Gatti: «I giovani Turchi hanno disegnato la nuova mappa del Pd»

da L’INCHIESTA QUOTIDIANO

«Questo verrà ricordato come un congresso, anche se straordinario, sotto tono sotto traccia»: ne è convinto Luciano Gatti, dirigente storico del Pd, proveniente dalla tradizione Pci-Pds-Ds.

Quali le novità emerse dai congressi di circolo della provincia?
«Una nuova mappa degli equilibri interni di un partito (che sento ancora anche mio) che dovrebbe guardare fuori (e lo spero molto) piuttosto che continuare a specchiarsi come un Narciso e continuare a ripetere di essere il più bello, il più forte ed anche il più bravo».

Invece?
«Purtroppo non è così e non credo nemmeno che ci stiamo provando seriamente: per adesso solo riposizionamenti e sistemazioni di “eccedenze” della ditta: insomma assenza di volti nuovi e di interesse verso di noi. Questo è stato questo congresso: se poi lo andiamo a leggere con maggiore dettaglio, cioè attraverso i numeri, qualche fatto nuovo emerge».

A cosa si riferisce in particolare?
«Alla circostanza che non esiste una componente fortemente maggioritaria ma, tutto sommato, c’è un equilibrio tra le componenti e la differenza è stata fatta dall’accordo più e steso che è riuscito a fare Simone Costanzo. La differenza la hanno fatta i “giovani Turchi”, la componente che fa riferimento a livello nazionale a Matteo Orfini ed in provincia a Sara Battisti e qualcuno dice anche al sottoscritto. Infatti la lista Scalia–Pompeo insieme a quella di Nazzareno Pilozzi, né la lista di De Angelis-Buschini epurata dai delegati dei giovani turchi insieme a quella di Simone Costanzo avrebbero ottenuto la maggioranza. Ma una attenta valutazione ci farà leggere, a chi lo vuole fare, che nemmeno Scalia-Pompeo e De Angelis Buschini avrebbero avuto i numeri per eleggere da soli il segretario».

Cosa è accaduto, secondo lei?
«E’ successo in definitiva che non vi è più un leader maximo e né un leader duale ma, finalmente, un partito che può esercitare la sua funzione partendo dalla pluralità di soggetti che possono essere messi in campo. In un campo che deve essere libero ed attrattivo che, tradotto dal politichese, significa che tutti possono aspirare a rappresentare. Giovani, professionisti, imprenditori, lavoratori purché abbiano una bella storia da raccontare a questo territorio o un entusiasmo da trasmettere».

Cosa fare adesso?
«Dobbiamo aprire porte e finestre e far entrare aria nuova nell’interesse della politica e della democrazia altrimenti gli interessi si organizzano in altro modo ed in altri posti e non è una cosa utile».

Imperversa il dibattito sulle alleanze, sul centrosinistra tradizionale e sull’ampliamento a parte del centrodestra. Cosa ne pensa?
«Un’altra anomalia di questo congresso è che tutti si dichiarano più renziani di Renzi e non è un bene ne per il partito ne per la nostra provincia perché quasi significa che abbiamo rinunciato a rappresentare la sinistra sociale. A scanso di equivoci e per chiarezza io penso invece che ci sia più bisogno di sinistra ed anche di un segretario nazionale e pure a Frosinone che si occupi del partito e di cosa de ve rappresentare e smettendo di pensare solo alle liste ed al le candidature verrà il tempo anche delle elezioni ma vedrete sarà un’altra storia che guarderà al futuro e non al passato. Io ci credo perché so per certo che chi avuto una grande storia e grandi meriti saprà costruire un grande futuro per il partito e per la provincia di Frosinone».

 

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