Ugl, non solo le auto ma anche chi le fabbrica

Il Segretario Generale Ugl a Cassino per il Congresso del sindacato. Lancia l'allarme legato ai grandi cambiamenti in arrivo. E chiede un nuovo piano industriale. ma anche un sindacato più moderno. E relazioni industriali diverse

La preoccupazione sono le macchine. Ma anche quelli che fino ad oggi le hanno fabbricate. E da domani non serviranno più. Perché con i modelli elettrici i loro lavori non ci saranno più, le loro esperienze e professionalità non serviranno. Non sulla linea di produzione. Non in fabbrica.

Bene l’iniziativa del ministro Adolfo Urso di incontrare i presidenti di Regione in cui siano presenti stabilimenti dell’Automotive. Ma non vorrei che si dimenticasse un altro problema: la produzione delle nuove vetture a motore elettrico cancellerà migliaia di figure professionali. Quei lavoratori vanno salvati, convertendoli ad altre mansioni. Ma occorre un piano ed occorre l’intervento del Governo“: lo ha dichiarato Paolo Capone, Segretario Generale Ugl intervenendo al congresso territoriale di Cassino. (Leggi qui: Automotive, nasce la squadra per l’Italia).

Serve un piano

Il Congresso Ugl

Per il sindacalista occorre un piano industriale per il rilancio del territorio Cassinate e ciociaro. Lo chiede sulla base dei numeri elaborati della Cgia di Mestre su dati Istat: “nel 2023 il tasso di disoccupazione in provincia di Frosinone e nel Lazio sarà fra i più alti. A livello nazionale infatti fra le province più interessate dall’aumento della disoccupazione ci sarà Frosinone con +2.805 inoccupati“.

Capone ha parlato ai delegati spiegando la necessità di un nuovo modello sindacale per Ugl. Inserito però in un nuovo modello di relazioni sindacali: “È ora di applicare quella parte di Costituzione in cui si prevede la condivisione delle responsabilità con i lavoratori, affinché vengano coinvolti nelle scelte e partecipino alle loro definizioni“.

Fornero non ha funzionato

L’intervento di Paolo Capone

Il Segretario Generale Ugl ha sostenuto che la legge Fornero è stata una riforma sbagliata e iniqua. Perché? “Ha finito per ingessare il mercato del lavoro contribuendo alla crescita esponenziale della disoccupazione giovanile”. Tradotto in maniera pratica: se allunghi gli anni di servizio prima di poter andare in pensione, allunghi anche i tempi del ricambio generazionale. E tieni più a lungo in casa una generazione che invece potrebbe portare forze fresche sul posto di lavoro.

La risposta di Ugl è quella sulla quale ha lavorato a lungo il sottosegretario Claudio Durigon. È Quota 41: accesso alla pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Per Capone “consente di incentivare il turnover generazionale favorendo la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, tutelando così i diritti acquisiti dei lavoratori“.

Visto da sinistra

Francesco De Angelis

Ai lavori del Congresso Ugl ha partecipato anche Francesco De Angelis, presidente del Consorzio Industriale del Lazio. Che ha fatto un po’ di ordine nel vocabolario del lavoro. Dicendo “Flessibilità non può voler dire precarietà. E i diritti dei lavoratori devono rimanere prioritari”: ha sottolineato quella che per lui è l’immagine di un congresso moderno: la presidente dell’assemblea Carla Ciocci che ha diretto i lavori poco dopo aver allattato il suo bimbo di pochi mesi. “Lo sottolineo perché tutto quello che il nostro Paese ha raggiunto, in termini di normative per le donne lavoratrici, deve essere concretamente applicato. Sempre e ovunque”.

De Angelis ha evidenziato il lavoro che il Consorzio e la Regione stanno svolgendo sui fronti dell’energia green, sulle infrastrutture e sulla reindustrializzazione dei siti dismessi. Perché “tutto questo si traduce in sviluppo ed occupazione”.