto di ritirare tutte le schede, amministrative e referendarie. In tutti i Comuni, tranne uno: Ventotene, culla dell’Europa.