«Mi affretto lentamente» ma fregammo Latina

LUCA SERGIO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Il compianto presidente della Provincia Valentino D’Amata, già quando fu segretario provinciale della Dc, era solito dire con un efficace ossimoro: «Mi affretto lentamente». A significare che politica ed amministrazione, prima di decidere debbono ben ponderare affinché non ci siano conseguenze negative per i cittadini.

A ricordare il motto damatiano sono stati i recenti articoli sulla Frosinone-Mare. Colpisce in particolare l’efficace titolo del 15 scorso: «Una strada minata di autovelox». Chi è un po’ avanti con gli anni ricorda che la strada regionale 156 var dei Monti Lepini, nella fase di realizzazione, fu veramente minata in quanto saltò in aria il cantiere ed intervenne anche la magistratura per cui la conseguenza fu che passarono parecchi anni prima dell’inaugurazione. E quando fu aperta si rivelò già allora del tutto inidonea ad un traffico scorrevole in quanto dotata di due corsìe, con lunghi tratti (anche rettilinei) con mezzeria continua (da qui il tributo di morti a causa di sorpassi azzardati) e con limiti di velocità obiettivamente eccessivi. Poi si sono aggiunte le trappole di autovelox e tutor di cui i Comuni hanno disseminato il territorio più per fare cassa che per motivi di sicurezza.

Insomma, la realizzazione della strada ad alta percorrenza, attraversata ogni giorno da migliaia di mezzi da Frosinone a Terracina-Latina e viceversa (trafficata in particolare d’estate) è stata fatta tardi e male perché costruita in base ad un progetto non aggiornato e perciò del tutto inadeguato a soddisfare il notevole e crescente interscambio dei commerci e delle persone tra le due province.

Inconveniente che invece non è avvenuto per il nostro territorio considerato che il tratto di competenza, abbastanza ampio tanto da essere una vera superstrada, fu realizzato in tempi rapidi dimostrandosi –almeno per una volta –tempestivo. Il merito va dato a Valentino D’Amata che però, da presidente dell’Amministrazione provinciale, si affrettò non con il passo della tartaruga bensì con la falcata del levriero.

 

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