Toc toc: la Guardia di Finanza bussa da Acea per ripassare i conti

CESIDIO VANO per LA PROVINCIA QUOTIDIANO

Un’intera stanza messa a disposizione degli agenti per consultare documenti e carte. Molti atti sono stati acquisiti dagli investigatori. La Guardia di Finanza ha bussato alla porta di Acea Ato5 spa, gestore del servizio idrico in provincia di Frosinone. I militari in grigioverde stanno effettuando indagini e accertamenti scaturiti da diverse denunce presentate dagli utenti in merito alla complessa vicenda della gestione idrica nell’Ambito territoriale n.5 di Frosinone e soprattutto a seguito del deposito in Procura, avvenuto a maggio scorso, del maxi-esposto redatto dai Comitati per l’acqua pubblica e corredato, oltre che da numerosi documenti, anche da migliaia e migliaia di firme di cittadini.

La visita dei finanzieri ci sarebbe stata anche presso gli uffici dell’Ambito territoriale per reperire un’altra parte di documentazione. L’inchiesta è condotta personalmente dal procuratore della Repubblica del capoluogo Giuseppe De Falco.

L’esposto dei Comitati
L’esposto dei Comitati per l’acqua pubblica puntava il dito su diverse questioni a partire da quella del maxiconguaglio da 75,1 milioni di euro riconosciuto ad Acea Ato5 spa dal commissario ad acta che ha provveduto a revisionare le tariffe dal 2006 al 2011.
Per i comitati, quei soldi non sono dovuti, perché negli stessi anni, proprio per l’assenza di una tariffa definitiva, Acea non ha provveduto a realizzare i vari investimenti previsti e non ha pagato i canoni ai comuni. Le tariffe, insomma, sarebbero dovute essere molto più basse di quelle applicate e sarebbero comunque risultate sufficienti rispetto i piani sottoscritti con l’Ato.

Nello stesso esposto vengono evidenziate le responsabilità dei sindaci e del presidente dell’Ambito che nel 2014, invece di contestare le inadempienze di Acea e procedere alla risoluzione del contratto, hanno invece votato sia le nuove tariffe, in applicazione del nuovo metodo tariffario, che il nuovo piano di investimenti da appena 62 milioni di euro.

Nelle tesi dei Comitati, come esposte alla Procura, ci sarebbe poi anche il mancato accantonamento delle somme, per 36 milioni di euro, nell’apposito fondo per la depurazione che doveva essere istituito – ma non lo è mai stato – presso l’Ambito territoriale. Sempre i comitati, poi, hanno sollevato dubbi sull’effettività delle somme che Acea Ato5 starebbe incassando dalle bollette alla voce maxiconguaglio, ritenendo che, alla fine dei tre anni di rateizzazione, il gestore avrà riscosso ben oltre 100 milioni di euro rispetto ai 75 riconosciuti dal commissario.

Questo accadrebbe poiché – spiegano i promotori dell’esposto – il ‘recupero’ sarebbe calibrato sui volumi di acqua fatturata nel 2012, che sono solo ‘stimati’, e non su quelli effettivamente erogati, tenendo presente che circa un terzo delle somme fatturate era all’epoca relativo ai 108 mc di minimo impegnati, che si pagavano, cioè, anche se non consumati.

Da Acea dicono: “Siamo tranquilli”
Conferma la visita della Guardia di Finanza presso gli uffici del gestore idrico in viale Roma a Frosinone l’amministratore delegato di Acea Ato5, Paolo Saccani, che però chiarisce: «L’inchiesta non è sulla vicenda del conguaglio da 75 milioni ma è un’indagine a largo spettro sull’attività della società. Quello che posso dire è che abbiamo fornito agli investigatori della Finanza tutta la documentazione richiesta. Quando in Procura arrivano quintali di denunce, la magistratura ha il dovere di fare gli accertamenti. Noi siamo assolutamente tranquilli – dice l’ingegner Saccani – abbiamo consegnato tutti i documenti e le carte che dovevamo fornire». Sulla vicenda del maggior gettito generato dalle modalità scelte per l’incasso del maxiconguaglio precisa che le tesi dei comitati per l’acqua pubblica sono assolutamente infondate: «Sono sciocchezze! Come ho detto noi abbiamo dato tutte le carte agli agenti della finanza che sono venuti nei nostri uffici, non solo sui 75 milioni di euro. Abbiamo fornito alla magistratura tutto il supporto del caso e continueremo a fornire tutta la documentazione che ci chiederà. Ribadisco: siamo tranquillissimi, proprio sereni e tranquilli».