No Stefano, il voto anti Acea dei sindaci è stato una rivoluzione

Nei giorni scorsi vi abbiamo proposto il fondo del direttore de L’Inchiesta Quotidiano Stefano Di Scanno che giudicava “una sciacquata di faccia” l’atteggiamento avuto da molti sindaci chiamati a votare l’avvio della risoluzione del contratto con Acea (Leggi qui il precedente). A quelle opinioni propone una diversa chiave di lettura il sindaco di Ceprano, Marco Galli.

di MARCO GALLI
Sindaco di Ceprano

Caro Stefano ho letto con attenzione il Tuo pezzo su Acea e devo dirTi che non sono d’accordo.

Partendo dalla velenosa polemica politica sul ruolo svolto dal PD, l’articolo sembra ignorare completamente la portata storica della riunione dei sindaci del 18 febbraio di quest’anno.

Premetto, per correttezza, di non avere tessere di partito in tasca per cui il mio ragionamento non sarà una difesa di casacca. Tra l’altro il PD ha straordinarie risorse interne capaci di difendere le politiche e le scelte del partito. Il mio ragionamento sarà un’analisi di ciò che è avvenuto dal 14 luglio del 2014 fino ad oggi e che ha visto i sindaci di questa provincia svolgere un ruolo variegato rispetto a ciò che rappresenta il colosso Acea.

Parto da oltre un anno fa perché in quella sede si approvò l’aumento delle tariffe e senza quel passaggio, sbagliato o
giusto che sia, il 18 febbraio non si sarebbe potuta attivare la procedure ex art. 34 della Convenzione che dovrebbe portare, in tempi più o meno lunghi, alla risoluzione del contratto con l’attuale gestore del servizio idrico. Io fui uno dei diciannove sindaci che votarono contro, non per convenienza ma perché in quella sede mi trovai di fronte uno spettacolo indecente e anche perché, da poco insediato, ebbi quasi zero giorni per studiare la documentazione afferente all’aumento surrichiamato e al piano degli investimenti 2014/2017.

Dopodiché Ceprano inizio un percorso tutto particolare, visto che il comune concesse un proprio spazio a due associazioni e al coordinamento “Acqua Pubblica”, con lo scopo di tutelare i
cittadini dai costi esorbitanti delle bollette inviate da Acea e un dialogo costante con il coordinamento che portò ad organizzare una iniziativa pubblica che vide la presenza dell’attuale Responsabile Provinciale del PD Simone Costanzo, le associazioni e il membro del suddetto Comitato Severo Lutrario. Fu una iniziativa importante, dove le posizioni cominciarono ad avvicinarsi nella consapevolezza che i costi del servizio idrico in questa provincia erano diventati un
problema sociale. A seguito di tale incontro, su mia proposta il Consiglio Comunale all’unanimità approvo una deliberazione che chiedeva la rapida attuazione della Legge Regionale nr. 5/2014.

Questo rapporto tra associazioni, comitato e PD, pur nelle loro rispettive autonomie, non si è più interrotto e ha fatto si che, gradualmente, si comprendesse meglio che la battaglia più importante contro il predominio Acea era si la risoluzione del contratto ma, ancora di più, l’attuazione della legge suindicata, perché in grado di far saltare ogni tentativo monopolista da parte di qualunque soggetto. Ma
rtitornerò su questo punto.

Nel frattempo arriviamo all’approvazione del piano degli investimenti 2014/2017. Anche qui, il sottoscritto in modo convinto ha votato contro, a dimostrazione di una autonomia mai posta in discussione da alcuno e nello stesso tempo sottoscriveva il documento ‘Moretti‘, altro segnale chairo di un nuovo modo di approcciarsi alla questione Acea. Per chi non lo ricordasse quel documento, molto articolato, portava in calce il termine “risoluzione”, palesando per la prima volta la volontà di 49 sindaci di giungere eventualmente alla rescissione del contratto, dopo una seria valutazione dello stato dei rapporti col gestore idrico. C’era Ceprano, ma in calce a quel documento c’erano tutti i sindaci di centrosinistra e non solo e penso sia indispensabile ricordarlo, soprattutto, quando si cerca di rappresentare i fatti in modo strumentale rilasciando patenti di primogenitura che, in realtà, non esistono.

Eravamo ancora lontani da questo 18 febbraio e già era palese la volontà di cambiare il modo di interfacciarsi con un soggetto abituato ad altri climi e ad altri rapporti. Nel frattempo ho continuato il mio percorso originale sottoscrivendo il “Manifesto di Napoli” sull’acqua pubblica, non lesinando interventi per denunciare una condizione ormai insostenibile per troppe famiglie alle prese con l’impossibilità di pagare i costi di un servizio idrico pessimo e in contrasto con gli esiti referendari del 2011.

Tutto ciò non ha impedito la mia elezione in seno all’attuale Consulta d’Ambito che, penso nessuno possa metterlo in discussione, ha svolto un ruolo fondamentale per raggiungere il risultato concretizzatosi il 18 febbraio scorso. Faccio presente che, sebbene personalmente e come Amministrazione di Ceprano abbiamo dimostrato, in questi 20 mesi, un’assoluta autonomia nelle scelte di carattere provinciale, ciò non ha impedito l’appoggio massiccio alla mia candidatura da parte dei
sindaci targati PD, a dimostrazione di come intorno alla questione Acea si è formato un fronte compatto antecedente, di molto, all’ultima decisione sulla quale molto si è parlato e si parla. In ogni caso il lavoro sinergico svolto dalla Consulta, ha dimostrato una volta di più che il percorso intrapreso da mesi, ribadisco l’importanza del documento “Moretti”, ha dato i suoi frutti coinvolgendo alla fine, su percorsi diversi e successivi, anche i sindaci che quel documento non lo firmarono, vedi il gruppo costituitosi intorno al sindaco di Ceccano.

Arriviamo al 18 febbraio e alla deliberazione che tanto clamore ha sollevato. E’ vero, forse una maggiore attenzione ai dettagli avrebbe evitato tante, molte inutili, polemiche ma sostenere che la votazione possa mettere in discussione la decisione mi sembra eccessivo e fuorviante. In ogni caso, se
davvero ci fossero problemi sul tipo di votazione adottata non ci sarebbero problemi a superare l’ostacolo attraverso strumenti previsti dalla norma, quindi non mi soffermerei più di tanto. Diversamente, qui mi dispiace che un giornalista attento e di esperienza come Te abbia ignorato il “particolare”, dopo una lunga e stucchevole discussione sui termini da concedere ad Acea nell’ambito della diffida, quello che l’assemblea ha deliberato, realizzando una vera e propria rivoluzione Copernicana, che poco si concilia con un eventuale
salvataggio di immagine del PD, è l’approvazione dell’emendamento, proposto da me e da altri sindaci del Partito Democratico, sulla necessità di una rapida attuazione della legge nr. 5/2014.

Questo aspetto è stato stranamente ignorato nelle discussioni successive al 18 febbraio, se non erro, solo Severo Lutrario lo ha ricordato, sebbene rappresenti un fatto dirompente nei confronti dell’inerzia della Regione. L’emendamento, tra l’altro, va oltre non limitandosi a chiedere l’attuazione, ma si spinge ad indicare anche una possibile strada: la rapida approvazione del disegno di legge 238/2015 proposto dai comitati che, prima di tutti, hanno compreso l’importanza fondamentale della legge nr. 5. Norma approvata all’unanimità, ma ferma da troppo tempo per inerzia degli organismi regionali.

Ora, è impossibile che non si rilevi l’importanza di questo evento: i rappresentanti di tutte le comunità di questa provincia, insieme e per la prima volta, chiedono alla Regione di procedere rapidamente all’attuazione di una legge che, ricollocando l’acqua al suo posto, ovvero, definendola bene pubblico, diritto inalienabile, disinnescherebbe qualsiasi operazione commerciale da parte dei gestori del servizio idrico.

Tutto ciò mi sembra un fatto concreto, così come l’aver
deliberato di impegnare il Presidente della Provincia a
proporre modifiche alla “Carta dei Servizi”, come richiesto dai
cittadini, affinché nelle more di un processo che si annuncia lungo e travagliato il cui risultato finale dovrebbe essere la risoluzione contrattuale, i cittadini non si trovino indifesi nei confronti di Acea che, sicuramente, può ancora contare su un atto convenzionale lacunoso e poco garantista nei confronti dell’utenza.

Chiudo, per non andare esageratamente lungo, ricordando che tra i sindaci che hanno deliberato il 18 febbraio, vi erano diversi avvocati, i quali, anche se su posizioni diverse, hanno votato all’unanimità, meno uno, un documento che è l’inizio di un complicato percorso finalizzato a migliorare il servizio idrico, riducendone i costi. Mi pare strano che dal giorno stesso si sia creata una confusione esagerata intorno il pensiero dell’unico sindaco che, legittimamente, ha deciso di non appoggiare la deliberazione.

Se fosse stata una macchinazione del PD finalizzata soltanto a sistemare le proprie magagne, allora dovremo riconoscere che tutti quelli fuori da questo partito che hanno votato a favore del deliberato sono o complici o degli sprovveduti. Caro Stefano, io penso che le cose siano molto più semplici di quelle che si raccontano o che si vorrebbero far credere: i sindaci hanno fatto il loro lavoro, quello di tutelare gli interessi delle proprie comunità e questo è stato un duro colpo per chi sperava diversamente, magari, una decisione frutto di una sciagurata divisione.